Ferruccio Danini: Il ricordo di Sergio Negri

Nei giorni scorsi è mancato il compagno Ferruccio Danini, dirigente della Camera del Lavoro di Novara e, dopo un’esperienza da parlamentare, della CGIL nazionale. Amico di Fausto Vigevani Danini è intervenuto a Piacenza (4 marzo 1983) in occasione del Convegno di Labour che ha ricordato Vigevani a venti anni dalla scomparsa. Riportiamo di seguito il saluto e il ricordo di Ferruccio svolto da Sergio Negri.

Ferruccio Danini: Il ricordo di Sergio Negri

Caro Ferruccio,

non avrei mai voluto scrivere queste parole dopo le tante scritte insieme.

Ci siamo conosciuti nei primi anni Settanta quando tu e Fausto Vigevani avete rivoluzionato questa Camera del lavoro costruendo un gruppo di specialisti scelti fra medici, sociologi e psicologi, come il Prof Ivar Oddone, docente di psicologia del Lavoro all’Università di Torino, che mise a punto un questionario da distribuire in tutti i luoghi di lavoro che avrebbe rivelato la vera condizione di sfruttamento e di salute di ogni singolo lavoratore. Il gruppo di medici aveva poi il compito di analizzare i risultati e di individuare le possibili cause che avevano provocato patologie o condizioni di malessere nei luoghi di lavoro (ricordo che quelli erano ancora i tempi nei quali si distribuiva il latte a chi svolgeva i lavori nocivi).

I questionari, infatti, avevano dimostrato che era necessaria e urgente una forte iniziativa sindacale per migliorare le condizioni di migliaia di lavoratori e superare i fattori di rischio e le nocività nei luoghi di lavoro.

Un altro campo di intervento nel quale tu e Fausto Vigevani siete stati precursori è stato quello dell’unità del sindacato. In quel tempo con la vostra Cgil, insieme a Cisl e Uil, avevate realizzato un patto federativo che mirava a favorire e sviluppare la partecipazione democratica dei lavoratori alla vita e alle decisioni delle confederazioni.

A Novara, grazie a Fausto e a Ferruccio il livello di elaborazione del sindacato unitario era altissimo, perché insieme alla creazione, in tutti i luoghi di lavoro, dei Consigli di fabbrica, avevano anche elaborato un progetto di costruzione dei Consigli di zona, che prevedeva un criterio di composizione molto differente da quello adottato da altre città e da altre regioni.

I Consigli di fabbrica contrattavano un modello di organizzazione del lavoro diverso da quello grossolanamente tayloristico adottato in molti luoghi di lavoro e il Consiglio di zona interveniva per chiedere ai Comuni modifiche al piano regolatore, interventi a favore della crescita dei servizi sociali, dagli asili nido territoriali, alle tariffe agevolate sui trasporti pubblici, dall’assistenza per le persone disabili, alle scuole, prevedendo una quota di finanziamento (salario sociale) da parte dell’impresa e dei lavoratori nel territorio.

Fu una stagione di grandi conquiste e di grandi cambiamenti, grazie a un gruppo dirigente illuminato e preparato del quale tu facevi parte come protagonista.

Poi avete portato la vostra esperienza e conoscenza altrove, tu prima come deputato e poi alla Cgil nazionale come presidente del Comitati Direttivo e responsabile delle relazioni internazionali e infine in segreteria dello SPI nazionale.

Mi hai raccontato spesso di aver corso qualche serio rischio durante la tua attività internazionale, ma ti hanno sempre soccorso il tuo coraggio proverbiale e una grandissima passione per i tuoi incarichi ufficiali.

Sei stato in parecchie Camere del lavoro con il compito di commissario un’incombenza non del tutto agevole che tuttavia hai svolgo con impegno con competenza e con altrettanta passione.

Quella stessa passione usata nei tuoi nuovi compiti di Presidente del Circolo e dell’Anpi e che ci ha spinto a frugare negli scaffali, richiusi da secoli, del Circolo di Casalino, nell’archivio di Stato, nelle biblioteche e nelle interviste per realizzare i nostri libri.

La nostra strada sarebbe stata ancora molto più lunga, di progetti ne avevamo confezionati per ancora molti anni invece qualcuno o qualcosa di più potente di noi ha voluto strapparti via da tutti, da Giovanna, dalle tue amicizie, da tutti noi che ti abbiamo stimato e ti abbaiamo voluto molto bene.

Caro Ferruccio, ti lascio con la frase di un poeta genovese, un cantautore che abbiamo tutti apprezzato e conosciuto: “E’ stato meglio lasciarsi piuttosto che non esserci mai incontrati”

Non ti dimenticheremo, ora però siamo tutti più soli.

Sergio Negri

20 Settembre 2025

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