La necessità di una risposta socialista

psi con falce, martello e librodi Sergio Ferrari – “Non si tratta ormai di tentare di capire la politica del Governo Renzi, cioè di un Governo che pretende di rappresentare, almeno a parole, anche la sinistra oggi in Italia. Sarà bene incominciare ad eliminare questa pretesa non per spirito polemico ma semplicemente per fare chiarezza: il Governo Renzi è un buon governo di centro. E d’altra parte come chiamare un Governo la cui politica economica e sociale è dettata – ormai è quasi ufficiale – dalla Confindustria? Si possono fare in proposito degli esercizi paraculturali intorno all’ideologia liberista, ma quello che interessa è sapere se le forze che lo sostengono, oltre a mugugnare, sono in grado di avere un’identità che non comprenda anche il principio secondo il quale “il partito ha sempre ragione”. Non è un invito ad uscire dalle attuali collocazioni, ma un richiamo a partecipare alla ricostruzione di una sinistra superando vecchi difetti.

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IL JOBS ACT: UNA REGRESSIONE CULTURALE

lo statuto e l'Avantidi Renzo Penna – “Quando – il 20 maggio 1970 – con la legge 300 fu approvato lo “Statuto dei diritti dei lavoratori”, furono in molti ad affermare che la Costituzione della Repubblica, finalmente, faceva il suo ingresso ed entrava nelle fabbriche, negli uffici, nei luoghi di lavoro. Dalla sua promulgazione erano dovuti trascorrere ben 22 anni, ma, infine, si poteva affermare che i principi fondamentali della Carta, in particolare gli articoli 1, 3 e 4 iniziavano ad avere effettiva applicazione. Lo statuto ha un padre: il socialista Giacomo Brodolini, ministro del Lavoro in un governo di centrosinistra alla fine degli anni sessanta. Fu lui a concepire quell’insieme di norme, con l’apporto di un fine giurista come Gino Giugni, ma, per una grave malattia, non poté assistere all’approvazione della suo ambizioso progetto che fu portato a termine dal suo successore: Carlo Donat Cattin, leader della corrente Forze Nuove della Democrazia Cristiana”.

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La recensione di R. Romano del volume di S. Ferrari “Società ed economia della conoscenza”

società di SFRecensione di Roberto Romano al volume “Società ed economia della conoscenza” di Sergio Ferrari  (Ed. Mnamon, Roma 2014) da “Moneta e Credito, vol 67 n° 268 – Nella società e nell’economia della conoscenza c’è qualcosa di nuovo e inedito: la possibilità di integrare gli strumenti convenzionali della politica economica con la conoscenza scientifica. Non perché in precedenza questa non fosse utilizzata, piuttosto perché il patrimonio accumulato dal sapere scientifico e tecnologico sta cambiando la strumentazione della politica economica. Il richiamo di Ferrari nel suo volume Società ed economia della conoscenza alle idee di Graziani (1997) e Sylos Labini (1993) è naturale.

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Luciano Gallino: “le interessate falsità sulla previdenza pubblica”

spiCgildi Luciano Gallino, “la Repubblica” (13 gennaio 2015) – Caro professor Boeri, mi permetto di richiamare la sua attenzione sul fatto che l’informazione riguardo alle pensioni è in gran parte incompleta, fuorviante o addirittura falsa. È superfluo ricordare che qualunque informazione venga diffusa in merito alla previdenza pubblica tocca milioni di persone che sperano di arrivare quanto prima a percepire una pensione, e altri milioni che una pensione già riscuotono. Penso che tutti loro abbiano un ragionevole diritto a che l’informazione pubblica sul sistema pensionistico sia possibilmente completa e corretta. Continua la lettura di Luciano Gallino: “le interessate falsità sulla previdenza pubblica”

L’Urbanistica del governo Renzi-Alfano-Lupi

vittorio EmilianiDi Vittorio Emiliani, da: Fondazione Nenni Blog – A proposito di idee, identità e avvenire, vorrei sottolineare come il governo Renzi-Alfano rappresenti una rottura palese col pensiero della sinistra democratica in materia urbanistica e invece una continuità, persino esibita, con la “filosofia” berlusconiana in materia. Guardate bene la pubblicità del governo che esalta la decisione di dare ancor più autonomia ai proprietari privati (centri storici inclusi) in materia di lavori di ristrutturazione. In essa si proclama con enfasi: “Decidi tu, è casa tua”. Come se la città non fosse un bene collettivo e il controllo su lavori importanti un fastidio invece statalistico. Essa è la figlia diretta del principio berlusconiano: “Ciascuno è padrone a casa sua”. Continua la lettura di L’Urbanistica del governo Renzi-Alfano-Lupi