Archivi categoria: Interventi

Carniti e il Referendum: “No a questo pasticcio”

pierre-carnitiPierre Carniti – da ‘Giustizia & libertà’, 12 Ottobre 2016

Le Costituzioni possono essere cambiate, ma non all’ingrosso, mentre questa riforma ne modifica oltre un terzo. Inoltre lo fa dividendo il paese, aumentando la confusione, disegnando un Senato che difficilmente potrà funzionare.

La combinazione con l’Italicum, poi, indebolirebbe il tessuto democratico e la divisione dei poteri. Prescindo da molte delle critiche alla proposta di riforma costituzionale, già sollevate da costituzionalisti, commentatori e politici, che in larga parte condivido. Le ragioni specifiche che mi determinano a votare no sono fondamentalmente tre.

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Ferrari: “Le variazioni del PIL e la specificità della nostra crisi”

variazioni-pilSergio Ferrari Le attese nei mesi scorsi per conoscere le variazioni trimestrali del Pil nazionale avevano certamente dei buoni motivi, visto la condizione molto critica del nostro sviluppo; una condizione per la verità non esclusiva per il nostro paese dal momento che si parlava di una crisi strutturale internazionale. Il dibattito acceso intorno allo zero della nostra crescita era, tuttavia, il segno di un nervosismo acuto, anche perché non erano comunque questi i dati che avrebbero potuto o meno motivare l’esistenza di una nostra uscita dalla crisi. Questa osservazione vale anche per i dati presentati ai primi di settembre dall’Istat, al quale va riconosciuto una tenuta professionale rispetto alle sollecitazioni immaginabili.

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Mazzucato: “La Finanza ha le mani strette al collo della politica”

mondo-finanziarioMariana Mazzucato – Molte delle nostre politiche fiscali sono pressoché inutili, e le società multinazionali ne approfittano. Ma queste società fanno anche di più: lavorano per indebolire i nostri sistemi fiscali. Apple ha cominciato negli Stati Uniti a mettere i singoli stati federali in competizione l’uno contro l’altro. Nel 2006 la società basata a Cupertino, in California, ha fondato una sussidiaria di investimento in Nevada per non pagare tasse sulle sue plusvalenze finanziarie. La stessa strategia che ora sta mettendo in campo nel resto del mondo. Dopo la decisione dell’Unione europea contro l’Irlanda, Apple ha minacciato di ritirare i suoi investimenti dal Paese, verso altri Stati che offrano garanzie migliori dal punto di vista fiscale.

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I COMUNI: “COSTRETTI A TAGLIARE I SERVIZI ED AUMENTARE LE TASSE”

gli orologi di palazzo rossodi Renzo Penna – Il giornale dei Comuni ‘Magazine’ ospita, nel numero di giugno, un articolo che mette a nudo le difficoltà che gli Enti locali (Regioni, Province e Comuni) stanno affrontando per effetto della crisi e individua le responsabilità nelle politiche dei governi che, dal 2008, si sono via via succeduti. In particolare nell’ultimo quinquennio, per rispettare i parametri imposti dalla Ue, sono state adottate, nei confronti delle Amministrazioni locali, una serie di manovre sempre più restrittive con l’introduzione di vincoli di spesa – correnti e in conto capitale – che hanno inciso pesantemente sulla loro normale gestione. Lo schema è semplice: “Lo Stato taglia alle Regioni, ai Comuni e alle Province. Loro tagliano ai cittadini; che significa: meno servizi e investimenti.”[1]

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LOMBARDI: “La mia società alternativa”*

Riccardo Lombardi 15,02,1973 - Comitato Centrale PSI, due*Questo articolo di Riccardo Lombardi è apparso su “il Manifesto” del 23 ottobre 1977; ricavato dal libro: “Riccardo Lombardi, scritti politici 1963-1978. Dal centro-sinistra all’alternativa”, Marsilio Editori, 1978
Il  testo fu redatto da Riccardo Lombardi nell’ottobre del 1977. L’Italia era guidata dal governo della non sfiducia presieduto da Giulio Andreotti, un esecutivo che aveva fatto parzialmente cadere la conventio ad excludendum (i comunisti sostenevano l’esecutivo, un monocolore dc, con l’astensione, di qui la definizione di “governo della non sfiducia). Erano tempi molto complicati con l’inflazione che ad ampie falcate guadagnava la soglia del venti per cento, le casse dello Stato tanto vuote da obbligarci, qualche anno prima, nel 1974, a chiedere un prestito alla Bundesbank garantito attraverso la consegna ai nostri creditori di una parte delle nostre riserve auree. L’esecutivo presieduto da Andreotti si inquadrava all’interno della formula della “solidarietà nazionale” che per i comunisti era una fase di passaggio verso quell’accordo organico definito da Enrico Berlinguer con la proposta del Compromesso Storico. Lombardi a questa prospettiva non si rassegnava: per lui, il traguardo doveva essere il governo delle sinistre, prospettive e suggestioni alimentate anche dalla crescita in Francia del Psf e che di lì a poco (nel 1981) avrebbe portato Francois Mitterrand all’Eliseo. L’articolo di Lombardi, al di là delle proposte, racconta di un modo diverso di fare politica: non la semplice gestione del contingente, ma lo sforzo di immaginare una società nuova, diversa, nelle sue variegate articolazioni. Uno sforzo a cui la sinistra dovrebbe ricominciare a dedicarsi.

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Beschi: “Le ‘riformone’ del Governo e le pretese di JP Morgan”

il rischio Italicumedi Mauro Beschi – In questi mesi la discussione sui temi della modifica alla Costituzione e della nuova legge elettorale è stata caratterizzata, del tutto giustamente vista l’importanza e la complessità degli argomenti, da ragionamenti giuridici e di dottrina costituzionale. Meno interessante ma pericolosamente deformante è stata la propaganda, in verità urlata e strumentalizzata come fanno i venditori ambulanti, sui miracoli e le mirabolanti prospettive per il Paese derivanti dalle “riformone” del Governo. Qualcuno potrà dire: perché si parla di “riformone” del Governo quando la modifica della Costituzione e la Legge elettorale dovrebbero essere di prerogativa e responsabilità del Parlamento? In realtà, mai come in questi mesi, si è vista l’ingerenza e le pressioni del Governo nella discussione parlamentare, fino all’utilizzo del voto di fiducia, fatto inconcepibile per tutti coloro che hanno a cuore le prerogative parlamentari, prescritte dalla attuale Costituzione, dell’ordinamento repubblicano. Continua la lettura di Beschi: “Le ‘riformone’ del Governo e le pretese di JP Morgan”

Ferrari: “D’Alema polemizza con Renzi…a quando l’autocritica?”

psi con falce, martello e librodi Sergio Ferrari – E’ difficile non concordare con le critiche espresse da D’Alema nella sua intervista del 22 giugno u.s. al “Corriere della Sera” in relazione agli esiti delle elezioni locali appena trascorse. Che questi risultati rappresentino un motivo di riflessione negativa nei confronti del Governo – al di là degli esiti dei singoli concorrenti locali – è una questione ormai riconosciuta da parte dello stesso Presidente del Consiglio, ancorché in termini ovviamente diversi rispetto a quelli avanzati da D’Alema.  Ci sarà tempo e modo per tornare sull’intervista di D’Alema, ma una prima osservazione occorre avanzarla: Renzi e il suo Governo non sono piovuti sul paese nottetempo, non sono una costruzione imprevista o priva di una sua storia e di una sua cronaca.

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Penna: “RIDARE PRIORITA’ AL LAVORO E ALLA DEMOCRAZIA ECONOMICA”

carta diritti CgilRenzo Penna: “RIDARE PRIORITA’ AL LAVORO E ALLA DEMOCRAZIA ECONOMICA” – Dallo scoppio della crisi nel 2008 il termine ‘finanziarizzazione’ è stato tra i più utilizzati per spiegarne le ragioni e individuarne le cause. La definizione che ne ha dato Luciano Gallino – uno dei maggiori studiosi della materia – è che rappresenti un gigantesco progetto per generare denaro mediante denaro riducendo al minimo la produzione di merce. Il capitalismo che in origine si è sviluppato da una base essenzialmente industriale, negli ultimi decenni del novecento ha gradualmente abbandonato la strada del valore d’uso delle merci per divenire, soprattutto, un produttore di rendite. Soluzione che il sistema ha adottato per far fronte alle difficoltà emerse nell’economia reale dei paesi sviluppati e dovute, in particolare, alla forte riduzione di occasioni di investimento redditizio nella maggior parte dei comparti dell’industria e dei servizi.

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Zagrebelsky: Una Costituzione per farsi obbedire

Gustavo-Zagrebelskydi Gustavo Zagrebelsky (*)

 Democrazia e lavoro sono le radici della nostra Costituzione del 1948. Una cosa è cambiare, un’altra è il come cambiare. Il superamento del bicameralismo perfetto è largamente condiviso, ma siamo di fronte a un testo incomprensibile e al ritorno a condizioni pre-costituzionali. Coloro che, la riforma costituzionale, la vedono gravida di conseguenze negative non si aggrappano alla Costituzione perché è “la più bella del mondo”. Sono gli zelatori della riforma che usano quell’espressione per farli sembrare degli stupidi conservatori e distogliere l’attenzione dalla posta in gioco. La posta in gioco è la concezione della vita politica e sociale che la Costituzione prefigura e promette, sintetizzandola nelle parole “democrazia” e “lavoro” che campeggiano nel primo comma dell’art. 1. Qui c’è la ragione del contrasto, che non riguarda né l’estetica (su cui ci sarebbe peraltro molto da dire, leggendo i testi farraginosi, incomprensibili e perfino sintatticamente traballanti che sono stati approvati) né soltanto l’ingegneria costituzionale (al cui proposito c’è da dire che nessuna questione costituzionale è mai solo tecnica, ma sempre politica).

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Ferrari: “Da Keynes alla beatitudine economica”

di Sergio Ferrari (da www.cittadellascienza.it)

4 marzo 2016

Sergio Ferrari
Sergio Ferrari

Tra le varie domande che le incertezze economiche esistenti sollevano a livello internazionale, la più frequente – anche se non sempre espressa compiutamente – sembra essere quella che riguarda i tempi e i modi del superamento delle cause della crisi da tempo in atto.
Una crisi che ha evidenti connotati economici, ma non minori sono i segnali negativi in materia sociale, ambientale e delle relazioni internazionali. Continua la lettura di Ferrari: “Da Keynes alla beatitudine economica”