Vigevani: “Parliamo allora del Riformismo”

Prima pagina Copertina libro VigevaniPer contribuire al dibattito sul “Riformismo”, riportiamo dal libro “Fausto Vigevani: Il sindacato, la politica” (Ediesse 2014) questo intervento che colpisce per la sua piena attualità. Si tratta di un capitolo estratto dal documento “Riflessioni sulla situazione politica” del giugno 2000, promosso e redatto da Fausto Vigevani e che, in allora, fu condiviso e  sottoscritto anche dai parlamentari socialisti G. Benvenuto, R. Penna, F. Besostri, A. Cabras, L. Besso Cordero, G. Iuliano, G. Murineddo, G. Pittella.

“Parliamo allora del Riformismo
Poiché in queste settimane molti tra i Democratici di Sinistra hanno sottolineato i nostri limiti di riformismo riteniamo necessario e urgente parlarne per una precisa ragione politica attuale. Questa ragione consiste nel fatto che se si vuole vincere alle prossime elezioni politiche, l’ispirazione riformistica deve diventare esplicita e visibile nell’azione del governo e nella iniziativa del centro sinistra e dei D.S. nei prossimi mesi. Sappiamo che la debolezza del riformismo, della sua concezione affonda le sue radici nella storia politica del nostro paese, soprattutto nella sinistra italiana e che le rotture, le divisioni e le contrapposizioni, gli errori e i fallimenti da quella debolezza traggono origine. Continua la lettura di Vigevani: “Parliamo allora del Riformismo”

Zagrebelsky: “Con le “riforme” la politica va al servizio della finanza”

finanza e politicaIntervista a Gustavo Zagrebelsky – da “Il Fatto Quotidiano”, 22 agosto 2014.

Professor Zagrebelsky, che cosa l’ha colpito di più del memorandum 2013 di JP Morgan che presenta notevoli somiglianze con l’agenda di Matteo Renzi?

Prim’ancora del contenuto, del quale un po’ si è discusso, mi impressiona il fatto stesso che quel documento sia stato scritto. E che la sua esistenza non abbia suscitato reazioni. Non fa scandalo che un colosso della finanza mondiale parli di politica, istituzioni e Costituzioni come se queste dovessero rendere conto agli interessi dell’economia: rendere conto, non solo ‘tener conto’.

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Luciano Gallino: “QUATTRO ANNI SPRECATI”

Il crollo del Pilla Repubblica, 19 agosto 2014 –  Il rapporto debito pubblico-Pil sta viaggiando verso il 140 per cento, visto che il primo ha superato i 2100 miliardi. Questo fa apparire i ministri che si rallegrano perché nel corso dell’anno saranno di sicuro trovati tre o quattro miliardi per ridurre il debito dei tristi buontemponi.

“I governi Berlusconi, Monti, Letta, Renzi saranno ricordati come quelli che hanno dimostrato la maggiore incapacità nel governare l’economia in un periodo di crisi. I dati sono impietosi. Dal 2009 ad oggi il Pil è calato di dieci punti.Qualcosa come 160 miliardi sottratti ogni anno all’economia. L’industria ha perso un quarto della sua capacità produttiva. La produzione di autovetture sul territorio nazionale è diminuita del 65 per cento. L’indicatore più scandaloso dello stato dell’economia, quello della disoccupazione, insieme con quelli relativi alla immensa diffusione del lavoro precario, ha raggiunto livelli mai visti. La scuola e l’università sono in condizioni vergognose. Sei milioni di italiani vivono sotto la soglia della povertà assoluta, il che significa che non sono in grado di acquistare nemmeno i beni e i servizi di base necessari per una vita dignitosa. Continua la lettura di Luciano Gallino: “QUATTRO ANNI SPRECATI”

Riformare la Costituzione con Verdini?

Il ventennio di DeaglioCommento, aggiornato, di Renzo Penna al libro di Enrico Deaglio “Indagine sul Ventennio”

– All’inizio del Ventennio il tasso di disoccupazione era al 10,6 per cento, fece segnare il minimo nel 2007 (6,1 per cento) e continuò poi a crescere sino al 12,2 per cento del 2013.
– Nel 1994 quasi 6 milioni e mezzo di persone vivevano in condizioni di povertà, l’11,5 per cento della popolazione. Nel 2012 erano più di 9 milioni e mezzo, il 15,8 per cento.
– All’inizio la pressione fiscale incideva per il 40,77 per cento, nel 2012 per il 44 per cento.
– Le pensioni minime passarono dalle 602.350 lire al mese del 1994 ai 495,43 euro del 2013.
– Nel maggio 1944, quando si insediò il primo governo Berlusconi, lo spread era a 340 punti base; raggiunse il record minimo, sotto i 50 punti base, nel 1998 con l’ingresso dell’Italia nell’Unione monetaria (governo dell’Ulivo). Nel novembre 2011, nei giorni che portarono alle dimissioni anticipate di Berlusconi, il picco massimo: 575 punti base.
– I cittadini di origine straniera residenti in Italia erano mezzo milione del 1994, vent’anni dopo se ne contavano almeno cinque milioni.

Naturalmente il “Ventennio” è quello berlusconiano (1994-2014) raccontato da uno dei migliori giornalisti italiani, Enrico Deaglio, nel suo libro più recente: “Indagine sul Ventennio” (Feltrinelli Editore – marzo 2014) e i dati di raffronto tra l’inizio e la fine del periodo, sopra citati e riportati nel volume, meglio di tante analisi, ci dicono cosa sia stato e abbia significato per il Paese quel periodo. Continua la lettura di Riformare la Costituzione con Verdini?

Matteo Renzi – Il re è nudo

PhotoHandler.ashxdi Antonio Lettieri da “insight” – La crisi dell’eurozona ha assunto un carattere strutturale. Fra la Germania e la maggioranza dei paesi dell’eurozona si è creata una spaccatura incolmabile.

Matteo Renzi in Italia come in Europa non trascura mai di sottolineare con orgoglio il suo indiscutibile successo elettorale alle elezioni europee. La spiegazione, se vogliamo trovarne una non casuale,sta nel fatto che, differenza di altri governi usciti sconfitti dalla prova elettorale, il neonato governo di Renzi non poteva essere considerato complice delle sciagurate politiche europee. Renzi si è presentato come uomo nuovo, un outsider della politica, deciso, secondo uno slogan fortunato, a “cambiare verso” alla politica italiana ed europea. Un compito certamente ambizioso.

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