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Penna: “Morti sul lavoro: ridare valore e dignità al lavoro”

morti-sul-lavoro 2di Renzo Penna – Gli incidenti sul lavoro, mortali o gravemente invalidanti, si ripetono giornalmente e, sovente, non fanno più notizia. Affinché siano trattati con evidenza ed interesse dalla stampa nazionale e suscitino emozione nell’opinione pubblica occorre che l’incidente assuma le caratteristiche della strage. Come capitato con i sette lavoratori della Thyssenkrupp di Torino bruciati vivi in fabbrica nel dicembre del 2007. O, nella dimensione locale, riguardi un giovane, come Davide Olivieri, un ragazzo di 22 anni con gli occhi azzurri, così hanno notato e riportato i media, operaio della Sli di Vignole Borbera (AL) al primo impiego, schiacciato la mattina di mercoledì 6 giugno da un muletto all’interno di un capannone dell’azienda di lubrificanti. Dall’inizio dell’anno al 20 giugno, quando scrivo, i morti sui luoghi di lavoro sono già 346 e il mese di maggio con i suoi 71 morti è da dimenticare. Siamo di fronte a una vera e propria emergenza nazionale.[1]

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Tronti: “Il Patto della Fabbrica”

Patto fabbricaIl Patto della Fabbrica: prove di partnership sociale
di Leonello Tronti (Università di Roma Tre)

Un patto bilaterale – Quasi a sancire la fine di una lunga stagione di accordi separati, il 25 gennaio 2016 Cgil, Cisl e Uil hanno presentato ad associazioni datoriali, Governo e Paese, un progetto unitario di riforma del sistema di relazioni industriali mirato a realizzare “uno sviluppo economico fondato sull’innovazione e la qualità del lavoro”. Molti gli ambiti di notevole rilievo toccati: la conferma del doppio livello contrattuale (nazionale e decentrato), una politica salariale più espansiva, il ruolo della partecipazione dei lavoratori nell’innovazione dell’impresa, l’attuazione del Testo unico sulla rappresentanza del 2014, la validità erga omnes degli accordi e altri ancora. Da allora le tre confederazioni sindacali hanno stipulato unitariamente accordi di applicazione di quel testo con varie associazioni padronali del commercio, dell’artigianato, della piccola impresa. Ma c’è voluto più di un anno di trattative per arrivare, il 9 marzo 2018, a chiudere un’intesa anche con Confindustria, la maggiore associazione imprenditoriale italiana. L’accordo interconfederale, battezzato Patto della Fabbrica con terminologia tipica di una Confindustria lontana nel tempo e non solo (si veda il discorso inaugurale della presidenza Merloni del 1980), si distingue dai precedenti del 1993 e del 2009 anzitutto perché è bilaterale e non trilaterale. Esso viene infatti sottoscritto solamente da sindacati e associazione padronale; il Governo non vi ha ruolo, nemmeno come datore di lavoro del pubblico impiego, anche se Renzi aveva più volte sollecitato le parti sociali ad accordarsi per dare attuazione al Testo Unico sulla rappresentanza, prospettando in alternativa di intervenire con una norma che ha poi trovato comunque spazio nei programmi elettorali tanto del PD come dei 5 Stelle.

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Fondazione Di Vittorio: “Lavoro: quantità,qualità”

LAVORO

Fondazione Di Vittorio: “A rischio povertà anche chi lavora”


Nel quarto trimestre 2017, le ore lavorate (dati conti economici ISTAT) sono ancora inferiori del 5,8%  rispetto al primo trimestre del 2008 e le unità di lavoro sono il 4,7% in meno sempre relativamente allo stesso periodo. Si tratta di -667 milioni di ore lavorate e di quasi 1,2 milioni di Unità di Lavoro in  meno rispetto al primo trimestre 2008.

Questo, nonostante l’occupazione attuale si sia molto avvicinata a quella del 2008 e che anche la CIG  sia tornata sui livelli di tale anno (scontando, va ricordato, le norme legislative più restrittive  adottate).  Nell’Unione europea a 15, lo scarto fra occupati e ore lavorate è particolarmente consistente per  l’Italia. Questo andamento è legato al peggioramento della qualità dell’occupazione italiana.  Fra il 2013 e il 2017 (microdati forze lavoro, ISTAT) aumentano fortemente i part-time involontari e,  soprattutto negli ultimi due anni, le assunzioni a tempo determinato, portando l’area del disagio  (attività lavorativa di carattere temporaneo oppure a part time involontario) a superare il record di  4 milioni e 571 mila persone, la più alta dall’inizio delle nostre rilevazioni.  Non solo, un’analisi più approfondita delle assunzioni a tempo determinato (INPS, Osservatorio  Precariato), dimostra un peggioramento di questa condizione di lavoro già precaria: aumenta anche  fra questi lavoratori il part time (+55% fra il 2015 e il 2017). Continua a crescere il numero di  dipendenti con contratti di durata fino a 6 mesi, che sono passati da meno di 1 milione nel 2013 a  più di 1,4 milioni nel 2017 (dati EUROSTAT, primi tre trimestri di ciascun anno). E’ evidente, quindi,  che il numero totale degli occupati, pur importante, rappresenta un’immagine molto parziale della  condizione del lavoro in Italia. La qualità di questa occupazione è in progressivo e consistente  peggioramento, e questo spiega l’insoddisfazione sia sulle condizioni attuali che rispetto al futuro,  non solo di chi è disoccupato, ma anche di chi ha un lavoro.  E’ evidente dai dati, che la quantità e qualità della ripresa, non è in grado di generare quantità e  qualità dell’occupazione adeguata, con una maggioranza di imprese che scommette  prevalentemente su un futuro a breve e su competizione di costo; così come, le attuali norme  legislative che regolano il MdL incidono in modo negativo sulla qualità del lavoro.  Sono dati di cui occorre tener conto e sui quali è necessario intervenire.

In allegato, lo studio della Fondazione Di Vittorio sull’andamento dell’occupazione negli ultimi 10 anni intitolato “Lavoro: qualità e quantità” (a cura di Lorenzo Birindelli e Giuliano Ferrucci).

Leggi il rapporto > Qualità del lavoro_Rapporto_2018

Buon Anno con i Referendum CGIL per i Diritti nel Lavoro!

referendum-cgilTra le iniziative importanti in tema di diritti del lavoro dell’anno che si sta concludendo vi è sicuramente da evidenziare la “coraggiosa” e, per diversi aspetti, lungimirante iniziativa della CGIL che ha raccolto oltre tre milioni di firme su tre importanti quesiti referendari: 1)Voucher; 2)Licenziamento illegittimo; 3)Appalti. Anche alla luce del risultato del Referendum Costituzionale – che ha registrato una netta e, nelle dimensioni, inaspettata vittoria del No – l’appuntamento dei Referendum della CGIL acquista, nel nuovo anno, una rilevanza politica assoluta. Che “Labour” si sente impegnata a sottolineare ed a sostenere. Sapendo che molte/i compagne/i della nostra Associazione, nelle diverse realtà, si sono attivati, sia nella raccolta delle firme che nella loro autentica, mi sento di augurare a tutte e a tutti un Felice Anno Nuovo nel segno di questo nuovo e decisivo impegno dedicato al  valore dei diritti, della democrazia e dignità del e nel  Lavoro, che ci attende nel 2017.

Penna: “RIDARE PRIORITA’ AL LAVORO E ALLA DEMOCRAZIA ECONOMICA”

carta diritti CgilRenzo Penna: “RIDARE PRIORITA’ AL LAVORO E ALLA DEMOCRAZIA ECONOMICA” – Dallo scoppio della crisi nel 2008 il termine ‘finanziarizzazione’ è stato tra i più utilizzati per spiegarne le ragioni e individuarne le cause. La definizione che ne ha dato Luciano Gallino – uno dei maggiori studiosi della materia – è che rappresenti un gigantesco progetto per generare denaro mediante denaro riducendo al minimo la produzione di merce. Il capitalismo che in origine si è sviluppato da una base essenzialmente industriale, negli ultimi decenni del novecento ha gradualmente abbandonato la strada del valore d’uso delle merci per divenire, soprattutto, un produttore di rendite. Soluzione che il sistema ha adottato per far fronte alle difficoltà emerse nell’economia reale dei paesi sviluppati e dovute, in particolare, alla forte riduzione di occasioni di investimento redditizio nella maggior parte dei comparti dell’industria e dei servizi.

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UNIONS! – Manifestazione Nazionale Fiom-Cgil a Roma il 28 marzo ’15

fiom 28 marzo 2015 roma Unions!La Manifestazione Nazionale “UNIONS”, promossa dalla Fiom-Cgil, che si terrà a Roma il 28 marzo 2015 si svolgerà a Piazza del Popolo, dove convergerà il corteo. Il corteo partirà alle ore 14 da Piazza della Repubblica (Piazza Esedra) e seguirà il seguente percorso: Via Vittorio Emanuele Orlando, Largo di Santa Susanna, Via Barberini, Piazza Barberini, Via Sistina, Piazza Trinità dei Monti, Viale Trinità dei Monti, Via Gabriele D’Annunzio, per concludersi a Piazza del Popolo dove si terrà il comizio finale. Sul Palco si alterneranno Le voci dei lavoratori e la musica de “Il Muro del canto” per arrivare all’intervento conclusivo di Maurizio Landini. A seguire ancora musica per chiudere la manifestazione.

IL JOBS ACT: UNA REGRESSIONE CULTURALE

lo statuto e l'Avantidi Renzo Penna – “Quando – il 20 maggio 1970 – con la legge 300 fu approvato lo “Statuto dei diritti dei lavoratori”, furono in molti ad affermare che la Costituzione della Repubblica, finalmente, faceva il suo ingresso ed entrava nelle fabbriche, negli uffici, nei luoghi di lavoro. Dalla sua promulgazione erano dovuti trascorrere ben 22 anni, ma, infine, si poteva affermare che i principi fondamentali della Carta, in particolare gli articoli 1, 3 e 4 iniziavano ad avere effettiva applicazione. Lo statuto ha un padre: il socialista Giacomo Brodolini, ministro del Lavoro in un governo di centrosinistra alla fine degli anni sessanta. Fu lui a concepire quell’insieme di norme, con l’apporto di un fine giurista come Gino Giugni, ma, per una grave malattia, non poté assistere all’approvazione della suo ambizioso progetto che fu portato a termine dal suo successore: Carlo Donat Cattin, leader della corrente Forze Nuove della Democrazia Cristiana”.

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Gallino: “Il Jobs Act? Una pericolosa riforma di destra”

 

Il sociologo boccia nettamente il provvedimento del governo: “Non arginerà la piaga della precarietà né rilancerà l’occupazione. Siamo alla mercificazione del lavoro. Renzi continua le politiche di destra di taglio ai diritti. È un fedele esecutore dei diktat della Troika”. E rilancia qui la proposta di una moneta parallela all’euro “per mitigarne i disastri”.
Finito l’iter il Jobs Act sarà legge, per il sociologo Luciano Gallino siamo “alla mercificazione del lavoro, è un provvedimento stantio e pericoloso”.

Scusi professore, lei parla di un progetto vecchio eppure il governo – che del nuovismo ha fatto un cavallo di battaglia – lo sponsorizza proprio per modernizzare il Paese. Dov’è l’imbroglio?

Nel Jobs Act non vi è alcun elemento né innovativo né rivoluzionario, tutto già visto 15-20 anni fa. E’ una creatura del passato che getta le proprie basi nella riforma del mercato anglosassone di stampo blairiano, nell’agenda sul lavoro del 2003 in Germania e, più in generale, nelle ricerche dell’Ocse della metà anni ’90. Inoltre si tratta di una legge delega, un grosso contenitore semivuoto che sarà riempito nei prossimi mesi o chissà quando. Non mi sembra un provvedimento che arginerà la piaga della precarietà né che rilancerà l’occupazione nel Paese.

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«Roma così non l’avevo mai vista». Pasolini racconta Di Vittorio

Di VittorioCon questo articolo di Pier Paolo Pasolini (da «Vie nuove», 16 novembre 1957) ricordiamo Giuseppe Di VITTORIO, il primo Segretario Generale della Cgil, nel 55esimo anno dalla scomparsa (3 novembre 1957). “Non ho mai visto gente così, a Roma. Mi sembra di essere in un’altra città. Umilmente dimostrano quale sia la forza della coscienza. Dimostrano che la storia non ha mai soste”. “Salgo da Porta Pia, piano e un poco svogliato. L’atmosfera è com’è ai margini degli avvenimenti pubblici: tempestosa, senza colore e quasi senza suono. Cominciano a fermarsi i primi autobus, le automobili, isteriche, qua e là, protestano con angosciosi e brevi suoni di clacson. Guardo la gente, che va verso il Corso d’Italia, come me, o che resta lì, a Porta Pia: dei giovani che non distinguo bene si sono arrampicati sul monumento al bersagliere, lasciando sotto il piedistallo una frotta di motori. Ci sono soprattutto uomini anziani, operai e impiegati, e molte donne, umili e non giovani.C’è un vento magro di autunno, con una luce settentrionale, bianca e confusa. E un grande silenzio, che i rumori, attutiti e come laceri del traffico, rendono più strano. Ormai di qua e di là del Corso d’Italia le ali della folla sono fitte: nel centro della strada passano reparti di polizia: se ne vanno come inesistenti. Non c’è inimicizia tra loro e la folla. Tutto pare come sospeso, rimandato: anche io mi ritrovo solo con gli occhi, e come senza cuore, in pura attesa. Ma intanto attraverso gli occhi, il cuore si riempie.Non ho mai visto gente così, a Roma. Mi sembra di essere in un’altra città.

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IN PIAZZA CON I LAVORATORI E LA CGIL

sabato 25 ottobre con la Cgil a Romadi Renzo Penna – Sbucato dalla Metro a Piazza della Repubblica la fontana delle Naiadi che vi campeggia al centro quasi non si vedeva, sommersa e circondata da una folla vociante nella quale a predominare era il rosso dei vestiti e delle bandiere. Da poco erano passate le nove e già si poteva prevedere che la manifestazione indetta di sabato dalla Cgil per contrastare il progetto del Jobs Act e le politiche del governo Renzi sarebbe stata un successo. A rispondere alla chiamata indirizzata agli iscritti da Susanna Camusso – la segretaria generale di quello che da quarant’anni è il mio sindacato – mi sono convinto negli ultimi giorni e così sono sceso a Roma con il pullman messo a disposizione dai compagni dello Spi-Cgil di Alessandria. Ero stato nella capitale solo qualche giorno prima per presentare al Senato un libro dedicato a Fausto Vigevani, una pubblicazione che ricorda, a undici anni dalla scomparsa, la figura e l’attualità del pensiero politico e sindacale di un originale e importante dirigente della Cgil e della sinistra socialista. Ho così ritenuto fosse necessario essere presente e partecipare in una fase nella quale tutto il sindacato è in difficoltà per motivi oggettivi: la presenza di una gravissima crisi economica che dura da anni, la mancanza di lavoro e la crescita delle diseguaglianze sociali e territoriali, nella quale, in particolare, la Cgil viene accusata di rappresentare il “vecchio”, la “conservazione” e di difendere solo i pensionati, i lavoratori “garantiti e di non occuparsi dei giovani e dei precari.” Continua la lettura di IN PIAZZA CON I LAVORATORI E LA CGIL