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Bufarale: Riccardo Lombardi e il centro-sinistra

Nel 40° anniversario della scomparsa di Riccardo Lombardi (18 settembre 1984) pubblichiamo il saggio dell’amico professore Luca Bufarale dedicato al ruolo e all’azione di Lombardi nei confronti del primo centro-sinistra

Riccardo Lombardi da fautore a critico del centro-sinistra

Luca Bufarale

Nato nel 1962 dall’intesa tra la Democrazia cristiana, i suoi tradizionali alleati socialdemocratici e repubblicani e il Partito socialista, all’opposizione dal 1948, il centro-sinistra esprime, tra alterne vicende, pressoché tutti i governi italiani almeno sino al 1972 ed è visto quasi unanimemente come uno snodo centrale nella storia della “prima repubblica”. La maggior parte degli studiosi ha sottolineato la contraddizione tra il lungo dibattito che ha preceduto il varo di questa formula politica (e le grandi speranze suscitate) da un lato, e la scarsità dei risultati ottenuti, in termini sia di riforme che di modifica degli equilibri politici, dall’altro. «Come mai – si chiede ad esempio Silvio Lanaro nella sua Storia dell’Italia repubblicana – un’alleanza preparata per quasi dieci anni, negoziata con estrema prudenza e uscita vittoriosa da scaramucce piccole e meno piccole, si rivela poi singolarmente avara di frutti concreti?» (Lanaro 1992, p. 327).

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Firma contro l’Autonomia differenziata

Contro l’Autonomia differenziata. Si all’Italia unita, libera, giusta

La Legge Calderoli va abrogata perché aumenterà i divari territoriali e peggiorerà le già insopportabili diseguaglianze sociali, a danno di tutta la collettività e, in particolare, di lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati, giovani e donne.

► DIVIDE IL PAESE

L’autonomia differenziata spacca l’Italia in tante piccole patrie, condannando il Paese all’irrilevanza politica ed economica, anche a livello europeo. E questo non è un problema solo del Mezzogiorno, ma anche del sistema produttivo del centro-nord.

► IMPOVERISCE IL LAVORO

Mette in discussione il contratto collettivo nazionale, che rappresenta un pilastro dell’unità e della coesione del Paese, per rispolverare le gabbie salariali che determinerebbero un ulteriore impoverimento dei salari.

► COLPISCE LA SICUREZZA

Regionalizza e frammenta la legislazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro, alimentando una competizione territoriale al ribasso sulla pelle di lavoratrici e lavoratori.

► SMANTELLA L’ISTRUZIONE PUBBLICA

Regionalizzando la scuola, infligge un colpo mortale alla stessa identità culturale dell’Italia. Difendiamo il diritto di studentesse e studenti a una scuola pubblica, nazionale, aperta al mondo.

► PRIVATIZZA LA SALUTE

Compromette definitivamente il Servizio Sanitario Nazionale: il diritto alla salute sarà riservato a chi potrà permetterselo, e le Regioni saranno ancor più libere di accelerare il processo di privatizzazione in atto.

► DEMOLISCE IL WELFARE UNIVERSALISTICO

Lasciando il “residuo fiscale” alle Regioni più ricche, priva il welfare pubblico e universalistico di risorse fondamentali per garantire i diritti sociali a tutte le cittadine e i cittadini.

► FRENA LO SVILUPPO

Sottrae totalmente allo Stato la competenza su materie strategiche: politiche energetiche; reti e infrastrutture; telecomunicazioni; porti e aeroporti; trasporti; ricerca scientifica; ambiente; cultura; rapporti con l’Ue; commercio con l’estero; protezione civile; previdenza complementare e integrativa; etc., pregiudicando le prospettive dell’intero sistema economico nazionale.

► FRAMMENTA LE POLITICHE AMBIENTALI

Rendendo impossibile un efficace contrasto al cambiamento climatico e la conversione ecologica del nostro sistema produttivo.

L’ITALIA DEVE ESSERE UNITA, LIBERA E GIUSTA

Firma CONTRO L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA

referendumautonomiadifferenziata.com

 

Lettieri: “Dalle elezioni Europee in crisi i governi francese e tedesco”

“I terremoti in Europa in un nuovo ordine mondiale”, di Antonio Lettieri

L’esito delle elezioni ha mostrato la crisi dei governi francese e tedesco, cioè dei due paesi che sono stati determinanti nella costruzione e nella guida dell’Unione europea fin dallo storico incontro tra De Gaulle e Adenauer nel 1958. E questo mentre nel mondo si inaspriscono le rivalità e si stringono inedite alleanze

L’importanza delle elezioni europee era ampiamente nota. Ma era impossibile prevedere un cambiamento così radicale nel mondo europeo. La vittoria del partito di Le Pen in Francia era attesa. Ma il risultato supera ogni previsione a causa del crollo del partito di Macron, con un misero 14% di voti.

Fino a pochi giorni fa Francia e Germania, seppure con accenti diversi, erano ancora una coppia al centro dell’Unione Europea. Ora il quadro è cambiato. Alla clamorosa sconfitta di Macron si accompagna quella di Scholz.
I tre partiti del governo tedesco hanno subito perdite clamorose, raggiungendo insieme poco più del 30% dei voti, circa un terzo del totale dei voti tedeschi. In sostanza, l’alleanza franco-tedesca vede il collasso dei partiti degli attuali governi.
Ma non è l’unica novità. Marine Le Pen, leader del partito di estrema destra, ha vinto più del previsto. Se la vittoria si consolidasse nelle elezioni del 30 giugno e 7 luglio, potremmo assistere ad una svolta clamorosa per la Francia e l’Unione Europea, con il giovane Jordan Bardella capo del governo e Marine Le Pen candidata alla presidenza della Repubblica nel 2027.

L’alleanza franco-tedesca

C’è stato un tempo in cui l’alleanza franco-tedesca era considerata un punto di svolta, fondamentale nella costruzione della Comunità europea. Fu suggellata nello storico incontro nell’autunno del 1958 tra Charles de Gaulle, eletto in estate alla guida della Francia, e Konrad Adenauer, nella residenza privata di Colombey-les-Deux-Églises . Una svolta che dominò i decenni successivi con l’alleanza franco-tedesca.
Tuttavia per de Gaulle i paesi appartenenti alla Comunità europea dovevano mantenere la propria sovranità in un quadro di stretta collaborazione sia nelle politiche interne che in quella internazionale.
Ma ciò che seguì fu caratterizzato da tendenze diverse, con Mitterrand e Delors che videro nell’alleanza franco-tedesca la direzione dell’Unione Europea come alternativa sostanziale alla sovranità degli Stati che la componevano. Come sappiamo, questo capitolo della storia europea si è chiuso con la clamorosa sconfitta di Macron e Schulz nei due principali paesi dell’Unione.
Il cambiamento radicale in Francia coincide – come si diceva – con la clamorosa sconfitta del governo tedesco, con la somma dei partiti di centrosinistra al 31 per cento: Socialdemocrazia ridotta a 14 seggi, Verdi e Liberali rispettivamente a 12 e 5 seggi. Insieme i partiti che sostengono l’attuale governo hanno meno di un terzo dei 96 seggi tedeschi al Parlamento europeo.
Il recente successo della destra in Francia e Germania ha avuto importanti ripercussioni anche in Italia con il consolidamento del partito di destra Fratelli d’Italia, guidato da Giorgia Meloni e dei suoi alleati: Forza Italia, fondata da Berlusconi, e la Lega guidata da Salvini. Buono invece il risultato del Partito democratico guidato da Elly Schlein con oltre il 24 per cento dei voti. Un avanzamento che, però, coincide con il drastico arretramento, seppure previsto, del Movimento Cinque Stelle .
Uno scenario in evoluzione

La politica europea ha subito un cambiamento radicale con il successo iniziale dell’approccio americano basato sulla rottura dei rapporti con la Russia.
L’America ha vinto la prima mano della partita giocata in Europa, ma si ritrova ad affrontare una realtà inaspettata. La Russia, apparentemente espulsa dall’Europa, ha stretto un accordo con la Cina. Nel frattempo, Cina e Russia fanno parte dell’alleanza tra Brasile e Sudafrica insieme all’India, dove il capo del governo Narendra Modi ha vinto nuovamente le recenti elezioni. E molti altri paesi devono essere aggiunti dall’America Latina e dall’Africa.
In questo mutato assetto planetario, gli Stati Uniti hanno sostanzialmente abbandonato l’Ucraina, cercando nel contempo di frenare la politica israeliana nei confronti della Palestina dopo la sostanziale distruzione dei centri abitati nella Striscia di Gaza e la dispersione di oltre un milione e mezzo di palestinesi sui 2 milioni e mezzo della Striscia.
Al profondo cambiamento dello scenario europeo si accompagnano gli inaspettati cambiamenti in Medio Oriente dove l’Arabia Saudita ha pianificato un importante rapporto con l’Iran pur avendo una vecchia alleanza con gli Stati Uniti. Allo stesso tempo, si è schierata a favore di una soluzione del conflitto con la Palestina indipendente da Israele.
Il mondo è diventato più complicato negli ultimi anni, quando il problema sembrava essere proprio la separazione della Russia dai confini europei e forse l’eliminazione di Putin dalla leadership russa.
Biden – che ha problemi familiari a causa della condanna del figlio come ex consigliere del governo ucraino – ha cercato di convincere il governo israeliano a fermare l’attacco a Gaza senza riconoscere il ruolo di Hamas nella lotta per l’indipendenza palestinese. Ma finora senza risultati concreti, vista la posizione di Netanyahu volta a eliminare il tentativo palestinese di avere uno Stato indipendente accanto a Israele.
La politica di Biden resta alla ricerca di una soluzione incentrata sulla sospensione – ma con quale esito? – dello scontro israelo-palestinese che potrebbe favorire il possibile successo di Trump alle elezioni di novembre. Una vittoria che, tra l’altro, coinciderebbe con la volontà di Trump di sospendere il conflitto con la Russia, ponendo la Cina al centro del confronto.
Pertanto, i cambiamenti verificatisi nelle esperienze europee vengono inaspettatamente inseriti in un quadro internazionale in movimento. Il futuro non può essere previsto. Ma è certo che il quadro è cambiato sotto molti aspetti. Vedremo quali conseguenze avranno i terremoti in Francia e Germania, i paesi più importanti nel passato come nel futuro dell’Unione Europea.

Sabato, 15. Giugno 2024,  da: eguaglianzaeliberta.it

 

Fondazione Di Vittorio: “Il Lavoro come Valore”

Fondazione Giuseppe Di Vittorio – Presentazione libro: Il Lavoro come Valore di Renzo Penna (Falsopiano, 2022)

Il lavoro conosce da oltre un trentennio un continuo processo di svalorizzazione e dequalificazione: da fondamento della Repubblica e della Costituzione chiamata a regolarla, da presupposto della cittadinanza sociale, un senso comune neoliberale e mercatista lo ha trasformato in un mero costo da abbattere, una variabile dipendente e sottomessa all’imperativo del profitto. Tutto ciò rende urgente la ricostruzione di un diverso immaginario, di un senso comune alternativo, il quale però non può che fondarsi sulla valorizzazione della Storia e della memoria del Movimento sindacale e dei lavoratori. Indagando conquiste e realizzazioni del mondo del lavoro è infatti possibile smentire l’idea che non esistano alternative praticabili, recuperando dal passato idee politiche e pratiche da rideclinare nel presente, per cambiarlo.

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SE MANCA LA GIUSTIZIA SOCIALE VIENE MENO LA LIBERTA’

SE MANCA LA GIUSTIZIA SOCIALE VIENE MENO LA LIBERTA’

di Renzo Penna – 25 aprile 2024*

La data del 25 aprile è simbolo dell’Italia libera e liberata, dopo venti mesi di Resistenza e uno straordinario tributo di sangue e di dolore. Fine dell’occupazione tedesca. Fine del fascismo. Fine del conflitto. Si abbatteva lo Stato fascista, ma anche il vecchio Stato liberale, e si avviava la costruzione di un nuovo Stato e di una nuova società. Il 2 giugno del 1946 il popolo sceglieva la Repubblica, votavano per la prima volta anche le donne e con la Costituzione del 1948 nasceva l’Italia democratica che si fonda sul lavoro e che ripudia la guerra.

Dovrebbe essere questa la festa più importante dell’anno, nella quale tutti si riconoscono e celebrano la riconquistata democrazia. Perché cosi non è? Come mai può accadere che, in previsione del 25 aprile, ad uno scrittore, uno storico noto per il suo impegno democratico, sia impedito di intervenire sul significato della festa in una rete della televisione pubblica?

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IL PARTITO DEL NON VOTO – E le ragioni del voto alla destra della working class 

IL PARTITO DEL NON VOTO – E le ragioni del voto alla destra della working class 

di Renzo Penna

Le recenti elezioni regionali hanno confermato la tendenza degli italiani a ridurre la partecipazione al voto. Nelle politiche si è passati dal 93,4% del 1976 al 63,9% delle ultime elezioni, settembre 2022, quando si è registrato un calo di 9 punti sulle precedenti del 2018. Il peggior crollo di partecipazione nella storia repubblicana e tra i dieci maggiori nella storia europea dal 1945 a oggi. Una tendenza all’astensionismo, non solo italiana, che riguarda, soprattutto, le persone meno abbienti e una parte significativa dei giovani.

Nel nostro Paese, secondo l’Istat, un cittadino su quattro vive a rischio di povertà o esclusione sociale. Cioè 14 milioni e 300 mila persone nel 2022 vivevano in una famiglia a grave rischio di povertà, senza un lavoro, con un reddito medio inferiore al 60% di quello mediano, ossia 11.155 euro, cioè meno di 930 euro mensili a famiglia. Mentre gli italiani in povertà assoluta sono 5,6 milioni. [1]

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Bufarale: “IL PRIMO CENTROSINISTRA E LA DIREZIONE DELL’ “Avanti!” DI LOMBARDI”

IL PRIMO CENTROSINISTRA E LA DIREZIONE DELL’ “Avanti!” DI RICCARDO LOMBARDI

Luca BUFARALE*

 

«Da oggi ognuno è più libero»

«Da oggi ognuno è più libero»: così l’«Avanti!» annuncia il 6 dicembre 1963 la costituzione del primo governo italiano che, dopo la rottura tra la Dc e le sinistre del 1947, vede la partecipazione dei socialisti. L’occhiello del quotidiano del Psi rincara la dose: «I lavoratori rappresentati nel governo del paese».[1] Un trionfalismo forse eccessivo – si potrebbe dire ex post – ma che ben rappresenta le speranze suscitate dal centro-sinistra presso settori consistenti dell’opinione pubblica. Libertà ed eguaglianza: due aspirazioni che, come rimarca il titolo, vengono viste come inscindibili dai partiti della sinistra, almeno in questa fase storica. Il centro-sinistra sembra venire incontro ad entrambe. Se, ad esempio, le proposte di elaborare uno statuto dei diritti dei lavoratori e di modificare i codici di pubblica sicurezza sembrano aprire nuovi spazi di libertà dopo il clima repressivo degli anni Cinquanta, i progetti di riforma che toccano l’energia elettrica, la scuola, i contratti di mezzadria nelle campagne, le società per azioni, l’energia elettrica e i suoli urbani edificabili appaiono diretti ad una gestione più democratica di alcune risorse fondamentali, a contrastare alcuni assetti monopolistici dell’economia e a garantire maggiori possibilità alle fasce sociali meno abbienti.

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Penna: “Il Governo consegna la Sanità ai privati”

IL GOVERNO CONSEGNA LA SANITA’ AI PRIVATI

di Renzo Penna

La campagna strisciante volta a privatizzare la sanità pubblica, a vantaggio di imprenditori e assicurazioni e a danno dei cittadini, è in atto da tempo e negli ultimi anni sta registrando una forte accelerazione. Un indirizzo, quello del privato, già esplicitamente previsto nel Libro Verde sul welfare del ministro Sacconi durante il IV governo di Silvio Berlusconi (2008-2011). Ma è stata,  in particolare, la legge di “riordino” del 1992[1] che, introducendo il concetto di aziendalizzazione delle Unità Sanitarie Locali (USL) trasformate in Aziende Sanitarie Locali (ASL), ha modificato nel profondo gli indirizzi della riforma del 1978 e prodotto una dequalificazione delle risorse umane con una conseguente caduta di qualità ed efficacia. È così venuta meno una visione complessiva del SSN. La salute veniva sostanzialmente considerata un costo da governare con un presidio di iper-managerialità, in grado di controllare, secondo una funzione di tipo gerarchico-specialistico, lo sviluppo del sistema. In questa prospettiva si è perso di vista l’elemento della territorializzazione della gestione della salute, vissuto come un appesantimento della struttura sociale. Le ricadute di tale  scelta le abbiamo, di recente, misurate durante la pandemia da Covid-19.

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Ferrari: “Per una nuova alternativa socialista”

UN VECCHIO PROGETTO PER UNA NUOVA ALTERNATIVA DI SINISTRA

di Sergio FERRARI

Come è noto, l’Associazione Labour “R. Lombardi”, ha curato, con il dott. Bufarale come autore, la pubblicazione di un volume sulla vita politica di Riccardo Lombardi a partire dagli anni iniziali sino ai primi anni ‘60.  Gli anni successivi, il periodo che va dagli anni ’60 al 1984, rappresentano per il nostro paese un periodo storico che avrebbe portato alla seconda repubblica.
In quegli anni il PSI, nonché, ovviamente, il PCI e la DC, praticamente tutte le forze politiche, erano di fatto bloccate su una condizione di conservazione politica in coerenza con gli equilibri politici tra USA e URSSS.
Mentre sul piano economico si andava esaurendo la spinta keynesiana e si affermava la cultura liberista, in un contesto di progressiva e grave crisi economica nazionale e internazionale, Riccardo  Lombardi sviluppava la sua proposta di alternativa di sinistra, che non solo avrebbe dovuto dar seguito all’ormai esaurito  centro-sinistra, ma anche affrontare in termini strutturali e profondi la crisi sociale ed economica da tempo in atto nella società capitalistica.

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I contenuti del “quaderno di Labour” n. 12

Presentazione del “Quaderno di Labour” n. 12

Il dodicesimo “quaderno di labour” è diviso in due parti, con un documento in appendice.
– Nella prima, a venti anni dalla scomparsa di Fausto Vigevani,
si occupa del convegno promosso dall’Associazione Labour “R. Lombardi” e dalla CGIL nazionale che si è svolto, sabato 4 marzo 2023, presso la sala Mandela della Camera del Lavoro di Piacenza.
Titolo dell’iniziativa: “Fausto Vigevani – L’uomo, il sindacalista, il
politico. La sua storia, la nostra storia”.
Per la Camera del Lavoro ha coordinato gli interventi il responsabile dell’Ufficio Stampa Mattia Motta, mentre il Segretario Generale della CGIL di Piacenza Ivo Bussacchini ha introdotto i lavori e la Presidente del Consiglio Comunale Paola Gazzolo ha portato il saluto dell’Amministrazione.
A prendere per primo la parola è stato Carlo Pronti che ha ricordato l’amicizia con Vigevani iniziata al ginnasio e proseguita tutta la vita.

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