Lettieri: “L’anno che può sconvolgere l’Europa”

di Antonio Lettieri 16/09/2018 (*) –  Le elezioni del Parlamento Ue in primavera indeboliranno ancora, con ogni probabilità, le coalizioni che hanno tradizionalmente guidato la maggior parte dei paesi, alla vigilia dei rinnovi delle principali cariche di vertice. In Italia, nonostante le ambiguità e contraddizioni, il governo giallo-verde gode dell’appoggio popolare. Se davvero attuerà una politica più espansiva sarà un segnale importante. E’ possibile un cambio di rotta sia da noi che nell’Unione.
Nei sondaggi correnti la maggioranza degli elettori si schiera a favore del governo basato sulla coalizione fra Cinquestelle e Lega. Ma se si chiedesse ai militanti di ciascuno dei due partiti della coalizione quale sarebbe stata la sua scelta preferenziale, almeno una parte avrebbe espresso una scelta diversa: l’una a favore di una coalizione chiaramente di destra; l’altra per un’alleanza fra Cinquestelle e Partito democratico. La ragione è chiara. La lega di Salvini è un partito inequivocabilmente di destra. Mentre in una parte dei Cinquestelle, forse la maggioranza, prevale un’inclinazione di sinistra.

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Penna: “LA SINISTRA SENZA POPOLO”

di Renzo Penna – A fine agosto l’ex segretario del PD Walter Veltroni, con un lungo articolo pubblicato con rilievo da “la Repubblica”, è intervenuto nel dibattito politico denunciando la pericolosità del momento e i rischi che corre la democrazia. “Non chiamiamoli populisti – ha affermato – contro questa destra estrema è l’ora di una nuova sinistra”. L’intervento, come era prevedibile, ha suscitato diversi commenti. Il più entusiasta Eugenio Scalfari per il quale “Veltroni ha scritto uno splendido articolo fondato su tre punti capitali: la democrazia, la sinistra italiana, l’Europa”. Nel lungo pezzo alcuni hanno, in particolare, evidenziato le parti che sono suonate maggiormente critiche nei confronti di Matteo Renzi: la denuncia del partito liquido, l’uso del termine rottamazione che “non è una nostra parola, figlia della nostra cultura” e, soprattutto, il giudizio verso il M5S nei cui confronti “la sinistra ha compiuto gravi errori. Ha cambiato mille volte atteggiamento, ha demonizzato… senza capire che molti dei voti andati il 4 marzo ai cinque stelle erano di elettori della sinistra”. Su quest’ultimo aspetto, considerando ineccepibile l’analisi sul movimento di Grillo e la fuga di massa dal Pd, Antonio Padellaro, però, si domanda se davvero Veltroni “può pensare che a quei tanti ex elettori, per ravvedersi e tornare a casa, sarà sufficiente una bella riverniciata al partito di cui egli è stato il fondatore, magari cambiando nome all’insegna? O rimanendo solo in fervida attesa di una ipotetica dissoluzione dei Cinquestelle?”

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Tronti: “Il Sindacato e la crisi sociale”

di Leonello Tronti (Università degli Studi Roma Tre), intervento al convegno dell’Associazione Labour: “Fausto Vigevani: l’innovazione nel Sindacato e nella politica”, CGIL Nazionale, 11 giugno 2018

1. Premessa
Purtroppo non ho mai la fortuna di conoscere personalmente Fausto Vigevani e, non avendo sufficientemente approfondito la sua opera e la sua figura, non ritengo opportuno parlare di lui direttamente. Vorrei quindi rifarmi al suo impegno in modo indiretto, partendo dal momento storico in cui maturò il decreto di San Valentino: una fase davvero critica per il sindacato italiano e in particolare per la componente socialista della CGIL. In quella fase Vigevani, che dal 1982 era membro della segreteria nazionale della CGIL, fu chiamato a svolgere un ruolo molto difficile, di minoranza e non condivisione, se non di aperta opposizione alla linea confederale. Un ruolo di difesa dell’embrione di unità sindacale, costruito con fatica sulla base dell’impulso della FLM di Trentin, Carniti e Benvenuto, contro la posizione largamente maggioritaria del suo stesso sindacato.
Credo che quel momento sia stato davvero cruciale rispetto ai successivi sviluppi della società e dell’economia e che pertanto, avendo a mente la posizione di Vigevani, sia opportuno discutere sinteticamente di come la fragilità dell’unità sindacale abbia condizionato sino ad oggi la storia sociale ed economica del nostro Paese. Dall’esame delle condizioni critiche che si sono venute a creare da allora è quindi utile passare ad esaminare le prospettive si aprono oggi, in un momento di relativo consolidamento della prospettiva unitaria, su temi quali la riforma del modello contrattuale, la politica industriale e il ruolo delle relazioni industriali nel disegno di una fase di accelerazione dello sviluppo e di lotta alla crisi sociale del Paese.

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