Commento di Labour, 20 novembre 2014 – Alcune sere fa nella rubrica “Otto e mezzo” de “La Sette”, la giornalista Lilly Gruber ha ospitato l’economista Mariana Mazzucato e un certo Yoram Gutgeld che si è presentato come Consigliere economico del Governo Renzi. Costui, si è appreso nel corso del dibattito, aveva rilasciato una intervista al Financial Times, nella quale, parlando degli effetti della legge di stabilità, sosteneva che questa avrebbe avuto l’effetto di una “bomba atomica”. Se qualcuno vorrà potrà recuperare la registrazione della puntata. Su diversi aspetti se ne potrebbe dedurre qualche preoccupata riflessione intorno alla cultura di questo Governo. Qui ci limitiamo ad un osservazione su un singolo, ma significativo, aspetto relativo alle politiche di sviluppo del nostro sistema industriale. Continua la lettura di SE SONO QUESTI I CONSIGLIERI ECONOMICI DI RENZI!
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Salvatore SETTIS: “Il Paese degli alibi”
Milano invasa da Seveso e Lambro, Genova e la Liguria che spiano col fiato sospeso i loro torrenti, Alessandria allagata. Da “la Repubblica” del 16/11/2014 – IL disastro annunciato che colpisce l’Italia a ogni botta di maltempo innesca ogni volta gli stessi effetti: i primi giorni pianti e lacrime, imprecazioni, ipotesi di mega- piani risolutori. Subito dopo, le chiacchiere si dissolvono nel nulla e si torna alla consueta strategia dell’oblio. Eppure quel che è in ballo è la vita dei cittadini, la salute del territorio, la salvaguardia delle generazioni future. Viceversa, ci industriamo a sbandierare alibi: cambiamenti climatici, bombe d’acqua, il fato, la sfortuna. Ma non ci sono scuse: non è vero né che questi disastri siano imprevedibili, né che siano recente novità, dato che già negli anni 1985-2011 si sono verificati in Italia 15.000 eventi di dissesto, di cui 120 gravi, con 970 morti (rapporto Ance-Cresme). Continua la lettura di Salvatore SETTIS: “Il Paese degli alibi”
Convegno: “L’ITALIA CHE VOGLIAMO Più libera, giusta e solidale” – Roma 15 novembre 2014
Intervento di Sergio Ferrari per l’Associazione LABOUR “Riccardo Lombardi” – “Sono oltre 20 anni che nel nostro paese la voce socialista non ha più la forza di una presenza sociale, culturale, e politica quale quella che abbiamo conosciuto. Tra le varie conseguenze c’è anche quella per cui dell’esistenza di una storia, di un pensiero socialista si è persa la memoria. Le nuove generazioni dovrebbero essere prese da una strana curiosità storica per – se non condividere – ma almeno conoscere questa storia . E questo è già un problema negativo che molti – non certo i presenti – tendono coscientemente ad alimentare. Ma occorre aggiungere che i non pochi tentativi di correggere questa deriva, non sono stati e non sono tuttora, all’altezza di questa situazione. E tanto per evitare di cercare motivazioni poco convincenti di questa storia, sembra che vada ricordato come sia vero che esistono difficoltà del movimento socialista anche in altri paesi a noi confrontabili, ma non nei termini in cui la possiamo misurare da noi: la situazione italiana mi sembra del tutto anomala. Il fatto è che mentre tutti stanno festeggiando i 25 anni dalla caduta del muro, da noi si dovrebbe commemorare anche i 25 anni dalla chiusura del socialismo, cosa che non mi sembra ne banale e nemmeno rintracciabile in altri paesi. Ma di questo non si parla nemmeno tra noi.” Continua la lettura di Convegno: “L’ITALIA CHE VOGLIAMO Più libera, giusta e solidale” – Roma 15 novembre 2014
«Roma così non l’avevo mai vista». Pasolini racconta Di Vittorio
Con questo articolo di Pier Paolo Pasolini (da «Vie nuove», 16 novembre 1957) ricordiamo Giuseppe Di VITTORIO, il primo Segretario Generale della Cgil, nel 55esimo anno dalla scomparsa (3 novembre 1957). “Non ho mai visto gente così, a Roma. Mi sembra di essere in un’altra città. Umilmente dimostrano quale sia la forza della coscienza. Dimostrano che la storia non ha mai soste”. “Salgo da Porta Pia, piano e un poco svogliato. L’atmosfera è com’è ai margini degli avvenimenti pubblici: tempestosa, senza colore e quasi senza suono. Cominciano a fermarsi i primi autobus, le automobili, isteriche, qua e là, protestano con angosciosi e brevi suoni di clacson. Guardo la gente, che va verso il Corso d’Italia, come me, o che resta lì, a Porta Pia: dei giovani che non distinguo bene si sono arrampicati sul monumento al bersagliere, lasciando sotto il piedistallo una frotta di motori. Ci sono soprattutto uomini anziani, operai e impiegati, e molte donne, umili e non giovani.C’è un vento magro di autunno, con una luce settentrionale, bianca e confusa. E un grande silenzio, che i rumori, attutiti e come laceri del traffico, rendono più strano. Ormai di qua e di là del Corso d’Italia le ali della folla sono fitte: nel centro della strada passano reparti di polizia: se ne vanno come inesistenti. Non c’è inimicizia tra loro e la folla. Tutto pare come sospeso, rimandato: anche io mi ritrovo solo con gli occhi, e come senza cuore, in pura attesa. Ma intanto attraverso gli occhi, il cuore si riempie.Non ho mai visto gente così, a Roma. Mi sembra di essere in un’altra città.
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IN PIAZZA CON I LAVORATORI E LA CGIL
di Renzo Penna – “Sbucato dalla Metro a Piazza della Repubblica la fontana delle Naiadi che vi campeggia al centro quasi non si vedeva, sommersa e circondata da una folla vociante nella quale a predominare era il rosso dei vestiti e delle bandiere. Da poco erano passate le nove e già si poteva prevedere che la manifestazione indetta di sabato dalla Cgil per contrastare il progetto del Jobs Act e le politiche del governo Renzi sarebbe stata un successo. A rispondere alla chiamata indirizzata agli iscritti da Susanna Camusso – la segretaria generale di quello che da quarant’anni è il mio sindacato – mi sono convinto negli ultimi giorni e così sono sceso a Roma con il pullman messo a disposizione dai compagni dello Spi-Cgil di Alessandria. Ero stato nella capitale solo qualche giorno prima per presentare al Senato un libro dedicato a Fausto Vigevani, una pubblicazione che ricorda, a undici anni dalla scomparsa, la figura e l’attualità del pensiero politico e sindacale di un originale e importante dirigente della Cgil e della sinistra socialista. Ho così ritenuto fosse necessario essere presente e partecipare in una fase nella quale tutto il sindacato è in difficoltà per motivi oggettivi: la presenza di una gravissima crisi economica che dura da anni, la mancanza di lavoro e la crescita delle diseguaglianze sociali e territoriali, nella quale, in particolare, la Cgil viene accusata di rappresentare il “vecchio”, la “conservazione” e di difendere solo i pensionati, i lavoratori “garantiti e di non occuparsi dei giovani e dei precari.” Continua la lettura di IN PIAZZA CON I LAVORATORI E LA CGIL
Attualità e lungimiranza del pensiero di Riccardo Lombardi
Appunti della relazione del Prof. Giovanni Scirocco a Volpedo (AL), sabato 27 settembre 2014 in occasione del VII raduno del Gruppo di Volpedo.
Dall’intervista di Giampiero Mughini, Mondoperaio, del novembre 1978:
“Una volta ti sono venuti in casa i ladri. Sembra che non abbiano trovato nulla”. “Hanno portato via un orologio di metallo, una vecchia pelliccia sfasciata di mia moglie, una valigia che mi era molto comoda per andare in aereo senza doverla consegnare”. “Hai mai pensato ad avere più soldi?” “Non avrei saputo che cosa farne. Non ho neppure una casa. Mi basta poter comprare dei libri”. “Una vita dedicata alla politica. Ti sei privato di qualcosa?” “No, non mi sembra”. Da queste poche righe si potrebbero trarre molte considerazioni. E’ una concezione della politica che spiega, di per sé, lo straordinario fascino che hanno esercitato, in tutti coloro che li hanno incontrati, questi personaggi e in particolare Riccardo Lombardi. Sono convinto che tutti noi sappiamo esattamente dire come e quando sono diventati “lombardiani”. Continua la lettura di Attualità e lungimiranza del pensiero di Riccardo Lombardi
Paolo LEON: “La nuova Commissione di Juncker si muove nel solco di una sostanziale continuità con il passato”
Di Paolo Leon da “Rassegna Sindacale” – 26/09/2014. E’ impressionante la continuità europea delle politiche economiche conservatrici: nonostante la più grave crisi dal 1929, le politiche europee hanno operato in senso sempre più recessivo. I parametri di Maastricht (3 per cento deficit-Pil) hanno mantenuto una flessibilità da normale ciclo economico, mentre nel corso della crisi sono stati approvati interventi sempre più depressivi: euro-plus, two-pack, six-pack, fiscal compact, pareggio di bilancio pubblico in Costituzione. E le cose non sono cambiate, nonostante le promesse, con la nuova Commissione presieduta da Jean-Claude Juncker, i cui componenti si sono insediati ufficialmente lo scorso 10 settembre: da un lato, con la risibile somma del contributo promesso di 300 miliardi di euro per la crescita, da dividere in 6 anni e 28 paesi, e che deriva dallo stesso credito dei singoli paesi membri, e, dall’altro e soprattutto, con il mantenimento a oltranza delle politiche di austerità, anche quando le basi teorico-statistiche del rapporto austerità e crescita sono state falsificate. Continua la lettura di Paolo LEON: “La nuova Commissione di Juncker si muove nel solco di una sostanziale continuità con il passato”
Per una reale politica keynesiana in Italia
Le politiche di austerità e lo specifico italiano
di Renzo Penna – 4 settembre 2014. “Il governo di Matteo Renzi, forte dei consensi ottenuti dal PD alle elezioni europee… dovrebbe costruire alleanze per porre al centro delle priorità dell’azione europea il tema degli investimenti nei settori trategicamente più innovativi, con riforme in grado di aumentare l’occupazione, la produttività e realizzare uno sviluppo qualitativo e sostenibile. Al posto di continuare a considerare un tabù il 3% , spezzando il circolo vizioso di una austerità che, senza creare lavoro e sviluppo dell’economia, finisce per non riuscire a tenere sotto controllo neppure il deficit. “L’Italia è in deflazione, in agosto l’indice dei prezzi al consumo è calato dello 0,1% rispetto allo stesso mese del 2013. Non accadeva dal 1959, ma allora l’economia era in forte crescita. Il circolo vizioso deflazione-stagnazione è già partito: il tasso di disoccupazione nel secondo semestre è risalito al 12,6%, in aumento dello 0,5% rispetto a un anno prima e si stanno perdendo mille posti di lavoro al giorno. Tra i 15 e i 24 anni la disoccupazione è al 46%, mentre al Sud due terzi dei giovani non lavora. Continua la lettura di Le politiche di austerità e lo specifico italiano
Vigevani: “Parliamo allora del Riformismo”
Per contribuire al dibattito sul “Riformismo”, riportiamo dal libro “Fausto Vigevani: Il sindacato, la politica” (Ediesse 2014) questo intervento che colpisce per la sua piena attualità. Si tratta di un capitolo estratto dal documento “Riflessioni sulla situazione politica” del giugno 2000, promosso e redatto da Fausto Vigevani e che, in allora, fu condiviso e sottoscritto anche dai parlamentari socialisti G. Benvenuto, R. Penna, F. Besostri, A. Cabras, L. Besso Cordero, G. Iuliano, G. Murineddo, G. Pittella.
“Parliamo allora del Riformismo
Poiché in queste settimane molti tra i Democratici di Sinistra hanno sottolineato i nostri limiti di riformismo riteniamo necessario e urgente parlarne per una precisa ragione politica attuale. Questa ragione consiste nel fatto che se si vuole vincere alle prossime elezioni politiche, l’ispirazione riformistica deve diventare esplicita e visibile nell’azione del governo e nella iniziativa del centro sinistra e dei D.S. nei prossimi mesi. Sappiamo che la debolezza del riformismo, della sua concezione affonda le sue radici nella storia politica del nostro paese, soprattutto nella sinistra italiana e che le rotture, le divisioni e le contrapposizioni, gli errori e i fallimenti da quella debolezza traggono origine. Continua la lettura di Vigevani: “Parliamo allora del Riformismo”