Archivi categoria: Nuove politiche

Piketty: “Trasformare politiche e Istituzioni UE”

Appello promosso da Thomas Piketty e l’elenco dei firmatari – Noi, cittadini europei, provenienti da contesti e paesi diversi, lanciamo oggi questo appello per una profonda trasformazione delle istituzioni e delle politiche europee. Questo Manifesto contiene proposte concrete, in particolare un progetto per un Trattato di democratizzazione e un Progetto di budget che può essere adottato e applicato nella sua forma attuale dai paesi che lo desiderino, senza che nessun altro paese possa bloccare quanti aspirino al progresso. Può essere firmato on-line da tutti i cittadini europei che in esso si riconoscono. Può essere modificato e migliorato da qualunque movimento politico. Dopo la Brexit e l’elezione di governi antieuropeisti a capo di diversi paesi membri, non è più pensabile continuare come prima. Non possiamo limitarci ad aspettare le prossime uscite o un ulteriore smantellamento senza apportare cambiamenti radicali all’Europa di oggi.

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Tronti: “Economia della conoscenza e sindacato”

L’algoritmo e la partecipazione. Economia della conoscenza e sindacato – di Leonello Tronti (Università degli Studi Roma Tre), in “Industri@moci”, n. 33 (luglio-agosto 2018).

L’economia della conoscenza sottopone il lavoro a notevoli tensioni, che impongono profonde e crescenti diseguaglianze e nuove segmentazioni. Per quanto l’economia della conoscenza sia un fenomeno che data solo pochi decenni, già si possono intravedere diversi paradigmi di trasformazione del lavoro.
Le differenze si producono, anzitutto, a seconda che il lavoro si collochi dentro o fuori della filiera di produzione della conoscenza, ben sintetizzata dall’educatore Nicholas Henry nella piramide DICS (Dato, Informazione, Conoscenza, Sapienza).
In secondo luogo, in una situazione in cui la gran parte delle attività tende a collocarsi almeno in certa misura all’interno della piramide, il lavoro si caratterizza a seconda del livello della piramide in cui si colloca, che schematizza anche, in termini di rarità e complessità crescenti, la catena del valore che la conoscenza produce.

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Penna: Qualche ragione per l’insuccesso di “Liberi e Uguali”

grasso-leu_-prendiamo-atto-del-cattivo-risultato_videostill_1Renzo Penna – 14 aprile 2018

Alle recenti elezioni politiche del 4 marzo il risultato di “Liberi e Uguali” non può che essere definito deludente. Appena 6 mila voti in più di quanto raccolto dalla sola SEL (Sinistra Ecologia e Libertà) nel 2013, quando Vendola e Bersani si accordarono per “Italia Bene Comune”. Da allora,  però, molte cose sono cambiate e va riconosciuto che la nascita di “Sinistra Italiana” non è stata pari alle attese. Invece di ampliare le adesioni e i consensi ha subito distacchi nei gruppi parlamentari e manifestato incertezze programmatiche e ambiguità nella leadership. Anche per questo le attese per i risultati di “LeU” erano più contenute tra i militanti di “SI” rispetto a quelle presenti in “Mdp-Articolo 1”, dove ci si era spinti a ipotizzare le due cifre. La buona riuscita dell’assemblea del 2 dicembre a Roma e l’investitura di Pietro Grasso a leader della formazione avevano alimentato un certo ottimismo. Che l’andamento della campagna elettorale – con l’oscuramento dei media, l’accusa agli “scissionisti” e la riproposizione del voto utile da parte del PD, unite alle polemiche sulla definizione delle candidature e le poco brillanti prestazioni televisive di Grasso – si era già incaricata di ridimensionare.

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Penna: il PD Rappresenta ancora la Sinistra?

Pd e sinistradi Renzo Penna – In una delle recenti interviste di Stefano Fassina ho ritrovato alcune delle motivazioni che, nel 2007, mi hanno convinto a non aderire al Partito Democratico. Iscritto ai Democratici di Sinistra dopo il congresso che si tenne a Torino nel febbraio 2000, l’anno seguente, in quello che si concluse a Pesaro, mi sono schierato, insieme a Fausto Vigevani e ai compagni dell’Associazione Labour, con la mozione “Per tornare a vincere”, quella del cosiddetto “correntone”, che per la segreteria opponeva Giovanni Berlinguer a Piero Fassino. Le ragioni che indussero l’Associazione Labour, composta in prevalenza da compagni di cultura e tradizione socialista “lombardiana”, a sostenere con uno specifico documento la candidatura di Berlinguer dipesero, tra l’altro, da una maggiore attenzione del suo programma: “al mondo del lavoro e alle trasformazioni sociali e culturali in atto e… ad una riflessione che sappia utilizzare anche le capacità del mercato senza subirne i limiti e senza i rischi di un ‘mercato’ della società civile, dei diritti fondamentali dell’istruzione, della salute, della sicurezza, della legalità”.

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Convegno: “L’ITALIA CHE VOGLIAMO Più libera, giusta e solidale” – Roma 15 novembre 2014

rete socialista nov 2014Intervento di Sergio Ferrari per l’Associazione LABOUR “Riccardo Lombardi” – “Sono oltre 20 anni che nel nostro paese la voce socialista non ha più la forza di una presenza sociale, culturale, e politica quale quella che abbiamo conosciuto. Tra le varie conseguenze c’è anche quella per cui dell’esistenza di una storia, di un pensiero socialista si è persa la memoria. Le nuove generazioni dovrebbero essere prese da una strana curiosità storica per – se non condividere – ma almeno conoscere questa storia . E questo è già un problema negativo che molti – non certo i presenti – tendono coscientemente ad alimentare. Ma occorre aggiungere che i non pochi tentativi di correggere questa deriva, non sono stati e non sono tuttora, all’altezza di questa situazione. E tanto per evitare di cercare motivazioni poco convincenti di questa storia, sembra che vada ricordato come sia vero che esistono difficoltà del movimento socialista anche in altri paesi a noi confrontabili, ma non nei termini in cui la possiamo misurare da noi: la situazione italiana mi sembra del tutto anomala.  Il fatto è che mentre tutti stanno festeggiando i 25 anni dalla caduta del muro, da noi si dovrebbe commemorare anche i 25 anni dalla chiusura del socialismo, cosa che non mi sembra ne banale e nemmeno rintracciabile in altri paesi. Ma di questo non si parla nemmeno tra noi.” Continua la lettura di Convegno: “L’ITALIA CHE VOGLIAMO Più libera, giusta e solidale” – Roma 15 novembre 2014

Riccardo LOMBARDI (1901-1984): la condizione della sinistra e del socialismo in Italia nel 30° anniversario della sua scomparsa

Riccardo Lombardi 15,02,1973 - Comitato Centrale PSI, dueLettera-Appello dell’Associazione LABOUR – Il trentennale della morte di Riccardo Lombardi* – 18 settembre 1984 – cade in una fase della vita politica del nostro Paese che impone una riflessione critica intorno alla questione della sinistra e del socialismo in Italia.
Nessuna commemorazione, quindi, che sarebbe, peraltro, detestata da Lombardi, ma una lettura del suo pensiero e della sua proposta politica alla luce degli eventi intervenuti da allora.
Il crollo del muro e la pressoché concomitante distruzione del PSI ad opera della mutazione genetica ha, infatti, portato ad una, tuttora incomprensibile, scelta verso un partito liberal-democratico senza storia e senza memoria. Una scelta che ha connotato una anomalia provinciale tutta italiana. Una scelta che nella versione veltroniana-renziana pensa di trovare un decoro coprendosi a sinistra dietro al compromesso storico berlingueriano a scapito dell’alternativa di sinistra disegnata a suo tempo, appunto, da Lombardi. Continua la lettura di Riccardo LOMBARDI (1901-1984): la condizione della sinistra e del socialismo in Italia nel 30° anniversario della sua scomparsa

Le politiche di austerità e lo specifico italiano

il lavoro primadi Renzo Penna – 4 settembre 2014. “Il governo di Matteo Renzi, forte dei  consensi ottenuti dal PD alle elezioni europee… dovrebbe costruire alleanze per porre al centro delle priorità dell’azione europea il tema degli investimenti nei settori trategicamente più innovativi, con riforme in grado di aumentare l’occupazione, la produttività e realizzare uno sviluppo qualitativo e sostenibile. Al posto di continuare a considerare un tabù il 3% , spezzando il circolo vizioso di una austerità che, senza creare lavoro e sviluppo dell’economia, finisce per non riuscire a tenere sotto controllo neppure il deficit.  “L’Italia è in deflazione, in agosto l’indice dei prezzi al consumo è calato dello 0,1% rispetto allo stesso mese del 2013. Non accadeva dal 1959, ma allora l’economia era in forte crescita. Il circolo vizioso deflazione-stagnazione è già partito: il tasso di disoccupazione nel secondo semestre è risalito al 12,6%, in aumento dello 0,5% rispetto a un anno prima e si stanno perdendo mille posti di lavoro al giorno. Tra i 15 e i 24 anni la disoccupazione è al 46%, mentre al Sud due terzi dei giovani non lavora. Continua la lettura di Le politiche di austerità e lo specifico italiano