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“1968: L’ANNO DEGLI STUDENTI”

il '68Renzo Penna: “1968: L’ANNO DEGLI STUDENTI”Nel mondo le premesse del ’68 risalgono al 20 novembre 1964, quando 5 mila studenti occuparono il campus universitario di Berkeley, sede dell’Università della California. Un anno dopo, il 17 aprile 1965, a Washington, ci fu la prima manifestazione contro la guerra del Vietnam; nel 1966, il 5 agosto, in Cina, fu pubblicato il documento di Mao Tse-tung (Bombardare il quartiere generale) che dava inizio alla Rivoluzione culturale; il 1967 fece registrare l’uccisione di Che Guevara in Bolivia (9 ottobre); tre eventi che, secondo lo storico Giovanni De Luna, incisero profondamente nell’immaginario e nelle scelte politiche degli studenti.[1] Mentre in Italia, se le prime mosse hanno origine a Trento nell’occupazione della facoltà di Sociologia (26 gennaio 1966) e a Pisa con l’occupazione del Palazzo della Sapienza, sede dell’università (febbraio 1967), i due atti di nascita del movimento di protesta avvengono negli ultimi mesi del ’67. A Milano, il 17 novembre, quando l’Università Cattolica è occupata dagli studenti e a Torino, il 27 dello stesso mese, con l’occupazione di Palazzo Campana, la sede delle facoltà umanistiche, decisa in assemblea da 500 universitari.

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Fassina: “Fermare l’offensiva tedesca della Commissione Europea”

Germania e UE Stefano FASSINA – 10 dicembre 2017. “La posizione del governo Gentiloni sul pacchetto di proposte di “riforma” dell’Unione europea e dell’eurozona, presentata nei giorni scorsi alla Commissione Juncker, è estremamente preoccupante per l’interesse nazionale dell’Italia declinato dalla parte del lavoro. Il nostro Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) considera “un passo avanti”: la possibilità di finanziamenti in cambio di riforme strutturali (i vecchi “contractual arrangements“); la trasformazione del Meccanismo Europeo di Stabilità in un Fondo Monetario Europeo; il Ministro del Tesoro dell’Unione europea, Vice Presidente della Commissione e Presidente di Ecofin e Eurogruppo. In realtà, il pacchetto è un passo avanti soltanto per gli interessi più forti legati all’export e alla grande finanza, nutriti dalla svalutazione del lavoro. Viene, infatti, consolidato l’impianto mercantilista dei Trattati e, per tentare di nasconderlo, incartato in un virtuale foglio intergovernativo. In sintesi, si rafforza l’ordine tedesco della UE e della zona euro. La domanda interna, quindi tre quarti della nostra economia reale fatta da micro e piccole imprese, commercio, artigianato, servizi professionali e connesso lavoro subordinato e autonomo, continua a essere sacrificata. Certo, ricordano gli esperti di cose europee, il “non-paper” presentato da Wolfgang Schauble all’ultimo Euro-gruppo conteneva proposte devastanti. Certo, non è scontato che il Fiscal Compact finisca nei Trattati: nell’interpretazione Italiana dell’ambigua formulazione della Commissione (“integrate the substance of the Treaty on Stability, Coordination and Governance into the Union legal framework, ….”) potrebbe finire in una direttiva europea accompagnato da una qualche dose di “flessibilità” sugli obiettivi di bilancio pubblico. Ma rimarrebbe comunque in vigore. Come rimarrebbe nella nostra Costituzione la formulazione liberista dell’Art 81 scritta nel 2012.

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Lettieri: “Il declino di una sinistra che chiude gli occhi”

Europa in crisiAntonio Lettieri (Eguaglianza & Libertà) 20/11(2017-  I fallimenti dell’euro hanno imposto un duro prezzo alla maggior parte dei paesi dell’eurozona in termini di crescita, di disoccupazione, di esplosione delle diseguaglianze. E hanno, al tempo stesso, messo in crisi, quando non eliminato dalla scena, la vecchia sinistra di governo. Su questo dovrebbe concentrarsi il dibattito, ma la sinistra italiana non lo fa

 1 – A metà  del secolo scorso, la Francia, che sedeva tra le potenze vincitrici della seconda guerra mondiale, decise di promuovere un accordo con la Germania che avrebbe cambiato il senso tragico della storia dei conflitti franco – tedeschi che avevano dominato la prima parte del secolo. Il protagonista politico della svolta fu Robert Schuman. L’occasione fu data dall’accordo sull’so congiunto del carbone della Ruhr di cui la Francia, impegnata nella pianificazione economica diretta da Jean Monnet, aveva assoluto bisogno.

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Ferrari: “La strategia energetica del Governo non convince”

EnergiaSergio Ferrari: “La strategia energetica non convince senza un piano dell’innovazione” (da: www.scienzainrete.it) – 15 ottobre 2017

L’elaborazione della nuova Strategia Energetica Nazionale è stata avviata nei mesi iniziali dell’anno in corso con una comunicazione informativa in sede parlamentare e poi con una Nota con la quale il Ministro Calenda e poi anche Galletti, fornivano alcune indicazioni circa gli indirizzi che il Governo intendeva assumere in materia di politica industriale e di politica energetica. La Nota dei Ministri indicava la presentazione a breve di una bozza relativa alla strategia energetica nazionale che disegnerà  un percorso per abbassare stabilmente il costo dell’energia, assicurare gli approvvigionamenti e far crescere gli investimenti su efficienza energetica. Bozza che – anche avendo tenuto conto di un ampio processo di consultazioni di soggetti privati e pubblici, condotto dai due Ministri nelle settimane precedenti – veniva pubblicata il 12 giugno come “Documento di consultazione pubblica” con un Invito espresso congiuntamente dai due Ministri il 21 agosto rivolto a tutti i cittadini interessati per avviare un esame ed, entro un mese, elaborare i relativi commenti, segnalazione e proposte che saranno valutate per la predisposizione del documento finale. Il rilievo della strategia energetica ai fini della qualità  economica, sociale e ambientale dello sviluppo del Paese e la complessità  delle questioni micro e macro coinvolte, giustifica più che ampiamente il percorso partecipato indicato dal Governo, pareri che però sono rimasti riservati e, a questo punto, sembra necessario immaginare che tali resteranno.

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Marta Fana: “Non è lavoro è sfruttamento”

Marta FanaArticolo della ricercatrice Marta Fana di presentazione del libro “Non è lavoro è sfruttamento”, edito da Laterza –“Io non ho tradito, io mi sento tradito» sono le parole di un ragazzo, appena trentenne, che decide di abbandonarsi al suicidio denunciando una condizione di precarietà , un sentimento di estrema frustrazione. Non è l’urlo di chi si ferma al primo ostacolo, di chi capricciosamente non vede riconosciuta la propria specialità . E’ l’urlo di chi  è  rimasto solo. Di precariato si muore. Tutto questo ha a che fare con le trasformazioni della nostra società , a partire dai diritti universali, dal lavoro, dall’umanità  e dalla solidarietà  negate. Quelle cose che si è¨ deciso di escludere dalle nostre vite, non potendogli dare un prezzo. C’è  più di una generazione a cui avevano detto che sarebbe bastato il merito e l’impegno per essere felici. Quella di chi si è affacciato al mondo del lavoro cresciuto a pane e ipocrite promesse, e quella di chi si affaccia oggi, quando la promessa assume il volto di un’ipocrisia manifesta. Oggi ci si suicida perchè derubati di possibilità, di diritti, di una vita libera e dignitosa. Qualcosa è andato storto e c’è chi continua a soffiare sul fuoco delle responsabilità  individuali, delle frustrazioni che la solitudine sociale produce.

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Fernando Santi, 48 anni dopo: Il ricordo di Luciano Lama

fernando_santidi Ilaria Romeo, 14 settembre 2017, da Rassegna Sindacale – Il 15 settembre 1969 muore un protagonista della rinascita democratica e della ricostruzione civile, sociale ed economica del nostro Paese. Lo commemoriamo con le parole di Luciano Lama il giorno dei funerali

Il 15 settembre 1969 muore a Parma Fernando Santi, antifascista, deputato, direttore responsabile insieme ad Agostino Novella di Rassegna Sindacale dal 1958 al 1963, segretario generale della Camera del lavoro di Milano su designazione del Cln e segretario generale aggiunto della Cgil. Un  protagonista della rinascita democratica e della ricostruzione civile, sociale ed economica del nostro Paese. Lo ricordiamo attraverso le parole di Luciano Lama (segretario confederale, non ancora generale) il giorno dei funerali: E’ quasi impossibile, per uno di noi della segreteria della Cgil, ricordare l’opera di Fernando Santi oggi. E’ troppo forte la commozione, la piena delle memorie e dei sentimenti, il ricordo delle lotte, delle speranze, delle delusioni sofferte in comune. Nella primavera del ’47, ventidue anni fa, entravamo insieme nella segreteria confederale. Egli aveva ricoperto sino a quel momento, la carica di segretario della Camera del lavoro di Milano. Eravamo in un momento difficile nella vita sindacale e politica del paese; l’ epoca felice dell’ unità  antifascista, della lotta partigiana che aveva visto Santi in posizioni di preminenza stava per concludersi: cominciava il periodo delle rotture, delle discriminazioni politiche e all’orizzonte sindacale si annunciavano già  le nuvole minacciose delle scissioni. Ad un anno da quel Congresso, infatti nel ’48, si verifica una prima scissione e qualche tempo dopo una seconda.

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Penna: “Acqua, il primo dei Beni comuni”

ato 6 non sprecare acquadi Renzo Penna – Il concetto di “beni comuni” in economia indica quei beni, quali le risorse naturali esauribili (l’acqua, la fauna, la flora,…) dal cui sfruttamento nessuno può essere escluso. Per questo il problema dei beni comuni era, in origine, quello di stabilire delle regole che permettessero l’uso universale della risorsa prevenendone l’esaurimento. Un esempio è la legge che istituisce il fermo biologico nella pesca. Tuttavia, con il tempo, il concetto si è allargato e con esso gli obblighi che derivano dallo sfruttamento dei beni comuni. Considerando ad esempio l’aria, essa poteva dirsi inesauribile prima dell’era industriale, mentre oggi l’inquinamento ne compromette la qualità e la possibilità di “sfruttarla” per la vita. I processi di privatizzazione di alcuni servizi che distribuiscono i beni comuni mettono inoltre a rischio l’accesso universale agli stessi. In questo campo la maggiore criticità è rappresentata dall’acqua, bene comune per eccellenza in quanto assolutamente indispensabile alla vita.

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Ferrari: Piano Energetico

piano energeticoDi Sergio Ferrari – Il Documento del Governo del 10 maggio u.s. in materia di Sistema Energetico Nazionale 2017, intende fornire, in attesa e come preparazione del testo finale, essenzialmente lo stato dei lavori attuale, presentando quelli che vengono indicati come le linee di politica generale per il settore, oltre al lungo elenco di attori che sono stati contattati dal Governo. E’ ampiamente nota la dimensione economica, sociale e ambientale del tema Energia e quindi la complessità delle tematiche che si pongono sia a livello territoriale che a livello delle relazioni internazionali, che costituiscono, queste ultime, uno delle questioni più complesse e discusse passando dalle due crisi energetiche degli anni ’70, sino agli attuali conflitti con dimensioni terroristiche.

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Pubblicato il “Quaderno” n.11 di Labour

Cop quaderno n.11 di LabourE’ pubblicato e in distribuzione il “quaderno” n.11 dell’Associazione Labour. La rivista ha iniziato le sue pubblicazioni nel 1995 per iniziativa e proposta di Fausto Vigevani (“I Quaderni non sono strumenti di propaganda, ma occasione per una riflessione offerta a chi è interessato e, in primo luogo, a coloro che sentono una responsabilità della politica”).  Contiene, in particolare: a) la presentazione, svoltasi a Roma il 3 dicembre 2015, del libro di Luca Bufarale: “Riccardo Lombardi – La giovinezza politica (1919-1949); b) la presentazione del libro “Fausto Vigevani il Sindacato, la Politica” tenutasi al Senato della Repubblica il 20 ottobre 2014; c) articoli di Paolo Leon, Renzo Penna, Mauro Beschi e Sergio Ferrari. Il “quaderno”, di cui è direttore Sergio Negri, è stato prodotto dalle Edizioni EFFEDI nel marzo 2017. Di 94 pagine ha un prezzo di copertina di 10 euro.

Bufarale: “Riccardo Lombardi, da fautore a critico del  centro-sinistra”

RiccardoLombardi e il '68Aspettando il sessantotto” – Riccardo Lombardi: da fautore a critico del  centro-sinistra –  di Luca Bufarale. Nato nel 1962 dall’intesa tra la Democrazia cristiana, i suoi tradizionali alleati socialdemocratici e repubblicani e il Partito socialista, all’opposizione dal 1948, il centro-sinistra esprime, tra alterne vicende, pressoché tutti i governi italiani almeno sino al 1972 ed è visto quasi unanimemente come uno snodo centrale nella storia della “prima repubblica”. La maggior parte degli studiosi ha sottolineato la contraddizione tra il lungo dibattito che ha preceduto il varo di questa formula politica (e le grandi speranze suscitate) da un lato, e la scarsità dei risultati ottenuti, in termini sia di riforme che di modifica degli equilibri politici, dall’altro. «Come mai – si chiede ad esempio Silvio Lanaro nella sua Storia dell’Italia repubblicana – un’alleanza preparata per quasi dieci anni, negoziata con estrema prudenza e uscita vittoriosa da scaramucce piccole e meno piccole, si rivela poi singolarmente avara di frutti concreti?» (Lanaro 1992, p. 327). In quasi tutte le ricostruzioni storiografiche, e specialmente in quelle che privilegiano il punto di vista del centro-sinistra come “occasione mancata” del riformismo di sinistra, la figura del dirigente socialista Riccardo Lombardi (Regalbuto 1901 – Roma 1984) costituisce un punto di riferimento privilegiato. Continua la lettura di Bufarale: “Riccardo Lombardi, da fautore a critico del  centro-sinistra”