L’indulto non ferma la lotta contro l’Eternit

Nuovi casi di mesotelioma diagnosticati nelle ultime settimane a Casale

di Renzo Penna

Una delle conseguenze della legge sull’indulto che più hanno causato sconcerto, in particolare nella nostra provincia, ha certamente riguardato la mancata esclusione dei reati contro l’ambiente, la sicurezza e la tutela della salute nei luoghi di lavoro. Una esclusione che rischia di determinare gravi conseguenze nei confronti dei lavoratori e dei cittadini esposti nelle realtà a rischio. Infatti, uno sconto di pena per reati tanto gravi come l’omicidio colposo o il disastro doloso, oltre a rappresentare una sostanziale garanzia di impunità per i responsabili, può anche vanificare anni di impegnative e difficili indagini, spesso condotte contro potenti e agguerriti gruppi multinazionali.

E’ il caso dell’inchiesta nei confronti dei fratelli svizzeri Stephan e Tomas Schmidheiny, proprietari dello stabilimento Eternit di Casale Monferrato, accusati di essere i responsabili per i danni irreversibili che l’amianto ha provocato e continua a causare: il mesotelioma pleurico, l’asbestosi, il carcinoma polmonare, non solo nei confronti di chi ha lavorato nello stabilimento, ma dei loro famigliari e di chi abita o ha vissuto nelle vicinanze della fabbrica.

Ricordiamo che l’Eternit di Casale Monferrato – il più grande stabilimento d’Europa della multinazionale svizzera – ha prodotto per 80 anni (1906-1986) manufatti in amianto raggiungendo negli anni ’50 e’60 punte di 2000 dipendenti.

– L’inchiesta del Procuratore Guariniello

L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto di Torino Raffaele Guariniello e che riguarda i lavoratori di tutti gli stabilimenti Eternit italiani e svizzeri, sta per entrare nella sua fase decisiva.

Per gli ex proprietari dello stabilimento di Casale si prospetta la richiesta del rinvio a giudizio, con l’accusa di aver procurato un disastro doloso, e verso la fine dell’anno potrebbe iniziare a Torino l’atteso processo. Per la gravità del reato e le sue conseguenze sui responsabili si prevede un dibattimento molto impegnativo con la presenza di potenti studi legali a fianco degli Schmidheiny.

Nei mesi scorsi l’annuncio di una possibile amnistia anche per queste tipologie di reati ha già rischiato di vanificare il lavoro portato avanti, in sede civile, dal liquidatore della società Bacon, che controllava gli stabilimenti italiani della Eternit, e dai legali delle centinaia di morti dovuti all’amianto.

E’ così sfumata, rinviandola nel tempo, una concreta possibilità di riconoscere i danni e risarcire in maniera accettabile le famiglie delle 800 vittime dell’Eternit rappresentate, tramite i legali, dall’Associazione dei famigliari.

– Le iniziative del Comitato per la “Vertenza amianto”

Nonostante queste impreviste difficoltà è ripresa a Casale e prosegue l’iniziativa e la mobilitazione del Comitato per la “Vertenza amianto” insieme alle istituzioni, tra le quali la Regione Piemonte e la Provincia di Alessandria, per ottenere, in sede penale e civile, giustizia per i morti, per realizzare la bonifica completa del territorio e sviluppare la ricerca contro le malattie da amianto.

A Casale i casi di mesotelioma sono in aumento: 35 diagnosi l’anno, di cui una parte crescente riguarda cittadini che non hanno mai lavorato in fabbrica, mentre il picco della malattia si prevede ci sarà solo attorno al 2015.

Nell’ultimo periodo di particolare importanza è risultata l’iniziativa del Comitato indirizzata a costituire un fronte comune fra le diverse località italiane sedi degli stabilimenti Eternit: Casale Monferrato (Al), Cavagnolo (To), Bagnoli (Na), Rubiera (Re) e la miniera di Balangero (To) e, con la missione al Parlamento europeo di Bruxelles e gli incontri con i sindacati e le associazioni del Brasile, volta a far diventare la “Vertenza amianto” un tema internazionale per accrescere conoscenza e sensibilizzazione sui danni procurati dall’amianto e ottenere la sua messa al bando da parte di tutte le nazioni. Nel contempo si sta lavorando alla costituzione, in Europa, del coordinamento di tutti i legali impegnati nelle vertenze con l’Eternit.

– Risoluzione dell’Oil per la messa al bando dell’amianto

In questo contesto la lotta contro l’amianto ha di recente conseguito un importantissimo successo con l’approvazione, lo scorso 14 giugno a Ginevra, di una risoluzione per la messa al bando dell’amianto a livello mondiale adottata dalla 95° Conferenza dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Oil). Fondamentale per questa storica risoluzione è stato il sostegno unanime di tutte le Nazioni dell’Unione europea che, con l’appoggio dei paesi africani hanno sconfitto le resistenze opposte dal Canada – l’attuale maggiore produttore ed esportatore di amianto – e dagli USA.

Infatti, mentre nel nostro paese la produzione e la commercializzazione di amianto è vietata dal marzo 1993, con l’entrata in vigore della legge 257/92, nel mondo si producono tuttora ogni anno due milioni di tonnellate di amianto. Questa situazione sta provocando un allargamento del “contagio” dai paesi industrializzati a quelli in via di sviluppo e, ogni anno, si stima siano almeno 100.000 i lavoratori che muoiono per le malattie indotte dall’esposizione all’amianto.

Secondo Jukka Takala, direttore del programma dell’Oil “Safe Work” (Lavoro Sicuro), le morti da amianto proseguiranno fino alla fine del secolo, mentre l’attuazione della risoluzione potrà portare, nei prossimi dieci anni, il numero dei paesi che hanno bandito l’asbesto, dagli attuali 40 a 100, riducendo radicalmente l’impiego dell’amianto. Questa risoluzione giunge opportuna e può rappresentare un buon viatico sia per l’andamento dell’inchiesta contro l’Eternit che a consentire di superare nel nostro paese i ritardi dei programmi per il censimento, il controllo e la bonifica dei componenti di amianto esistenti e la tutela dei lavoratori ex esposti.

– I nuovi emblematici casi di mesotelioma diagnosticati dopo il 3 maggio

Ma, tornando a noi, la legge dell’indulto che si applica ai reati commessi prima del 3 maggio di quest’anno, per quanto riguarda l’amianto, non ha, purtroppo, fermato o attenuato la malattia. E nell’inchiesta in corso una rilevanza maggiore assumono i casi di malattia riscontrati, appunto, dopo il 3 maggio, in quanto l’indulto e i correlati sconti di pena si applicano solo fino a quella data. Questi rappresentano nuovi drammatici casi umani, vicende emblematiche che aggiungono valore alla lotta di una città per ottenere giustizia. Una lotta che a Casale, iniziata e promossa dalla locale Camera del Lavoro, da anni è condotta con grande determinazione, unità, partecipazione e capacità di iniziativa.

Tra le persone alle quali è stato di recente diagnosticato il mesotelioma vi è Mario Caprari, casalese di 59 anni che ha lavorato 16 anni all’Eternit, da venti ha lasciato la fabbrica e ha, con un coraggioso atto di denuncia, deciso di rendere pubblica la sua condizione e contribuire alla comune lotta per avere giustizia. Caprari sarà interrogato dalla Procura di Torino e il suo caso – insieme ad altri, che si trovano nelle stesse sue difficili condizioni, hanno presentato denuncia, ma deciso di mantenere il riserbo sulla loro identità – rappresenterà un elemento importante nell’indagine che il procuratore Guariniello sta conducendo.

Il 30 marzo di quest’anno a Casale, dopo una lunga e complessa bonifica, si è avviata l’attesa e fortemente voluta demolizione dello stabilimento dell’Eternit. Erano nell’occasione presenti numerosi ex dipendenti, i rappresentanti dei famigliari delle vittime, del sindacato e di tutte le istituzioni della regione. I prossimi mesi saranno segnati dalla conclusione dell’inchiesta e dal processo contro i proprietari della multinazionale per dimostrare le responsabilità e ottenere giustizia per le vittime. E’ necessario che anche il governo Prodi assegni al tema della lotta all’amianto l’attenzione, la sensibilità e le risorse che il rispetto per le vittime dell’amianto e lo straordinario impegno civile dell’Associazione dei famigliari meritano.

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