Ferrari: Piano Energetico

piano energeticoDi Sergio Ferrari – Il Documento del Governo del 10 maggio u.s. in materia di Sistema Energetico Nazionale 2017, intende fornire, in attesa e come preparazione del testo finale, essenzialmente lo stato dei lavori attuale, presentando quelli che vengono indicati come le linee di politica generale per il settore, oltre al lungo elenco di attori che sono stati contattati dal Governo. E’ ampiamente nota la dimensione economica, sociale e ambientale del tema Energia e quindi la complessità delle tematiche che si pongono sia a livello territoriale che a livello delle relazioni internazionali, che costituiscono, queste ultime, uno delle questioni più complesse e discusse passando dalle due crisi energetiche degli anni ’70, sino agli attuali conflitti con dimensioni terroristiche.

La dimensione degli scambi commerciali in materia di prodotti combustibili è un aspetto ancora centrale della politica internazionale e che, anche se non affrontati espressamente in un Documento  come quello in questione, potrebbe avere delle ricadute tali da stravolgere qualsiasi conclusione precedente. A questo proposito s’intende citare solo un tema, sostanzialmente assente, nel dibattito ma del tutto rilevante – e non certo da trattare pienamente in questa occasione – e cioè la concomitanza tra l’obiettivo di ordine ambientale che impone una forte e progressiva riduzione dell’utilizzo dei combustibili fossili, e l’economia di molti paesi in via di sviluppo che si reggono sull’esistenza del mercato di tali prodotti. Se si vogliono impedire scontri altrimenti inevitabili, i contrasti derivanti da quelle differenti posizione devono trovare, con i dovuti anticipi, delle sedi internazionali per essere esaminati e da dove emanare indicazioni e prescrizioni che potrebbe anche incidere sulle decisioni di un documento quale SEN 2017. Come accennato la questione và ben oltre il doc. in oggetto in questa nota, e, dunque, senza pretendere una sua trattazione in questa occasione, forse sarebbe opportuno incominciare a segnalare tale aspetto, anche in sede europea.

In questo quadro il documento presentato a maggio intende proseguire il lavoro esposto nell’edizione precedente del marzo scorso, relativo alla elaborazione di “uno strumento per individuare le scelte strategiche “,  per “definire le priorità di azione ed indirizzare le scelte di allocazione delle risorse nazionali” e , infine per “gestire il ruolo chiave del settore energetico come abilitatore della crescita sostenibile del Paese”. Il documento presentato contiene anche l’elenco delle Società e delle Associazioni interpellate al fine di contribuire alla stesura del testo finale. Si tratta di attori privati che se servono per raccogliere delle specifiche proposte connesse ai loro legittimi interessi, sono momenti di consultazione del tutto apprezzabili. Un po’ meno se devono essere anche gli autori o i coautori di quei contenuti sopra ricordati. E questa non è una posizione di discriminazione degli attori privati, ma semplicemente l’ovvio riconoscimento del loro ruolo e delle loro finalità che non collimano necessariamente con gli obiettivi contenuti (a parole) nella presentazione di quel documento. La questione dovrebbe essere del tutto evidente anche perché nella versione del marzo precedente si riconosce che nel corso della sua elaborazione “è previsto l’ampio coinvolgimento di Enea , Ispra” ( ma sarebbe corretto aggiunger anche altri nomi, oltre quelli indicati), cioè di quegli attori del Sistema della ricerca nazionale che in materia di SEN hanno quelle specifiche conoscenze e senza le quali sembra difficile discettare sugli obiettivi posti in discussione. Enti pubblici di ricerca che dovrebbero essere consultati, quindi, preventivamente. Se ne deve dedurre che, al momento attuale, il sistema degli enti pubblici di ricerca non ha partecipato alla definizione delle linee generali e degli obiettivi in questione. Certi vuoti e certi pieni lasciano comprendere, peraltro, la natura e la specializzazione degli autori e questo conferma quella osservazione di merito iniziale circa l’inopportunità di una simile consultazione. L’unico rimedio a questo punto dovrebbe essere quello di presentare con Doc. SEN 2017, anche il testo di questi contributi.

Poiché è poco credibile che nessuno degli attori del sistema della ricerca pubblica si sia fatto vivo, occorre pensare che sia stato il Ministero ad escludere inizialmente questi interlocutori. E poiché questa decisione potrebbe essere una novità significativa, si potrebbe essere tentati di escluderla, a meno di una conferma da parte del Ministro stesso. Qualunque sia stata la situazione, questo interrogativo deve avere, comunque, una risposta, se non si vuole mettere in discussione l’intero Documento e l’intero operato del Ministro. Nell’attesa si potrebbe essere tentati da un’altra possibile spiegazione e, cioè: essendo il Ministro convinto della superiorità della impresa privata o presunta tale, rispetto a qualsiasi espressione pubblica, che come tale sarebbe bene non pesasse sul bilancio pubblico e, quindi, da mettere a tacere, considerato che i vertici di questi enti pubblici sono ormai occupati da esponenti e debitori di quella politica, non dovrebbe meravigliare che, opportunamente informati, questi restino silenti. O, magari, in attesa di qualche compenso più o meno allettante.

Queste osservazione richiamano quel ruolo strategico del settore energetico, indicato, come sopra ricordato, in termini di “abilitatore della crescita sostenibile del Paese.” Una definizione certamente originale ma che può valere per una gamma troppo ampia di indicazioni politiche. Volendo restringere il campo sembrerebbe opportuno ricordare una debolezza storica del nostro sistema energetico e cioè il fatto che il Padre Eterno non ci ha dotato di sufficienti risorse energetiche naturali per cui abbiamo dovuto convivere per decenni con deficit sulla bilancia commerciale di svariate decine di miliardi di euro all’anno. Con il tempo è poi emerso anche l’effetto pesantemente negativo di questo onere in materia ambientale e la necessità, imposta anche da accordi internazionali, di ridurre significativamente questi effetti. Se si vuole indicare il che fare con un SEN che sia effettivamente efficace ai fini dello “sviluppo sostenibile” del nostro Paese, il ricorso alle nuove tecnologie energetiche rinnovabili avrebbero l’incomparabile vantaggio di poter ridurre gli effetti ambientali e, in parallelo, di ridurre gli oneri finanziari che gravano sul bilancio pubblico; tema quest’ultimo del quale non sembra, stranamente, esserci traccia nell’attuale Doc. SEN 2017 del Governo. Perché si verifichino anche questi obiettivi fondamentali non è, tuttavia, sufficiente sostituire le centrali termoelettriche con centrali solari o eoliche o simili; come è noto il costo di produzione del kwh comprende la somma del costo dell’impianto e del costo del combustibile. Supponendo, per semplicità, che i costi di produzione del kwh con le varie tecnologie siano sostanzialmente simili, sia se prodotti con centrali termoelettriche sia con tecnologie energetiche rinnovabili, è evidente che il vantaggio economico sulla bilancia dei pagamenti e sulla occupazione si verifica se si elimina l’acquisto del combustibile importato, ma nel contempo non lo si sostituisce con l’acquisto all’estero dell’impianto a fonti rinnovabili, che avrebbe, oltre a tutto, un costo maggiore. In definitiva sembra che l’innovazione tecnologica offra al nostro paese una occasione straordinaria per un percorso lungo uno sviluppo sostenibile sia dal punto di vista economico che ambientale, che sociale. Certo questa occasione non può essere analoga a quella offerta dal Governo alcuni anni fa, quando venne convinto – non è chiaro da chi – ad incentivare le fonti energetiche rinnovabili concedendo forti incentivi, coperti caricandoli sulla bolletta degli utenti. Se non che questi incentivi erano calcolati sui kw installati indipendentemente dall’origine dell’impianto: la conclusione, ovvia, fu un deficit commerciale sul fotovoltaico che oltrepassò per un anno i 10 miliardi di euro, per cui l’incentivo venne rivisto e ridotto e sulla vicenda venne steso un opportuno silenzio. Il fatto che ora in questo nuovo documento sulla politica energetica si riconosca il ruolo crescente delle fonti rinnovabili, ma senza nulla dire su come cogliere questa opportunità, è un punto centrale da chiarire e da modificare.

Sarebbe necessario che nella definizione degli obiettivi ambientali, che prevedono la crescita della penetrazione delle rinnovabili, non venga seguito il “non modello” sopra ricordato, sapendo, inoltre, che l’alternativa positiva implica il ricorso ad iniziative di politica tecnologica con il supporto essenziale del sistema della ricerca. Un supporto del tutto necessario essendo, in linea generale, le nuove fonti energetiche non solo originate dallo sviluppo di nuove conoscenze ma, anche quelle già sul mercato, ancora fortemente condizionate dagli sviluppi tecnologici in corso. Utilizzare le strutture di ricerca pubbliche che, secondo il doc attuale, prima o poi, dovrebbero essere coinvolte, è, quindi una operazione di semplice buon senso, ma che potrebbe essere anche di maggior rilievo. Su questo aspetto dell’innovazione tecnologica il doc. SEN 2017 offre una troppo facile occasione di critica: in un settore come quello dell’energia, dove il guardare avanti vuol dire avere una cognizione dello sviluppo non di alcuni anni ma di alcuni decenni, dove la dimensione dell’innovazione tecnologica, già accentuatasi in generale, offre attualmente la dimensione della programmazione dell’innovazione, dove i settori merceologici, dai nuovo materiali ai nuovo servizi, ai nuovo prodotti che compongono nel complesso il settore dell’energia, offrono un campo praticamente senza confini per i possibili interventi, orbene dedicare a tutto questo poche e marginali righe, significa aver sposato una scelta che non può rimanere sottesa o non detta: la scelta è con ogni evidenza quella di chiamarsi fuori, attendendo che altri paesi intervengano. Ma deve essere chiaro che se un Documento dall’impegnativo titolo di Strategia Energetica Nazionale deve tradurre questa scelta, sarà bene non parlare di sviluppo, di nuova occupazione, di qualità dello sviluppo, ecc.. ma considerare aperta la responsabilità politica.

Questa esposizione, quale sembra essere presentata nel doc. della SEN 2017, avrebbe, quindi, il compito di esporre il risultato di una consultazione a 360 gradi, conferendo a questo punto al Documento il valore di una partecipazione e di un consenso orizzontale. Tuttavia il Governo dovrebbe capire che una tale pretesa, perché possa presentarsi con questi connotati consensuali e di completezza, dovrebbe comprendere anche la pubblicazione dei contributi di quei singoli attori che il Governo dice di avere interpellato. Questo anche perché in assenza di questa documentazione, questi vari attori potrebbe liberamente assumere posizioni diversa, compresa quella, che sembra essersi già manifestata, di smentire la dichiarazione del Governo in materia di consultazione. La necessita di un supplemento informativo non è solo una ovvietà, ma nasce anche dal fatto che questo Documento, a partire dalla sua stessa concezione, lascia tuttora aperti alcune questioni fondamentali: dalle capacità del Paese a mettere in opera un sistema competitivo a livello internazionale di produzione delle tecnologie rinnovabili, evitando soluzioni che nel complesso aumenterebbero ulteriormente la nostra dipendenza energetica e aumenterebbe in negativo la nostra bolletta sul piano del commercio internazionale, alla gestione della fornitura energetica sul mercato degli utenti finali, dove sembrano crescenti le pratiche commerciali scorrette e, quindi, la necessità di rafforzare ed estendere e gli interventi dell’Autorità per l’energia e l’Antitrust al fine, come già evidenziato varie volte, ultimamente anche da Altroconsumo, di sanzionare più rapidamente e severamente questi comportamenti. Tutto questo se s’intende effettivamente cogliere l’opportunità e l’interesse per l’utente finale che potrebbe essere interessato positivamente da una situazione di reale libero mercato. Un altro tema che sembra essere marginale, almeno nella attuale versione del doc. SEN 2017.

Roma, 24 giugno 2017

 

 

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