Mauro Beschi: “Ferrari, un uomo di grandi qualità”

Ferrari: “Un uomo di grandi qualità”

Mauro Beschi

Sergio è stato un uomo di grandi qualità, di vivace intelligenza e cultura, socialista con grande rigore e passione, di specchiata moralità. Ho avuto modo di incrociarlo spesso sia per i rapporti con Fausto Vigevani, sia per il mio lavoro in Cgil (faceva parte con autorevolezza del Forum dell’economia CGIL), e infine nei numerosi incontri che avevamo, da ultimo, con Paolo Leon. Ovviamente ha dato un grande contributo anche alla attività politica di Labour.

Sergio è stato un importante dirigente dell’Enea nella quale ha sviluppato riflessioni e ricerche sulle dinamiche dello sviluppo italiano, della ricerca e del loro rapporto.

La sua visione e il suo impegno possono essere riassunti in una sua frase: “Per noi la sola valenza scientifica non era sufficiente perché dietro a qualunque conoscenza scientifica ci sembrava che esistesse comunque, prima o poi, anche una dimensione pratica, economica o sociale che fosse.”

Linea guida che avrebbero orientato il lavoro dell’Osservatorio su L’Italia nella Competizione Tecnologica Internazionale che lui dirigeva e attraverso il quale aveva intessuto rapporti con personaggi di grande livello come Alessandro Roncaglia, Paolo Sylos Labini e Paolo Leon (cui era legato dall’appartenenza alla corrente Lombardiana del PSI).

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Daniela Palma: “In ricordo di Sergio Ferrari”

In ricordo di Sergio Ferrari

di Daniela Palma

Non è facile trovare le parole più giuste per ricordare oggi, qui, tra di noi, Sergio Ferrari, che ci ha lasciato da poco. Non è facile perché dopo un lungo cammino percorso insieme a lui dobbiamo inevitabilmente riannodare i fili di una storia in cui la dimensione personale si intreccia con quella dell’impegno politico e della riflessione intellettuale, attraversando i tanti passaggi cruciali che hanno pure segnato la storia del Paese. Potremmo dire (per semplificare) che in tutto questo era un uomo del Novecento, ma non ci basta; non tanto perché ci sembra che questa sia una formula un po’ logora, attualmente in voga per liquidare in modo sbrigativo quel mondo di ideali e di grandi conquiste sociali che in quel secolo si sono affermati. Non ci basta perché Sergio era un uomo costantemente teso a innovare il presente, a “costruire” idee per il futuro, spesso con formidabili fughe in avanti. Il suo era un tempo continuo lungo il quale fare avanzare un ideale di progresso con al centro la dignità della persona e il benessere collettivo. Accadeva così che il fermento politico che accompagnava la rinascita dell’Italia dopo il secondo conflitto mondiale lo trascinasse in quella direzione, ma al tempo stesso lo portasse anche a considerare che gli sforzi da compiere dovessero essere sostenuti dalla capacità di progettare quella realtà, facendo ricorso alla produzione di nuove conoscenze.

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