Società ed Economia della conoscenza – un saggio di Sergio Ferrari

Copertina saggio Ferrari conoscenzaL’autore affronta il dibattito che vede nascere dall’attuale crisi economica, sociale e culturale internazionale, la domanda di un cambiamento verso un, peraltro imprecisato, nuovo modello di sviluppo. Una esigenza di questa natura richiede inizialmente il superamento di approcci conservatori e contingenti e di ottiche altrettanto modeste, che come tali fanno parte delle componenti della crisi, che tuttavia non si declina negli stessi termini nei diversi paesi, compreso il nostro. Da questo punto in poi nasce la necessità di esaminare e valutare i vincoli e le prospettive di più ampia portata, alcuni sostanzialmente esogeni, altri che rappresentano invece le scelte e gli strumenti disponibili per attivare quelle trasformazioni richieste.
In questa direzione l’intervento della conoscenza scientifica si pone attualmente come uno di questi strumenti, se non come lo strumento nuovo e centrale: è attraverso di esso che si può realizzare la capacità di programmare la qualità del nostro sviluppo.
Non si tratta di una delega di poteri della società a favore di una nuova categoria di “saggi”, ma esattamente il contrario e cioè della nuova qualità del lavoro e del tempo sociale maggiormente disponibile.

In copertina: macro di banconota messicana (courtesy: kevin dooley).

Editore Mnamon (www.mnamon.it); Pagine: 95 – Euro 8,00

Di seguito “La Premessa”

PREMESSA

Dalla Ricerca alla società della conoscenza all’Economia della conoscenza

Da alcuni anni vengono evidenziate, in occasioni diverse, due questioni apparentemente tra loro divergenti.

Il riferimento è da un lato alle affermazioni intorno allo stato dell’economia mondiale e, anche, di quella italiana, che traducono una valutazione a dir poco molto critica della realtà economica e sociale e, dall’altro, alle indicazioni di ordine certamente più accademico e teorico, ma sempre in materia di sviluppo economico e sociale, del tutto differenti nella qualità e nelle prospettive che vengono avanzate. Queste ultime sembrerebbero offrire uno scenario del tutto diverso e non conciliabile con quello precedente. Il riferimento in questo caso è alle pur sporadiche citazioni dell’avvento della “Società della conoscenza”, della “Economia della conoscenza”,.avanzate con una forte prevalenza di elementi positivi.

La lettura della Società della Conoscenza ha al suo interno il capitolo relativo all’Economia della conoscenza e, in questo capitolo, il concetto di Conoscenza fa riferimento in maniere esplicita alla conoscenza scientifica e tecnologica non certo per eliminare il patrimonio delle conoscenze di diversa origine – ammesso e non concesso che sia possibile porre delle distinzioni – ma per le sempre maggiori relazioni che quelle conoscenze hanno con le possibilità di trasformare il lavoro, la vita dei cittadini, il sistema di accumulo della ricchezza e i rapporti tra questi accumuli e la loro trasformazione in valori sociali e culturali. Queste relazioni esistono dal tempo della ruota ma è evidente che da Galileo in poi sono cambiati radicalmente i termini di queste relazioni. 

La contraddizione tra queste due questioni consiste – dovrebbe essere evidente – nel senso illuministico e progressivo dello slogan della “Società della conoscenza”, contrapposto all’evidente negatività dei contenuti della crisi economica e sociale in atto, e non da poco tempo.

E’ legittimo immaginare che dietro a quel titolo di Società della Conoscenza si possano trovare sia concezioni pentecostali e ipotesi di società della decrescita, sia visioni da guerre stellari, sia l’immagine di un nuovo rinascimento esteso a tutti e a tutto il globo, sia, ovviamente, tutti i possibili incroci tra queste diverse ipotesi.

La lettura della crisi economica e sociale internazionale si sviluppa, invece, in un intreccio di notizie che non lasciano alcun spazio all’ottimismo, anche perché le guide ufficiali, soprattutto nostrane, sembrano sostanzialmente prive di bussole funzionanti. Inoltre questa crisi internazionale dovrebbe essere letta nelle sue differenti espressioni, dal momento che intere aree del mondo ne sono escluse e che in altre, come nel caso dell’Italia, la crisi nasce ben prima e non può, quindi, avere le stesse origini.

Si potrebbe opinare che questa contrapposizione tra crisi e un nuovo modello di sviluppi, in effetti, non esiste in quanto i due scenari si riferiscono a due periodi storici diversi – uno attuale e l’altro futuro e tutto da costruire. Secondo questa osservazione ne consegue che all’attuale crisi dovrebbe o potrebbe seguire questo nuovo modello di sviluppo, appunto quella Società della conoscenza nella quale prevalgono valori e realtà positivi e nella quale si sono sciolti tanti dei problemi attuali.

Prima di tentare di esprimere qualche osservazione per verificare se e quando e in che termini queste due posizioni si possano connettere dando luogo a quella nuova società, sembra necessario entrare nel merito di queste due “storie” e individuarne i connotati, anche per definirne i confini e i significati cogliendo – fra i molti – quelli che più ci interessano.

Alcuni analisti interpretano la pesante crisi di questi anni come una conferma di un punto debole del sistema capitalistico, non in grado di assicurare la tenuta nel tempo del saggio si profitto. L’invasione da parte di questo sistema dell’area geo-economica orientale – non a caso dopo la caduta del muro di Berlino – viene così interpretata come una spinta per la sopravivenza di quel sistema. La questione è ovviamente rilevante e richiederebbe analisi e riflessioni che esulano dal presente lavoro. Tuttavia sarà opportuno non dimenticare questa interpretazione dell’attuale crisi economica dato il rilievo che potrebbe avere anche nella costruzione del futuro.

A sua volta la Società della Conoscenza si avvale delle prospettive offerte dagli andamenti di indicatori come quelli relativi all’allungamento della vita media, al controllo delle nascite, ma soprattutto, dalle opportunità offerte dallo sviluppo delle conoscenze scientifiche e dalla loro progressiva traduzione in forme di benessere – non solo economico – per la società.

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