“Come mai la maggioranza degli economisti non ha previsto la crisi finanziaria del 2008?”
Il 5 novembre del 2008 la regina d’Inghilterra visitò la prestigiosa London School of Economics e durante la cerimonia fece una domanda passata alla storia come “la domanda della regina”. Ci sono delle versioni discordanti sulle parole esatte che ha utilizzato, ma il senso è questo: “Come mai la maggioranza degli economisti non ha previsto la crisi finanziaria del 2008?” Ricordiamo, infatti, che il fallimento della Lehman Brothers nel settembre del 2008 ha dato origine alla più grande crisi finanziaria dal 1929 e alla recessione di tanti paesi che ancora dura, e che economisti di fama mondiale non sono stati capaci né di prevedere la crisi né di interpretare quello che stava avvenendo dopo che la bolla era già scoppiata. Continua la lettura di Neoliberismo e egemonia culturale*→
Sergio Ferrari: Recensione del libro di Paolo Leon: “Il Capitalismo e lo Stato – Crisi e trasformazione delle strutture economiche” (Ed. Castelvecchi, gennaio 2014).
Nel libro “Il Capitalismo e lo Stato – Crisi e trasformazione delle strutture economiche”[1]Paolo Leon percorre la storia dell’economia dalla prima grande crisi degli anni ’30 sino ai giorni nostri, per far luce sulle logiche che determinano i comportamenti dei capitalisti e dello Stato all’interno del sistema capitalistico. La sua ricostruzione non parte da assunti precostituiti, ma è basata sull’analisi delle funzioni ricoperte dagli attori in questione nelle particolari situazioni economiche che in tale sistema si sono andate storicamente configurando. Continua la lettura di La “cecità” dei capitalisti e lo Stato “garante” dell’economia→
È appena uscito un nuovo libro di Paolo Leon, per i tipi della Castelvecchi, dedicato a “Il capitalismo e lo Stato. Crisi e trasformazione delle strutture economiche.”
L’autore con questo articolo introduce ai temi del libro.
“Sia nella teoria sia nella politica economica (maledetto il giorno di questa separazione!) i ragionamenti sono tuttora fondati su modelli di equilibrio economico generale, pur di volta in volta rinnovati cambiando alcune delle ipotesi di partenza – anzi, calibrando i modelli, e cioè ricavando dalla realtà le deviazioni dal modello e reintroducendole per renderlo più efficace, vanificando così lo stesso concetto di modello che si riempie di fenomeni e non ne studia il fondamento.
Intervento Renzo Penna alla presentazione del libro di Salvatore Settis: “Azione Popolare – Cittadini per il bene comune”, lunedì 25 marzo 2012 – Palazzo Borsalino – Università.
Come è noto il libro di Salvatore Settis tratta e valorizza l’azione dei cittadini per i beni comuni. Scuole e Università sono – secondo la Commissione Rodotà che si è occupata di Beni comuni in coerenza con il dettato della Costituzione – un bene pubblico sociale, quindi da difendere, da sostenere. In una fase di crisi economica, sociale, morale come quella che attraversa il nostro Paese, segnata da forti tagli decisi dagli ultimi governi nei confronti della scuola e dell’università pubblica (ad Alessandria ha chiuso – anche per un eccesso di zelo nell’applicazione della Gelmini – la sede decentrata del Politecnico) vede anche, per difficoltà delle famiglie, una riduzione delle iscrizioni, ed è evidente che una Università come questa – giovane anche se con ottimi risultati nella qualità della didattica e della ricerca e nell’impegno degli studenti – attraversi momenti difficili. Continua la lettura di Presentazione di “Azione Popolare” di Salvatore Settis→
CGIL – CONFERENZA DI PROGRAMMA “IL PIANO DEL LAVORO” – ROMA 25 GENNAIO 2013 Intervento di Daniela Palma
La Ricerca in Italia – nonostante l’enfasi con cui è trattata dai grandi mezzi di comunicazione – vive da tempo una stagione di tagli, confermati anche ultimamente dalle disposizioni della “Spending Review”, con un taglio a regime al fondo ordinario degli Enti di Ricerca di 88 milioni di euro dal 2013. Nei confronti internazionali le cifre parlano chiaro e ci dicono che ancora nel 2011 l’Italia investe in Ricerca poco più dell’1% del Pil, un dato pari a circa la metà di quello della media europea (UE27) e meno della metà della media OCSE, mentre la spesa attribuita alle imprese è di poco superiore allo 0,5% del Pil, con ciò segnando una distanza ancora più forte (quattro volte circa) sia dalla media UE che da quella OCSE (3 volte circa). Ma basse spese in ricerca, diminuzione del numero dei ricercatori, “fuga dei cervelli” italiani ma soprattutto mancata attrazione di ricercatori dal resto del mondo, sono solo i sintomi più espliciti, ancorché importanti, di un fenomeno che attanaglia la realtà italiana da ormai troppo e lungo tempo e che potremmo così definire: il mancato riconoscimento che la crescita della conoscenza ha per lo sviluppo del Paese, ed il ruolo sempre più significativo che la conoscenza ha nel condizionare il paradigma della produzione economica. Continua la lettura di Ricerca e innovazione per un nuovo modello di sviluppo del Paese→
Trovare un bandolo della matassa per cercare di illustrate tutte le questioni connesse con il tema “Energia” è un’operazione certamente molto complessa. Ma proprio questa – peraltro nota – complessità serva a dimostrare come mai questo tema sia da sempre un oggetto centrale nella storia dell’umanità e, quindi, del dibattito politico ed economico. Un dibattito fatto spesso, come ben sappiamo, non solo di parole ma sovente anche di guerre e di violenze. Varie organizzazioni internazionali hanno in questi anni presentato le problematiche generali dell’energia e trovato uno slogan piuttosto rappresentativo di queste problematiche con i termini dello sviluppo sostenibile. Uno slogan che comprende a sua volta tre componenti connesse: la sostenibilità ambientale, la sostenibilità economica e la sostenibilità sociale. Tre sostenibilità interdipendenti nel senso che in assenza di una anche le altre avrebbero vita difficile. La sostenibilità ambientale nasce dai materiali utilizzati per la produzione di energia e attualmente, essendo questi essenzialmente combustibili fossili, riguarda in maniere centrale – ma non esclusiva- gli effetti relativi ai cambiamenti climatici. Continua la lettura di Una nuova politica energetica per uno sviluppo del lavoro e della qualità del lavoro.→
Intervento di Sergio Negri a Volpedo il 24 settembre 2012
Riflettendo sulla storia delle lotte contadine, dalla conquista delle 8 ore a Vercelli, di cui Modesto Cugnolio è stato un protagonista assoluto, a quelle dell’occupazione delle terre in molte regioni del sud Italia, mi sono chiesto spesso se questa che noi consideriamo una importante affermazione di un diritto di civiltà, che ha un rapporto molto stretto con la democrazia, non sia un contributo, fra i più alti, che il mondo del lavoro ha dato al nostro paese e ai suoi abitanti. Il primo accordo sulle otto ore, che fu firmato a Vercelli il primo giugno 1906, segna infatti la fine di un sistema ancora feudale, almeno nei rapporti di lavoro; un sistema ancorato ad un legame servile dei lavoratori con i loro datori di lavoro, perpetuato sull’uso spesso crudele delle braccia e del corpo dei salariati, affidato a propositi di sfruttamento della mano d’opera alla quale si riconosceva appena una retribuzione inadeguata e addirittura insufficiente per vivere e scrive l’inizio dell’era moderna, nella quale, per la prima volta, sono finalmente riconosciuti alcuni diritti fondamentali e con essi la dignità di chi lavora. Continua la lettura di LA CONQUISTA DELLE 8 ORE E IL RUOLO DI MODESTO CUGNOLIO→
Scopo dell’intervista: acquisire elementi conoscitivi del contesto sindacale e delle fabbriche in difficoltà negli anni 1970/’80, con particolare riferimento alle aziende che, in seguito, hanno cessato l’attività e le cause della crisi del settore metalmeccanico e argentiero nella realtà alessandrina.
Ho iniziato ad interessarmi del sindacato e alle sue iniziative, grosso modo, nell’inverno 1972/’73, nella fase legata alle lotte per il rinnovo del contratto dei lavoratori metalmeccanici. Ad Alessandria l’inverno di quell’anno fu caratterizzato dalla presenza della tenda della FLM in Piazza della Libertà dove, di volta in volta, i Consigli delle principali fabbriche della provincia assicuravano la loro presenza e informavano i cittadini sui contenuti delle richieste contrattuali e le mobilitazioni in atto nelle fabbriche. Continua la lettura di IL LAVORO PERDUTO Alessandria:parlano le lavoratrici e i lavoratori delle fabbriche chiuse (1970-1990) a cura di Paola Giordano e Grazia Ivaldi→
Associazione LABOUR R. Lombardi – "Per una società di liberi e eguali"