Il difficile compito di Elly Schlein: cambiare identità e forma al partito.
Renzo Penna, 1 marzo 2023
I tradizionali auguri di buon lavoro alla nuova segretaria del PD, se non vogliono risultare superficiali o di maniera, devono contemperare anche le indubbie difficoltà che la neo nominata dovrà necessariamente affrontare. Soprattutto se Elly Schlein intende veramente, come ha più volte affermato, combattere le diseguaglianze economiche e sociali presenti nella società italiana, difendere l’universalità del welfare (scuola, università, ricerca, sanità e previdenza), la sua natura pubblica ed eliminare le numerose tipologie di precarietà presenti nel mondo del lavoro.
Un impegno riformatore che non può non prevedere – insieme a una severa analisi delle cause della recente e disastrosa sconfitta alle elezioni – una seria e approfondita autocritica delle politiche condivise e realizzate dalla sinistra e dal centro sinistra negli ultimi trent’anni. Non adeguatamente affrontata da nessuno degli aspiranti alla segreteria, durante i lunghi mesi che hanno caratterizzato l’ultimo congresso del Partito democratico. Politiche che hanno fatto proprie e assorbito in maniera acritica gli indirizzi delle teorie e pratiche neoliberiste, provenienti in parte dagli Stati Uniti, in parte dall’Inghilterra della signora Thatcher e in parte dai tedeschi. Come ha analiticamente documentato il sociologo di Torino Luciano Gallino in una delle sue ultime interviste.[1]