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Piketty: “Trasformare politiche e Istituzioni UE”

Appello promosso da Thomas Piketty e l’elenco dei firmatari – Noi, cittadini europei, provenienti da contesti e paesi diversi, lanciamo oggi questo appello per una profonda trasformazione delle istituzioni e delle politiche europee. Questo Manifesto contiene proposte concrete, in particolare un progetto per un Trattato di democratizzazione e un Progetto di budget che può essere adottato e applicato nella sua forma attuale dai paesi che lo desiderino, senza che nessun altro paese possa bloccare quanti aspirino al progresso. Può essere firmato on-line da tutti i cittadini europei che in esso si riconoscono. Può essere modificato e migliorato da qualunque movimento politico. Dopo la Brexit e l’elezione di governi antieuropeisti a capo di diversi paesi membri, non è più pensabile continuare come prima. Non possiamo limitarci ad aspettare le prossime uscite o un ulteriore smantellamento senza apportare cambiamenti radicali all’Europa di oggi.

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Penna: “CAMBIA IL CLIMA E IL PAESE SI SCOPRE FRAGILE”

“I fenomeni atmosferici di questo autunno che hanno flagellato la penisola, mai così estremi per intensità e diffusione, ci dicono che il cambiamento del clima è in atto e riguarda, insieme al bacino del mediterraneo, direttamente il nostro Paese. A lanciare l’allarme è uno studio internazionale, pubblicato dalla rivista scientifica Nature Climate Change, che rappresenta un monito soprattutto per i paesi del sud del Mediterraneo. Secondo l’analisi – la prima a valutare a largo spettro le conseguenze per chi vive nel mare racchiuso tra Europa ed Africa – la temperatura media è già aumentata di 1,4 gradi centigradi rispetto all’era pre-industriale. Ciò significa che nella regione i cambiamenti climatici progrediscono ad un ritmo più veloce rispetto al resto del mondo. A livello globale, infatti, la crescita della temperatura è stata, finora, di un “solo” grado. Questa diversa progressione del fenomeno si registra anche ai due poli della terra. Mentre il riscaldamento dell’Artide procede a velocità doppia, l’Antartide conserva una temperatura più fredda. Nell’estremo nord – nei territori di Russia, Canada e Stati Uniti che circondano il Circolo Polare – con il ritrarsi dei ghiacciai, la terra congelata da millenni tende a sciogliersi (permafrost) e i climatologi temono che si liberi in atmosfera una grande quantità di gas serra rimasta per millenni immobilizzata.

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Lombardi e il piano del lavoro 1949-’50 della CGIL

Riccardo Lombardi: “ Il problema dei finanziamenti e l’obiettivo del Piano del lavoro della CGIL” ( da “Rinascita”, febbraio/1950).
Nel 1950 la CGIL lanciava la campagna per il “Piano del lavoro”. Il Piano presupponeva una messa in discussione del modello di sviluppo perseguito dalla DC e dai suoi alleati nel primo quinquennio repubblicano. Un modello di sviluppo teso a privilegiare l’accumulazione privata e la libertà del mercato nel stabilire le priorità di investimento nel Paese. Contro questa visione si scagliò Riccardo Lombardi, uno dei più attivi e competenti difensori del Piano confederale. Nell’articolo che segue, pubblicato su “Rinascita” nel febbraio del 1950, Lombardi confuta l’impianto liberista delle misure economiche portate avanti dai governi De Gasperi e sottolinea le potenzialità di crescita di un piano di intervento statale. Si tratta di un dibattito che, a distanza di quasi 70 anni, risulta utile a capire la vera natura dello scontro in atto oggi tra i sostenitori dell’austerità e chi propone la necessità dell’intervento pubblico come via privilegiata verso la ricostruzione di un’economia al servizio delle persone.

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Ruffolo: “PD, la crisi di un partito senza identità” (22/09/2010)

di Giorgio Ruffolo, la Repubblica, 22 settembre 2010. “C’è chi dice che il Partito democratico non c’è più. C’è chi dice che non c’è mai stato. Sulla sua esistenza grava un peccato originale. Pur di non riconoscersi in una identità socialista questo nuovo partito ha scelto un non-luogo politico esponendosi al rischio, puntualmente verificatosi, di costituirsi come congerie di gruppi e progetti disparati. Parlai allora, esprimendo le mie riserve, di salade niçoise. Il fatto è che le identità politiche non si inventano con brillanti improvvisazioni. Sono storia e memoria, non slogan che degradano la politica in pubblicità. Questa sua condizione di nomade politico si è subito rivelata nella difficoltà di trovare una collocazione politica precisa in Europa e nella pretesa che fossero i partiti socialisti europei a rinunciare alla loro identità in nome di non si sa che cosa.
Ma c’è di più. Il nobile e ambizioso proposito di realizzare la confluenza in una nuova forza politica di due grandi correnti sociali, una sinistra laica e una sinistra cattolica, avrebbe richiesto la elaborazione di un progetto di società come fondamento ideologico del nuovo partito. Il termine ideologia è stato screditato da Marx come «falsa coscienza». E invece, come Bobbio ricorda, deve essere inteso nel suo significato originario, di interpretazione della storia e di ispirazione ideale ed etica della politica. Ora, non si ha neppure la minima traccia, nella breve e tormentata vita del Partito democratico, di un investimento culturale e politico inteso a costruire una ideologia moderna, una proposta di società, un progetto di riforme economiche, istituzionali e sociali capace di concretarla.

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Lettieri: “L’anno che può sconvolgere l’Europa”

di Antonio Lettieri 16/09/2018 (*) –  Le elezioni del Parlamento Ue in primavera indeboliranno ancora, con ogni probabilità, le coalizioni che hanno tradizionalmente guidato la maggior parte dei paesi, alla vigilia dei rinnovi delle principali cariche di vertice. In Italia, nonostante le ambiguità e contraddizioni, il governo giallo-verde gode dell’appoggio popolare. Se davvero attuerà una politica più espansiva sarà un segnale importante. E’ possibile un cambio di rotta sia da noi che nell’Unione.
Nei sondaggi correnti la maggioranza degli elettori si schiera a favore del governo basato sulla coalizione fra Cinquestelle e Lega. Ma se si chiedesse ai militanti di ciascuno dei due partiti della coalizione quale sarebbe stata la sua scelta preferenziale, almeno una parte avrebbe espresso una scelta diversa: l’una a favore di una coalizione chiaramente di destra; l’altra per un’alleanza fra Cinquestelle e Partito democratico. La ragione è chiara. La lega di Salvini è un partito inequivocabilmente di destra. Mentre in una parte dei Cinquestelle, forse la maggioranza, prevale un’inclinazione di sinistra.

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Penna: “LA SINISTRA SENZA POPOLO”

di Renzo Penna – A fine agosto l’ex segretario del PD Walter Veltroni, con un lungo articolo pubblicato con rilievo da “la Repubblica”, è intervenuto nel dibattito politico denunciando la pericolosità del momento e i rischi che corre la democrazia. “Non chiamiamoli populisti – ha affermato – contro questa destra estrema è l’ora di una nuova sinistra”. L’intervento, come era prevedibile, ha suscitato diversi commenti. Il più entusiasta Eugenio Scalfari per il quale “Veltroni ha scritto uno splendido articolo fondato su tre punti capitali: la democrazia, la sinistra italiana, l’Europa”. Nel lungo pezzo alcuni hanno, in particolare, evidenziato le parti che sono suonate maggiormente critiche nei confronti di Matteo Renzi: la denuncia del partito liquido, l’uso del termine rottamazione che “non è una nostra parola, figlia della nostra cultura” e, soprattutto, il giudizio verso il M5S nei cui confronti “la sinistra ha compiuto gravi errori. Ha cambiato mille volte atteggiamento, ha demonizzato… senza capire che molti dei voti andati il 4 marzo ai cinque stelle erano di elettori della sinistra”. Su quest’ultimo aspetto, considerando ineccepibile l’analisi sul movimento di Grillo e la fuga di massa dal Pd, Antonio Padellaro, però, si domanda se davvero Veltroni “può pensare che a quei tanti ex elettori, per ravvedersi e tornare a casa, sarà sufficiente una bella riverniciata al partito di cui egli è stato il fondatore, magari cambiando nome all’insegna? O rimanendo solo in fervida attesa di una ipotetica dissoluzione dei Cinquestelle?”

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Tronti: “Il Sindacato e la crisi sociale”

di Leonello Tronti (Università degli Studi Roma Tre), intervento al convegno dell’Associazione Labour: “Fausto Vigevani: l’innovazione nel Sindacato e nella politica”, CGIL Nazionale, 11 giugno 2018

1. Premessa
Purtroppo non ho mai la fortuna di conoscere personalmente Fausto Vigevani e, non avendo sufficientemente approfondito la sua opera e la sua figura, non ritengo opportuno parlare di lui direttamente. Vorrei quindi rifarmi al suo impegno in modo indiretto, partendo dal momento storico in cui maturò il decreto di San Valentino: una fase davvero critica per il sindacato italiano e in particolare per la componente socialista della CGIL. In quella fase Vigevani, che dal 1982 era membro della segreteria nazionale della CGIL, fu chiamato a svolgere un ruolo molto difficile, di minoranza e non condivisione, se non di aperta opposizione alla linea confederale. Un ruolo di difesa dell’embrione di unità sindacale, costruito con fatica sulla base dell’impulso della FLM di Trentin, Carniti e Benvenuto, contro la posizione largamente maggioritaria del suo stesso sindacato.
Credo che quel momento sia stato davvero cruciale rispetto ai successivi sviluppi della società e dell’economia e che pertanto, avendo a mente la posizione di Vigevani, sia opportuno discutere sinteticamente di come la fragilità dell’unità sindacale abbia condizionato sino ad oggi la storia sociale ed economica del nostro Paese. Dall’esame delle condizioni critiche che si sono venute a creare da allora è quindi utile passare ad esaminare le prospettive si aprono oggi, in un momento di relativo consolidamento della prospettiva unitaria, su temi quali la riforma del modello contrattuale, la politica industriale e il ruolo delle relazioni industriali nel disegno di una fase di accelerazione dello sviluppo e di lotta alla crisi sociale del Paese.

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La macroeconomia e il voto italiano

Riproponiamo da vocidallestero.it la traduzione di un articolo apparso su INET Blog, di grande attualità per il nostro paese. Walter Paternesi Meloni e Antonella Stirati, rispettivamente assegnista di ricerca e professore ordinario di Economia politica presso il dipartimento di Economia dell’Università di Roma Tre, ci invitano a fare un passo indietro ed esaminare le cause macroeconomiche che hanno portato alla vittoria dell’attuale coalizione di governo, tenendo d’occhio anche le sfide che attendono i partiti di governo nei prossimi mesi – 6 agosto 2018

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Tronti: “Economia della conoscenza e sindacato”

L’algoritmo e la partecipazione. Economia della conoscenza e sindacato – di Leonello Tronti (Università degli Studi Roma Tre), in “Industri@moci”, n. 33 (luglio-agosto 2018).

L’economia della conoscenza sottopone il lavoro a notevoli tensioni, che impongono profonde e crescenti diseguaglianze e nuove segmentazioni. Per quanto l’economia della conoscenza sia un fenomeno che data solo pochi decenni, già si possono intravedere diversi paradigmi di trasformazione del lavoro.
Le differenze si producono, anzitutto, a seconda che il lavoro si collochi dentro o fuori della filiera di produzione della conoscenza, ben sintetizzata dall’educatore Nicholas Henry nella piramide DICS (Dato, Informazione, Conoscenza, Sapienza).
In secondo luogo, in una situazione in cui la gran parte delle attività tende a collocarsi almeno in certa misura all’interno della piramide, il lavoro si caratterizza a seconda del livello della piramide in cui si colloca, che schematizza anche, in termini di rarità e complessità crescenti, la catena del valore che la conoscenza produce.

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Riccardo Lombardi riflette sulla “Politica di Piano”

Teche Rai – 1963 – Tribuna Politica

Riccardo Lombardi – Tribuna politica 1963 from Socialismo Italiano 1892 on Vimeo.

Riccardo Lombardi svolge una riflessione critica intorno al concetto di “Politica di piano”.
Politico, giornalista, partigiano e ingegnere italiano, storico esponente del Partito Socialista Italiano, Riccardo Lombardi fu poi, fino all’epoca craxiana, il leader della corrente di sinistra interna del PSI, dove erano confluiti anche i socialisti rivoluzionari, gli oppositori del centro-sinistra “organico” e gli ex-massimalisti antisovietici, che fu detta appunto “sinistra lombardiana”.
Eletto all’assemblea costituente, promotore del distacco delle sinistre dall’Unione sovietica, fu deputato ininterrottamente dal 1948 al 1983 e diresse l’organo ufficiale “Avanti!” nel 1949-1950 e di nuovo nel 1963-1964.
Fonte: teche.rai.it