Tronti: “Bruno Trentin e l’eclisse della sinistra”

Andrea Ranieri, Ilaria Romeo (a cura di), “Bruno Trentin e l’eclisse della sinistra”. Dai diari 1995-2006, Castelvecchi, Roma, 2020

Recensione di Leonello Tronti

 Il volume, curato amorevolmente da Andrea Ranieri e Ilaria Romeo, segue la precedente pubblicazione integrale dei diari di Bruno Trentin relativi al periodo di guida della confederazione di Corso d’Italia (1988-1994), curata nel 2017 per Ediesse da Iginio Ariemma. Quel testo, di oltre cinquecento pagine, aveva fatto molto discutere per i giudizi severi e a volte impietosi riservati alla stessa CGIL e a molti altri dirigenti del mondo sindacale, con i quali pure l’autore aveva condiviso straordinarie battaglie e impegni determinanti per la storia del Paese. A differenza di quello, il nuovo volume, di dimensioni più contenute ma non per questo meno denso e suggestivo, pubblica stralci selezionati dei diari di Trentin dal 1995 al 2006. Un periodo che, dopo l’abbandono della Segreteria della CGIL, vede l’impegno di lasciare al sindacato una piattaforma per il futuro, un «programma fondamentale» imperniato sui diritti e sulla solidarietà, e poi l’incarico nei DS come capo dell’ufficio del programma e quindi nel Parlamento Europeo, in sintonia con Jacques Delors e il suo progetto di fare dell’Europa l’“economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo”, in grado di realizzare “una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale”[1]. Un periodo che, seppure tormentato da profonde delusioni, scoramenti e momenti di cupa depressione, rimarrà comunque fino alla morte animato dall’ansia di progettare il futuro.

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Emiliani: “Lombardi, una passione irrefrenabile”

Riccardo Lombardi, una passione irrefrenabile
di Vittorio Emiliani (20 settembre 2004)

La moglie Ena aveva un bel supplicare chi accompagnava Riccardo nei giri elettorali. Fatelo parlare poco, altrimenti gli torna il male ai polmoni. Nel 1930 Lombardi era stato arrestato dalla polizia fascista e scientificamente picchiato con sacchetti di sabbia bagnata ledendogli per sempre un polmone e spedendolo in sanatorio. Ma quando lui si trovava di fronte come capitò una sera al Sociale di Stradella una platea gremita, di giovani soprattutto, disegnava quei suoi affreschi planetari parlando anche una o due ore. Senza che nessuno si schiodasse dalla sedia. Tutti affascinati da quell’oratore alto, magro, un po’ curvo, che parlava con voce forte, sempre a braccio, citando a memoria dati e cifre. L’ingegner Lombardi era così. Irrefrenabile nella passione politica. Nella voglia di comunicare agli altri, ai più giovani soprattutto, passione, libertà di mente, ragionamento politico. E gli astanti avvertivano che dietro quel volto impossibile da immaginare senza occhiali, in quella testa incassata fra le spalle ossute, c’era il più totale disinteresse personale, una mancanza di cinismo persino disarmante.

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