Il Lavoro – I Diritti – I Valori

Cofferati 6 nov 2002Renzo Penna – Introduzione incontro pubblico con Sergio Cofferati – 6 novembre 2002

Anniversario alluvione del novembre 94

Otto anni fa, proprio in queste ore, una zona ampia del Piemonte era coinvolta in una disastrosa alluvione e Alessandria si trovava per metà sott’acqua. Con l’altra metà che, impreparata e incredula, a partire dagli amministratori, non capiva la gravità di quanto era accaduto e il dramma che stava vivendo una parte della popolazione. Otto anni fa, il ’94, un anno che presenta delle analogie con il 2002. Al governo c’era Berlusconi, e c’è di nuovo, i “progressisti” erano usciti malconci dalle elezioni, questa volta è toccato all’Ulivo, e le piazze erano piene di gente che manifestava in difesa delle pensioni. Oggi sotto tiro c’è l’articolo 18, così come l’attacco all’indipendenza della magistratura che già allora era stato tentato e che si ripropone in maniera più arrogante grazie alla preponderanza numerica con la quale la legge elettorale ha consentito di tradurre il ridotto scarto di voti risultato dalle elezioni.

L’alluvione del ’94, insieme a lutti, angosce e rovine portò alla luce anche un fenomeno positivo. Nelle difficoltà di quei giorni – come sta accadendo in Molise – si ebbe lo straordinario e disinteressato impegno dei volontari, moltissimi dei quali giovani, accorsi da tutte le parti. Rappresentò un fatto nuovo che gettò una diversa immagine su una generazione di giovani e giovanissimi, anche allora molto criticata e genericamente considerata superficiale, poco disponibile all’impegno. Un avvenimento che contribuì ad innescare la concreta solidarietà dei lavoratori, del sindacato e delle aziende. Ricordo la Camera del Lavoro in pochissimo tempo trasformata in centro di accoglienza, piena di materiale, di cose di ogni tipo e le squadre infangate dei giovani che con l’adesivo di Cgil-Cisl Uil andavano e venivano, in maniera ordinata, ad aiutare le famiglie colpite. E ho presente il calore e l’affetto con il quale, qualche giorno dopo, il 12 novembre la delegazione dei lavoratori di Alessandria fu accolta per le strade di Roma in quella che rimane una delle più grandi manifestazioni del sindacato italiano, riuscendo con lo striscione ad arrivare sin sotto il palco di una delle tre piazze. Oggi si sono svolte in città i momenti ufficiali di commemorazione di quel tragico evento. Ci è parso giusto riportare quel ricordo anche qui, in questa serata di discussione, per rinnovare il nostro affetto alle famiglie colpite dai lutti e per ringraziare, insieme, tutti i volontari che allora si prodigarono.

Un convegno e quattro Associazioni

Il Lavoro, i Diritti, i Valori. Con questi punti di riferimento condivisi, quattro Associazioni si sono trovate d’accordo nell’organizzare questo incontro. Due di queste (Critica marxista e Labour) operano già da qualche anno, mentre Aprile e Città Futura terminano la loro fase costitutiva e l’appuntamento di questa sera rappresenta un avvenimento importante. Il fatto che l’iniziativa sia stata promossa da Associazioni, probabilmente non rappresenta un caso. Sono state, infatti, le forme auto-organizzate della politica, i movimenti dei cittadini, più dei partiti ad imporsi in questo, per molti versi straordinario 2002, ad indicare gli appuntamenti di una più decisa opposizione al governo, insieme al sindacato e, in particolare la CGIL.

 

 

I sabati dei “movimenti”

A questo proposito voglio sommariamente ricordare tre momenti di quest’anno ricco di iniziative e mobilitazioni. Tre momenti diversi, ma tra loro complementari.

IL primo- All’inizio dell’anno una rivista – Micromega – decide di non far passare sotto silenzio il decennale di “mani pulite” promuove un appello e dà appuntamento ai propri lettori e simpatizzanti per sabato 23 febbraio in un enorme palazzetto dello sport: il Palavobis. Un contenitore da 10 mila posti, alla periferia di Milano, che solo un anno prima era stato riempito a fatica da tutto l’Ulivo in occasione di un appuntamento nazionale, il passaggio di consegne tra il premier uscente, Amato, e il leader subentrante Rutelli.

La motivazione prima che ha spinto me e altri amici a partecipare è probabilmente stata condivisa dalla maggioranza delle persone che hanno aderito: favorire la riuscita di una manifestazione su un tema cruciale: la difesa dell’indipendenza della magistratura e del principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Dimostrare che non era vero che il tema della “giustizia giusta” non interessava i cittadini e non era in grado di mobilitare le persone.

Nei giorni precedenti, anche da sinistra, non erano mancate le critiche all’iniziativa e l’Unità ospitò un vivace confronto di opinioni sul significato della parola “giustizialismo”. La manifestazione riuscì superando tutte le più ottimistiche previsioni degli organizzatori e non fu solo pacifica, ma serena. Molto popolo dell’Ulivo e della sinistra, moltissime donne, pochi gli elettori di Rifondazione, non molti i giovani.

Ciò nonostante il Palavobis fu dipinto dai rappresentanti del Governo come un luogo, se non proprio frequentato da sedicenti terroristi, ma dove avevano però potuto esprimersi posizioni estremiste ed eversive, e il pulpito da cui si erano impartite le lezioni dei “cattivi maestri”. Sono passati alcuni mesi e possiamo dire che hanno avuto ragione gli organizzatori a indicare e disvelare in tempo uno degli elementi di maggiore scontro con il governo e di maggiore interesse per il Presidente del Consiglio e i suoi amici. Uno scontro che, con la legge Cirami è proseguito anche in questi giorni. E’ necessario riconoscere che il centro sinistra e la sinistra hanno sottovalutato il tema della giustizia, improvvidamente inserito, nella scorsa legislatura, tra gli argomenti della Bicamerale e considerato per troppo tempo un possibile terreno di compromesso con la destra. Dal Palavobis è venuta una chiara e inequivocabile indicazione che non poteva essere ignorata e che ha consentito, da ultimo, all’opposizione parlamentare di valersi e di alimentarsi del sostegno dei cittadini e ha reso evidente all’opinione pubblica, nazionale ed internazionale, le imbarazzanti, per usare un eufemismo, priorità del Governo Berlusconi.

Il secondo momento – Un mese dopo il 23 marzo, ancora di sabato, eravamo molti di più. L’altro soggetto in campo quest’anno – insieme ai movimenti – è stato il sindacato e, in particolare la CGIL. Voglio ricordare due immagini, tra le moltissime, di quella straordinaria giornata. Il minuto di silenzio di tre milioni di persone alla memoria del Prof. Biagi, che ha avuto il valore di una straordinaria testimonianza di condanna al terrorismo e alla sua inutile ed insieme disumana barbarie e l’attenzione e la partecipata condivisione della piazza all’intervento di Cofferati. Ricordo, in particolare, dei ragazzi molto giovani – contrariamente al Palavobis alla manifestazione della CGIL i giovani sono stati moltissimi – che quando Cofferati, a proposito dell’art. 18, motivava il perché di una battaglia in difesa, prima ancora di un diritto, della dignità delle persone, interloquivano a distanza, lo sostenevano e lo incoraggiavano a proseguire su quella strada considerata giusta.

Alle lotte per i diritti di cittadinanza – la giustizia – il pluralismo nell’informazione – la CGIL ha inserito, riportandolo al centro dell’attenzione del Paese, il valore sociale del lavoro, la dignità e la qualità della prestazione lavorativa. Straordinaria manifestazione quella del 23 marzo in grado di mettere d’accordo, almeno per un giorno, tutto il centro sinistra e tutta la sinistra e di recuperare, purtroppo solo per poco tempo, l’unità del sindacato con lo sciopero generale del 16 aprile e la manifestazione del 1^ maggio a Bologna.

Terzo momento – Quello più recente, la manifestazione nazionale dei movimenti del 14 settembre a Roma convocata sotto il titolo oggi divenuto “rivoluzionario” della difesa della Costituzione repubblicana. Auto organizzata attraverso internet da una rete costituita da centinaia di gruppi e associazioni che si sono formate in questi mesi e sono state in grado di autofinanziare la manifestazione dimostrando sul campo una notevole efficienza. Anche in questo caso vi è stata una completa intesa tra gli interventi e i partecipanti. Una presenza per dimensioni impensabile solo qualche giorno prima, non solo pacifica e serena ma anche festosa. Più famiglie rispetto al 23 marzo, naturalmente meno operai, ma la conferma di molti giovani. Una manifestazione che segna la crescita dei movimenti senza il diretto protagonismo dei partiti e delle altre organizzazioni di massa. Un fatto nuovo per il nostro Paese su cui i partiti devono obbligatoriamente riflettere. Un’iniziativa che aveva raccolto, nei giorni precedenti, anche critiche da esponenti dei partiti e che ha comunque segnalato il permanere di problemi e reciproche diffidenze tra movimento e formazioni politiche. Non solo, quindi, sostegno all’opposizione ufficiale, ma anche, è stato detto, non più deleghe in bianco.

Da parte di esponenti della sinistra si è in quei giorni sostenuto che è compito dei partiti e della politica guidare e indicare la rotta. A me sembra però che le iniziative prodotte in questi mesi dai movimenti e dalla CGIL possono non essere, da alcuni condivise, ma non possono essere accusate di poca chiarezza sul dove andare e sul cosa fare: una opposizione più intransigente nei confronti di questo Governo, nessun possibile dialogo su modifiche costituzionali, men che meno inciuci o intese trasversali, nonché mettere fine alla ricerca di legittimazione nei confronti di questa destra. Sono questi punti accantonati, ma non sciolti che hanno riguardato le decisioni dei partiti, non sempre trasparenti, sul sistema delle alleanze. Anche Alessandria ha vissuto la trasposizione di questi metodi di scarsa chiarezza e dubbia coerenza tutt’altro che risolti. Tra gli altri obiettivi indicati dalle manifestazioni spicca la richiesta pressante di minori litigi e più unità tra tutte le forze che rappresentano l’opposizione, un rapporto continuo e più diretto con gli elettori, la richiesta, insomma, di una politica vissuta come una passione civile e intesa maggiormente come servizio nei confronti dei cittadini.

I motivi della partecipazione dei cittadini

Quelle che ho ricordato, molto sommariamente, più per immagini che per contenuti, sono stati tre momenti differenti tra i più importanti delle numerose iniziative di quest’anno che hanno però tutti un elemento in comune che caratterizza questa stagione assolutamente originale. Le persone hanno partecipato, si sono sobbarcate spese e disagi, ma non l’hanno fatto per rivendicazioni economiche, non si sono mosse “per qualcosa che si mangia” come è stato scritto, ma per difendere ed affermare dei diritti, per scongiurare la manomissione dei principi che stanno alla base della nostra Costituzione. Di una Carta che ha origine nella lotta di liberazione, anch’essa oggetto di aperti tentativi di revisione.

C’è materia su cui riflettere per tutti e non voglio dimenticare le mobilitazioni, riuscite, promosse dai partiti come quella dell’Ulivo in primavera o, più di recente, da Rifondazione, così come il valore politico rilevantissimo e positivo per il centro sinistra della tornata delle elezioni amministrative che si è avvalsa della ripresa di protagonismo dell’opposizione.

Ma che cosa muove e ha mosso in questi mesi tanti cittadini, comprese molte persone non abituate a manifestare in piazza? Certo l’indignazione verso una maggioranza, un governo e un presidente del consiglio che non si riconoscono, non sentono proprie le basi, i principi costitutivi e democratici del Paese. Ma non è mancata ai movimenti anche una insoddisfazione verso il modo di intendere e praticare l’opposizione da parte del centrosinistra. Così come non ha trovato risposte convincenti la critica nei confronti degli errori commessi dalla sinistra e dall’Ulivo quando era al governo: per la mancata soluzione del conflitto di interessi, e le scelte non compiute nel sistema radiotelevisivo e dell’informazione.

Tornando al titolo del nostro convegno e in particolare al tema dei valori nella politica, che cosa ci dicono le manifestazioni di quest’anno ? Che cosa suggeriscono alla politica e ai partiti? Quali stimoli e indicazioni vengono per trovare soluzione alla evidente crisi di rappresentanza delle forze politiche?

Oppure questi momenti sono considerati dai partiti e dalla sinistra una parentesi di protesta da archiviare in fretta per tornare a cose più importanti e concrete, tipiche di un pragmatismo senza valori? Se così fosse sarebbe grave perché si dimostrerebbe di non avere ancora compreso le ragioni della sconfitta del 2001. Ragioni che non sono dipese solo da un limite nella comunicazione delle cose fatte dai governi che sono state, pur con carenze, in larga parte, positive, ma nel non aver voluto e saputo dare il senso e il valore delle riforme, nel non aver ricercato, attorno a queste la partecipazione, la condivisione e il sostegno dei cittadini. Il riformismo è debole quando debole e incostante è il suo collegarsi ai valori. Ma questo indebolisce la politica, la rende estranea, lontana, autoreferenziale. Da qui traggono origine il disinteresse, se non l’ostilità da parte dei cittadini e l’astensionismo crescente degli elettori che colpisce, in particolare, la sinistra.

 

 

Dai movimenti viene una sollecitazione ai partiti

Dai movimenti viene alle forze politiche della sinistra e dell’Ulivo una sollecitazione precisa: quella di associare i cittadini attivi alle scelte e alla decisioni, di aprirsi nella elaborazione dei programmi, le differenti opinioni, ponendo fine a un metodo che, con il pretesto della difficoltà e dell’urgenza, porta sempre a restringere nel vertice del partito o della coalizione le decisioni più impegnative, ad iniziare dalla indicazione delle persone. L’impressione di chi ha partecipato alle manifestazioni più significative di questi mesi è che non siamo alle prese con un fenomeno passeggero, ma ad un movimento consapevole e motivato, in grado, come si è visto, di camminare da solo. E questo rappresenta un bene per la democrazia che nella partecipazione dei cittadini alla politica ha uno degli elementi della sua forza; se i partiti sapranno coglierlo, costituirà anche un’occasione per una loro profonda rigenerazione.
Le nostre Associazioni si vogliono, con modestia e determinazione, impegnare in questa direzione.

Naturalmente, c’è chi più di altri ha svolto con coerenza e coraggio in questi mesi un ruolo da protagonista suscitando fiducia e attese tra le moltissime persone che, partecipando, hanno contribuito a dare una precisa e più netta identità a questa fase politica. Parlo di Sergio Cofferati che ha risposto alle nostre insistenti richieste, e che questa sera è qui con noi.

 

 

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