“EUROPA E ITALIA – Divergenze economiche, politiche e sociali”. Sergio Ferrari e Roberto Romano

Cop. libro Ferrari RomanoIntroduzione di Guglielmo Epifani, Saggio conclusivo di Luciano Gallino. 2004 Franco Angeli Editore. La crisi economica dell’Italia non è solo un riflesso della crisi economica internazionale. E’ anche questo, ma esiste una “peculiarità paese” che sta portando l’Italia fuori dall’europa in termini non istituzionali, ma politici, economici e sociali. Questo è il filo conduttore del libro. Questa divergenza non è di oggi anche se il governo di centro-destra ne rappresenta in qualche misura la forma più avanzata. E’ sul terreno dell’analisi economica che occorre rintracciare le cause di lungo periodo della crisi italiana, superando una moda del contingente, luoghi comuni e approssimazioni anche concettuali. Al centro di questa analisi il libro pone la struttura produttiva del nostro paese lungo il decennio degli anni novanta durante il quale hanno assunto un rilievo nuovo i cambiamenti tecnologici, l’allargamento dei confini degli scambi e delle relazioni internazionali, la qualità della domanda sociale. Fenomeni non nuovi ma che, in quel decennio, hanno modificato il peso relativo dei fattori produttivi, la divisione internazionale del lavoro, il ruolo delle politiche pubbliche. Di fronte a queste evidenze il nostro sistema produttivo ma anche le politiche pubbliche si sono chiusi su se stessi con un intreccio tra culture manageriali e politiche del tutto inadeguate risetto a quelle evoluzioni. L’ampia analisi, anche numerica, accompagna e documenta questo percorso negativo.  Da qui il monito, ma anche la riflessione e l’invito a superare, con una nuova alleanza sociale tra soggetti progressisti e riformatori, i vincoli che stanno portando al degrado del Paese. Un’operazione tutta politica che pone una scelta tra la capacità di “saper innestare sulle necessità obiettive di riforma e trasformazione del Paese il progetto di una società più giusta e più diversamente ricca” e la gestione piùo meno concertata, appunto, del degrado. L’introduzione di Guglielmo Epifani e il saggio finale di Luciano Gallino rappresentano non solo la cornice di questa riflessione, ma un contributo di quegli attori socialòi richiamati nel libro. (Dalla quarta di copertina)

 

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