Presentazione di “Azione Popolare” di Salvatore Settis

Locandina Convegno Settis 2013Intervento Renzo Penna alla presentazione del libro di Salvatore Settis: “Azione Popolare – Cittadini per il bene comune”, lunedì 25 marzo 2012 – Palazzo Borsalino – Università.

Come è noto il libro di Salvatore Settis tratta e valorizza l’azione dei cittadini per i beni comuni. Scuole e Università sono – secondo la Commissione Rodotà che si è occupata di Beni comuni in coerenza con il dettato della Costituzione – un bene pubblico sociale, quindi da difendere, da sostenere. In una fase di crisi economica, sociale, morale come quella che attraversa il nostro Paese, segnata da forti tagli decisi dagli ultimi governi nei confronti della scuola e dell’università pubblica (ad Alessandria ha chiuso – anche per un eccesso di zelo nell’applicazione della Gelmini – la sede decentrata del Politecnico) vede anche, per difficoltà delle famiglie, una riduzione delle iscrizioni, ed è evidente che una Università come questa – giovane anche se con ottimi risultati nella qualità della didattica e della ricerca e nell’impegno degli studenti – attraversi momenti difficili.

Da qui la necessità di un sostegno di una rivendicazione di attenzione specie in una realtà che vede il capoluogo in dissesto e che non ha molti altri punti di forza su cui puntare (l’industria fortemente ridimensionata negli anni ‘80/’90, il tradizionale settore del commercio in forte difficoltà per una presenza ridondante della grande distribuzione), nei confronti della istituzioni (che non hanno certo brillato per attenzione e decisioni negli ultimi anni), sistema delle imprese, delle  loro associazioni, di quelle del mondo del lavoro, delle fondazioni bancarie.

Cercando di risolvere i problemi che questa sede ha: di spazi, di servizi per studenti e docenti, di risorse, per fare dell’Università l’elemento principale della ripresa di questo territorio (es. Trento prof. Elisabetta Grande).

Uno studente, un vostro rappresentante ha denunciato all’inaugurazione dell’anno accademico un ruolo dell’Edisu “torinocentrico” (un fatto normale in questa regione caratterizzata dal peso e dalla dimensione dell’area metropolitana ed il  motivo principale perché si è dovuto combattere una vera battaglia parlamentare per l’autonomia di questa università, negli anni ‘96/’97; la denuncia ha trovato d’accordo il nuovo rettore. E tra le tre sedi dell’“Avogadro”, per responsabilità anche della Regione Piemonte, Alessandria, per i servizi (mensa, collegio per gli studenti, foresteria per i docenti) è quella più carente.

Il prossimo anno è stata annunciata l’apertura – con uno scambio con Novara – del nuovo corso di economia. E’ un fatto importante, ma occorre che siano trovati nuovi spazi e nuovi sostegni e che l’ateneo sempre più sia un punto di riferimento per l’intera città.

E serve un’azione… 

Quando, un po’ di mesi fa, ho invitato il prof.  Settis a presentare il suo libro avevo fatto riferimento a quello che ha preceduto “Azione Popolare”. Si tratta di:

“Paesaggio, Costituzione, Cemento La battagliaper l’ambiente contro il degrado civile”

È stato pubblicato nel 2010 ed è attualissimo. “Analizza con puntualità e rigore le radici etiche e giuridiche della tradizione italiana di tutela del paesaggio, e le ragioni del suo logoramento”.

E’ un libro importante che vi consiglio ed è stato propedeutico all’ultimo, ad “Azione popolare”.

Lo dico in modo semplice: spiega, illustra, motiva il contesto, la contraddizione di un Paese che per primo ha inserito tra i principi costituzionali all’art.9 la “tutela del Paesaggio” (il più originale per Ciampi e il più commentato dalla narrazione della Costituzione fatta da Benigni) e che, all’opposto, ha visto, negli ultimi decenni, per diverse responsabilità, la cementificazione, il consumo abnorme di suolo, la trascuratezza del patrimonio culturale, la trasformazione in peggio di quello che nell’800 era considerato il “Bel Paese”.

– Il Capitolo settimo (pag. 282) Noi, i cittadini.

E’ quello “politico” che più ha fatto discutere e che contiene ed enuncia tutti gli elementi che “Azione popolare cittadini per il bene comune” sviluppa. Mi limito a qualche considerazione di questo capitolo e lascio al professore l’illustrazione dell’ultimo volume.

Settis mette in luce L’indignazione e le sue ragioni:  “Perché in Italia la crisi è aggravata dalla svendita dei beni comuni, dalla protezione all’evasione fiscale, dalla corruzione della vita pubblica, dallo spazio dato alle mafie, dagli attacchi alla Costituzione e alla legalità (pag. 15)”

Una indignazione che cresce e che non sappiamo ascoltare; Settis utilizza un’immagine tratta da un proverbio cinese: “una quercia che cade fa molto rumore, ma una grande foresta cresce in silenzio”, (pag 282) e i segnali sono numerosi:

– 1 milione e 400 mila firme raccolte per il referendum contro la privatizzazione dell’acqua che poi è stato vinto e che l’attuale governo ha cercato di manomettere;

– quello che Settis chiama “il primo Partito della Costituzione”: 15 milioni 791 293 italiani che nel 2006 votano contro una riforma costituzionale del governo di destra e ispirata alla devoluzione; un risultato della mobilitazione promossa dall’Ass.“Salviamo la Costituzione”, ma non messo in valore dalle forze politiche del centro sinistra;

– le Associazioni ambientaliste; i comitati locali;

– la campagna del Fai “luoghi del cuore”;

– l’Associazione “stop al consumo di suolo” contro la cementificazione,  i condoni edilizi, le sanatorie paesaggistiche, i piani casa…  ;

– il Forum dei movimenti “Salviamo il paesaggio”;

– la rete dei “piccoli comuni virtuosi” (Mirabello Monferrato e San Salvatore);

e alcuni esempi virtuosi di amministratori, quali: la giunta regionale del presidente Enrico Rossi della Toscana, l’azione del presidente Soru a difesa delle coste in Sardegna, il sindaco di Mantova Fiorenza Brioni che ha fermato la cementificazione del paesaggio di Mantegna.

Va però anche detto che Soru non è stato in seguito premiato dai voti dei sardi, così come il sindaco di Mantova non è stata aiutata dal suo partito, il Pd, e questo apre il capitolo dei ritardi e delle responsabilità dei partiti e di molta parte della classe politica italiana in tema di ecologia e ambiente.

 

  1. ‘Azione popolare’

Perché indignarsi non basta. Quindi non la sola denuncia (es. di Stella e Rizzo: “Vandali. L’assalto alle bellezze d’Italia”), ma le proposte per: diffondere la coscienza non solo dei problemi, ma delle possibili soluzioni (308) per far valere le ragioni del pubblico interesse e del bene comune (310); tutelare il paesaggio e l’ambiente da sempre contesi tra il pubblico interesse che guarda all’utilità sociale, collettiva e la proprietà privata che agisce  in nome del profitto individuale.

Dobbiamo combattere la disintegrazione del paesaggio-ambiente-territorio (pag. 308)

Considerare il bene comune come il fondamento della democrazia, della libertà e dell’eguaglianza, rivendicare il pubblico interesse, cioè i diritti delle generazioni future (pag 313).

Chi deve fare questo? Noi i cittadini.

Cito adesso pochi, ma essenziali esempi di questo territorio, di “azione” che non è riuscita ad essere popolare, di “azione” che sta diventando popolare, di “azione” popolare riuscita e conclusa e di “azione” popolare che ha avuto successo ed è tutt’ora in corso.

–          a) la prima che non è riuscita perché non ha evitato la distruzione e il colpevole abbattimento del ponte Cittadella di cui si è parlato giovedì sera nella trasmissione di Santoro e che dal 1821 lo collegava alla Fortezza.

Sabato e domenica per iniziativa del Fai Alessandria, grazie alla fortezza dei Savoia progettata dal Bertola  e costruita nel 1728, ha avuto un momento di notorietà positivo. Ma dall’agosto 2009 il rapporto della Cittadella con la città è interrotto e per raggiungerla bisogna percorrere parecchia strada.

Perché è stato abbattuto il ponte e, prima, tutti gli altri ponti sul Tanaro?

Perché dopo l’alluvione del novembre ’94 è successo ciò che capita in questo Paese dopo i disastri naturali e si è di recente riproposto all’Aquila dopo il terremoto. Non un’analisi delle cause e poi le opere per la futura messa in sicurezza, ma l’occasione di fare sul fango, le macerie e i lutti degli affari. All’Aquila sono state le new town ad Alessandria l’abbattimento dei tre ponti sul Tanaro, frettolosamente individuati come causa dell’alluvione, e la loro ricostruzione . Con ingenti risorse stanziate a questo fine nella finanziaria ’95.

 

Perché il Cittadella è resistito sino al 2009? Perché il Prof. D’Alpaos (Ordinario di idrodinamica presso la facoltà di ingegneria di Padova e che è tra i critici del Mose a Venezia) svolse, su richiesta del Procuratore della Repubblica una relazione per indagare sulle cause dell’alluvione e dimostrò in maniera inattaccabile che, salvo il ponte della ferrovia che aveva arcate moto strette, gli altri ponti non erano stati responsabili dell’alluvione e si dovevano realizzare gli interventi a monte per ridurre, in caso di piene, le portate del fiume.

Il ponte è stato abbattuto dal Comune nell’agosto del 2009 nonostante fosse pronto (a Boretto di Parma) il modello fisico a fondo mobile dell’alveo del Tanaro – come richiesto all’Aipo dal Consiglio superiore dei lavori pubblici e costato 2 milioni e 400 mila euro – e fossero annunciati agli amministratori del Comune per novembre i risultati delle prove sull’effettiva o meno responsabilità del Cittadella e gli interventi da adottare.

L’azione delle associazioni e dei comitati che hanno condiviso le posizioni di D’Alpaos ed esposto-denuncia alla Procura della Corte dei Conti della Regione non è riuscita a diventare popolare, se non forse dopo l’abbattimento. Tutte le forze politiche,  le istituzioni e i mezzi di informazione hanno sostenuto l’abbattimento (ha dato il suo “contributo” anche il capo della Protezione Civile Bertolaso quando era al massimo della popolarità) e adesso a collegare la fortezza ci sarà, forse, un ponte con grandi tubi in ferro colorati di bianco di un famoso architetto americano –Meier – che non aveva mai progettato ponti e lo ha sbagliato e che non c’entra nulla con la Cittadella. Il vecchio ponte aveva alla base un sistema che consentiva di deviare le acque per allagare i fossati che contornano tutta la fortezza.

 

–   b) L’azione che sta diventando popolare è quella che si oppone alla realizzazione del Terzo valico per collegare Genova con l’entroterra alessandrino della Valle Scrivia. Una Tav meno nota di quella di Susa perché la valle più interessata, la bella Val Lemme, è poco popolosa. Ma il comitato locale di Legambiente e del Parco delle Capanne di Marcarolo è molto attivo e ha già vinto una battaglia nei confronti della Cementir che li voleva realizzare una grande cava.

I contrari all’opera: una galleria di 36 chilometri, segnalano la presenza di altri cinque collegamenti appenninici della ferrovia e propongono lavori (molto meno costosi) di ammodernamento e raddoppio delle attuali tratte per fronteggiare tutte le esigenze del traffico delle merci dai porti liguri. Ma ciò che sta preoccupando le popolazioni e alcuni comuni è la certezza di disseccare con il tunnel delle fonti e delle sorgenti di acqua purissima e la  presenza, segnalata nel ’95 da una puntuale relazione della Provincia, dell’amianto nelle rocce. Lo smarino con la presenza di amianto derivato dallo scavo dovrebbe poi essere trasportato in decine di discariche disseminate sul territorio. Venerdì a Sezzadio, sede di una di queste discariche, è stato costretto alle dimissioni il sindaco.Al momento anche i comuni e la provincia, inizialmente d’accordo, stanno sollecitando una moratoria, mentre il Cociv (il gruppo di imprese incaricate di svolgere i lavori) sta, senza confrontarsi con le istituzioni locali, procedendo agli espropri.

 

–   c) L’azione popolare riuscita e conclusa è quella, durata decenni, e che ha infine portato in Valle Bormida alla chiusura dell’Acna di Cengio e, unico caso tra le 53 bonifiche riconosciute di interesse nazionale, alla sostanziale bonifica del sito (la provincia di Alessandria conta altre due bonifiche di questo tipo: l’Ecolibarna a Serravalle Scrivia, accanto ai importanti resti romani, e l’Eternit di Casale). Naturalmente una ampia parte di terreno dell’ex fabbrica non è più utilizzabile per alcun scopo. L’Acna ha iniziato a produrre a fine ottocento e per decenni ha versato i suoi veleni nella Bormida il cui percorso è quasi tutto in provincia di Alessandria e inquinato la Valle e le zone dell’acquese.

L’ultima fase della mobilitazione popolare del “Comitato” contro l’inquinamento dell’azienda inizia nel 1987 e dura ininterrotta sino alla chiusura che si ha nel 1999. La bonifica avviata nello stesso anno è realizzata, come Commissario, da Stefano Leoni che viene sostituito nel 2005 dal governo Berlusconi il quale nomina il prefetto di Genova Giuseppe Romano che la conclude nel 2008. La vicenda è stata raccontata in diverse forme, libri spettacoli. Il saggio più recente è di Pier Paolo Poggio e si trova all’interno di un volume della Fondazione “Micheletti” di Brescia dedicato a “Il caso italiano: industria, chimica e ambiente”.

 

– d) Infine l’Azione popolare riuscita e tutt’ora in corso riguarda la lotta di Casale Monferrato nei confronti dell’Eternit e delle drammatiche conseguenze dell’amianto, prodotto in 80 anni, sulla salute dei lavoratori e dei cittadini. Poche parole perché proprio questa sede ha ospitato sul tema un convegno molto importante e completo.

Una battaglia iniziata a fine anni ’70 da un paio di sindacalisti della Camera del Lavoro con un medico e il sostegno dei legali della Cgil di Torino. Una fortissima determinazione, un enorme contenzioso medico-legale nei confronti dell’Inail, la responsabilità di decidere la chiusura della fabbrica quando, nell’86, c’erano ancora 350 dipendenti, una ordinanza coraggiosa del sindaco, nell’87, che sancire il divieto all’utilizzo di lastre di cemento-amianto sul territorio comunale, la capacità di unire e collegare l’insieme della città attorno alla causa tramite l’Associazione dei famigliari delle vittime dell’amianto, la decisione di un dirigente della Cgil, Fausto Vigevani, sensibile al tema della sicurezza e della salute di assumere, come nazionale, la vertenza di quella piccola realtà. E nel ’92 con la legge 257 un  primo importante risultato: il Paese si dota di una legislazione avanzata che vieta sull’intero territorio la lavorazione e la commercializzazione dell’amianto. Più di recente, con oltre 5000 costituzioni di parti civili il processo a Torino con il procuratore Guariniello e la condanna dei proprietari della multinazionale che fa diventare internazionale la vicenda di Casale. E lo scorso anno si è registrato il più evidente successo dell’azione popolare quando l’Associazione e la sua presidente – la signora Romana – una figura straordinaria, insieme alle organizzazioni sindacali hanno fatto cambiare opinione al sindaco e alla giunta che, in un primo tempo, avevano accettato l’ “offerta del diavolo” avanzata da uno dei padroni della multinazionale – Schmidheiny – di 18 milioni di euro al Comune in cambio della rinuncia alla costituzione di parte civile nel processo. 

Chiudo e riprendo l’inizio, se abbiamo a cuore il futuro di questa Università e intendiamo davvero rilanciare la città serve un’azione. Le Associazioni sono disponibili, ma c’è bisogno degli studenti, dei docenti per richiamare alle loro responsabilità le forze economiche, sociali e le istituzioni. In fondo si tratta di lavorare per i giovani di oggi e garantire un futuro di qualità alle prossime generazioni

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