Archivi categoria: Interventi

Zagrebelsky: “Con le “riforme” la politica va al servizio della finanza”

finanza e politicaIntervista a Gustavo Zagrebelsky – da “Il Fatto Quotidiano”, 22 agosto 2014.

Professor Zagrebelsky, che cosa l’ha colpito di più del memorandum 2013 di JP Morgan che presenta notevoli somiglianze con l’agenda di Matteo Renzi?

Prim’ancora del contenuto, del quale un po’ si è discusso, mi impressiona il fatto stesso che quel documento sia stato scritto. E che la sua esistenza non abbia suscitato reazioni. Non fa scandalo che un colosso della finanza mondiale parli di politica, istituzioni e Costituzioni come se queste dovessero rendere conto agli interessi dell’economia: rendere conto, non solo ‘tener conto’.

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Luciano Gallino: “QUATTRO ANNI SPRECATI”

Il crollo del Pilla Repubblica, 19 agosto 2014 –  Il rapporto debito pubblico-Pil sta viaggiando verso il 140 per cento, visto che il primo ha superato i 2100 miliardi. Questo fa apparire i ministri che si rallegrano perché nel corso dell’anno saranno di sicuro trovati tre o quattro miliardi per ridurre il debito dei tristi buontemponi.

“I governi Berlusconi, Monti, Letta, Renzi saranno ricordati come quelli che hanno dimostrato la maggiore incapacità nel governare l’economia in un periodo di crisi. I dati sono impietosi. Dal 2009 ad oggi il Pil è calato di dieci punti.Qualcosa come 160 miliardi sottratti ogni anno all’economia. L’industria ha perso un quarto della sua capacità produttiva. La produzione di autovetture sul territorio nazionale è diminuita del 65 per cento. L’indicatore più scandaloso dello stato dell’economia, quello della disoccupazione, insieme con quelli relativi alla immensa diffusione del lavoro precario, ha raggiunto livelli mai visti. La scuola e l’università sono in condizioni vergognose. Sei milioni di italiani vivono sotto la soglia della povertà assoluta, il che significa che non sono in grado di acquistare nemmeno i beni e i servizi di base necessari per una vita dignitosa. Continua la lettura di Luciano Gallino: “QUATTRO ANNI SPRECATI”

Riformare la Costituzione con Verdini?

Il ventennio di DeaglioCommento, aggiornato, di Renzo Penna al libro di Enrico Deaglio “Indagine sul Ventennio”

– All’inizio del Ventennio il tasso di disoccupazione era al 10,6 per cento, fece segnare il minimo nel 2007 (6,1 per cento) e continuò poi a crescere sino al 12,2 per cento del 2013.
– Nel 1994 quasi 6 milioni e mezzo di persone vivevano in condizioni di povertà, l’11,5 per cento della popolazione. Nel 2012 erano più di 9 milioni e mezzo, il 15,8 per cento.
– All’inizio la pressione fiscale incideva per il 40,77 per cento, nel 2012 per il 44 per cento.
– Le pensioni minime passarono dalle 602.350 lire al mese del 1994 ai 495,43 euro del 2013.
– Nel maggio 1944, quando si insediò il primo governo Berlusconi, lo spread era a 340 punti base; raggiunse il record minimo, sotto i 50 punti base, nel 1998 con l’ingresso dell’Italia nell’Unione monetaria (governo dell’Ulivo). Nel novembre 2011, nei giorni che portarono alle dimissioni anticipate di Berlusconi, il picco massimo: 575 punti base.
– I cittadini di origine straniera residenti in Italia erano mezzo milione del 1994, vent’anni dopo se ne contavano almeno cinque milioni.

Naturalmente il “Ventennio” è quello berlusconiano (1994-2014) raccontato da uno dei migliori giornalisti italiani, Enrico Deaglio, nel suo libro più recente: “Indagine sul Ventennio” (Feltrinelli Editore – marzo 2014) e i dati di raffronto tra l’inizio e la fine del periodo, sopra citati e riportati nel volume, meglio di tante analisi, ci dicono cosa sia stato e abbia significato per il Paese quel periodo. Continua la lettura di Riformare la Costituzione con Verdini?

Matteo Renzi – Il re è nudo

PhotoHandler.ashxdi Antonio Lettieri da “insight” – La crisi dell’eurozona ha assunto un carattere strutturale. Fra la Germania e la maggioranza dei paesi dell’eurozona si è creata una spaccatura incolmabile.

Matteo Renzi in Italia come in Europa non trascura mai di sottolineare con orgoglio il suo indiscutibile successo elettorale alle elezioni europee. La spiegazione, se vogliamo trovarne una non casuale,sta nel fatto che, differenza di altri governi usciti sconfitti dalla prova elettorale, il neonato governo di Renzi non poteva essere considerato complice delle sciagurate politiche europee. Renzi si è presentato come uomo nuovo, un outsider della politica, deciso, secondo uno slogan fortunato, a “cambiare verso” alla politica italiana ed europea. Un compito certamente ambizioso.

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Dati ISTAT sulla produzione industriale: “Non basta ammorbidire l’austerità”

per la lega dei socialistiDi Daniela Palma e Guido Iodice da Left  – Pubblicato da keynesblog il 22 luglio ’14 in Economia.

E’ un bollettino di guerra quello che ci riferiscono gli ultimi dati ISTAT sulla produzione industriale italiana: -1,2% il dato di maggio rispetto ad aprile e -1,8% quello tendenziale sull’intero anno. Siamo in crisi, si dirà. Ma il periodo precedente aveva lasciato sperare qualcosa di meglio, mentre l’aspettativa che la dinamica economica di crescita dei paesi extraeuropei funzioni da traino sembra sempre dietro l’angolo, ma non si concretizza mai. Né lascia margini di ulteriore speranza l’andamento economico dei principali partner europei, Francia e Germania in primis, anch’esse con un calo di tutto rispetto della produzione industriale nello stesso periodo: -1,3% per la Francia, -1,4% per la Germania. Continua la lettura di Dati ISTAT sulla produzione industriale: “Non basta ammorbidire l’austerità”

SE RENZI SI ISPIRA A SCHROEDER E BLAIR

di Luciano Gallino – la Repubblica, 28 giugno 2014

Luciano GallinoNEL discorso volto a illustrare in Parlamento le linee programmatiche del semestre di presidenza italiano della Ue il presidente del Consiglio Matteo Renzi, riportano i giornali, ha detto che “la Germania di Schroeder nel 2003 ha scelto un pacchetto di riforme molto importanti, che oggi consentono a quel paese di essere più degli altri fuori dalla crisi”. Alcuni giorni prima, a Bruxelles, Renzi aveva dichiarato di voler ispirare il suddetto programma al manifesto rilasciato da Schroeder e Blair nel 1999 allo scopo di modernizzare sia la socialdemocrazia che lo stato sociale. Ambedue le dichiarazioni di Renzi sono preoccupanti per il futuro del lavoro e dello stato sociale nel nostro paese. Vediamo perché. Il manifesto Schroeder-Blair del 1999, che s’intitolava La strada in avanti per i socialdemocratici d’Europa , conteneva una serie di propositi che parevano scritti non da politici di sinistra, bensì da avversari storici della socialdemocrazia, quelli per cui lo stato sociale è sempre stato soltanto un intralcio sulla via della prosperità economica. Continua la lettura di SE RENZI SI ISPIRA A SCHROEDER E BLAIR

Libertà e uguaglianza per l’identità della sinistra

fotoVdi Carlo Patrignani – l’Unità.it, 26 giugno 2014
Si é di sinistra in quanto si ha come parametri della propria identità, della propria cultura, dei propri ideali e base della costruzione di programmi e progetti: la libertà e l’uguaglianza, due valori essenziali che definiscono l’identità di sinistra, che, va detto per inciso, non la dà un gruppo dirigente; il gruppo dirigente ha l’obbligo di predisporre le condizioni per costruirla, ma deve sapere che l’identità, oggi più che mai, é un fenomeno che non é circoscrivibile da un gruppo dirigente ristretto che poi la trasmette.
Dopo di che, occorre subito riconoscere che il riformismo é debole, perché debole e incostante é il suo collegarsi ai valori. Ma ciò indebolisce la politica, la rende estranea, lontana, autoreferenziale. Da quest’idea della politica, da questa crescente lontananza e autoreferenzialità, traggono origine il disinteresse se non l’ostalità da parte dei cittadini e l’astensionismo crescente degli elettori.

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Cosa manca per passare da Keynes alla crisi italiana

foto keinsdi Sergio Ferrari

La grande convergenza che ultimamente sembra essersi prodotta in Italia sulla necessità di ricorrere a politiche di tipo keynesiano per superare la crisi economica, sollecita la non minore necessità di mettere a fuoco la forma che esse dovrebbero assumere per risultare efficaci. Nel corso del tempo tali politiche sono state infatti oggetto di letture di diverso tipo e di riflessioni intese a cogliere le diversità dei contesti economici in cui si sono trovate ad operare. Ci troviamo oggi in condizioni molto diverse da quelle assunte originariamente da Keynes e nonostante l’evoluzione compiuta dalla riflessione post-keynesiana, non risulta possibile affrontare le peculiarità che caratterizzano il sistema produttivo del nostro Paese se non ricorrendo a valutazioni e strumentazioni altrettanto specifiche.
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Neoliberismo e egemonia culturale*

Crisi economica 2008di Daniela Palma e Francesco Sylos Labini

Come mai la maggioranza degli economisti non ha previsto la crisi finanziaria del 2008?”

Il 5 novembre del 2008 la regina d’Inghilterra visitò la prestigiosa London School of Economics e durante la cerimonia fece una domanda passata alla storia come “la domanda della regina”. Ci sono delle versioni discordanti sulle parole esatte che ha utilizzato, ma il senso è questo: “Come mai la maggioranza degli economisti non ha previsto la crisi finanziaria del 2008?” Ricordiamo, infatti, che il fallimento della Lehman Brothers nel settembre del 2008 ha dato origine alla più grande crisi finanziaria dal 1929 e alla recessione di tanti paesi che ancora dura, e che economisti di fama mondiale non sono stati capaci né di prevedere la crisi né  di interpretare quello che stava avvenendo dopo che la bolla era già scoppiata. Continua la lettura di Neoliberismo e egemonia culturale*

La “cecità” dei capitalisti e lo Stato “garante” dell’economia

Paolo LeonSergio Ferrari: Recensione del libro di Paolo Leon: “Il Capitalismo e lo Stato – Crisi e trasformazione delle strutture economiche” (Ed. Castelvecchi, gennaio 2014).

Nel libro “Il Capitalismo e lo StatoCrisi e trasformazione delle strutture economiche”[1]Paolo Leon percorre la storia dell’economia dalla prima grande crisi degli anni ’30 sino ai giorni nostri, per far luce sulle logiche che determinano i comportamenti dei capitalisti e dello Stato all’interno del sistema capitalistico. La sua ricostruzione non parte da assunti precostituiti, ma è basata sull’analisi delle funzioni ricoperte dagli attori in questione nelle particolari situazioni economiche che in tale sistema si sono andate storicamente configurando. Continua la lettura di La “cecità” dei capitalisti e lo Stato “garante” dell’economia

Associazione LABOUR R. Lombardi – "Per una società di liberi e eguali"