LO STOP ALLE AUTO DI DOMENICA – ANNI PERSI NELLA LOTTA PER RIDURRE I VELENI DELL’ARIA E TUTELARE LA SALUTE DI BAMBINI E ANZIANI – LE RESPONSABILITA’ DELLA POLITICA

di Renzo Penna
24 febbraio 2010

Il sindaco di Milano Letizia Moratti ha dichiarato che lo stop alle auto nella Pianura Padana di domenica 28 febbraio, deciso insieme al collega di Torino, rappresenta un “evento storico”. Peccato che una iniziativa analoga si sia già svolta non più tardi di tre anni fa il 25 febbraio 2007, sempre di domenica. Il blocco del traffico delle regioni del nord si sarebbe dovuto ripetere alla fine di febbraio del 2008, ma fu annullato per ragioni climatiche e il venir meno di una volontà di coordinamento tra le diverse giunte. In seguito, il deflagrare della crisi economica ha finito per accantonare i temi dell’ambiente e sacrificare la stessa tutela della salute. Come se si trattasse di questioni superflue e non di elementi decisivi per il tipo e la qualità dello sviluppo. Quasi che l’attuale crisi non contempli fra le sue cause, insieme ad un uso colpevole e spregiudicato della finanza a scapito dell’economia reale, l’insostenibilità ecologica dell’attuale modello di crescita economica.

Per fare solo un esempio che riguarda il Piemonte e rimanendo in tema, l’entrata in vigore del divieto alla circolazione nelle zone ambientali delle città con oltre 20 mila abitanti  dei veicoli diesel Euro due con più di dieci anni è stato posticipato di un anno ed è entrato in vigore, con molte deroghe, solo nelle scorse settimane. Così per i ritardi accumulati dai comuni nell’attuazione delle Zone a traffico limitato. Parlo, naturalmente, delle ZTL vere ed effettive dove i controlli sono automatici, non di quella assurda e in contrasto con la legge regionale, messa in piedi ad Alessandria. Dove la Giunta ha smantellata una zona, ancorchè piccola, ma funzionante, per installarne una finta in zone periferiche e con traffico scarso.

La differenza tra le due domeniche di blocco, parziale, del traffico si ritrova nel fatto che tre anni fa fu deciso dalle Regioni e coordinato dalle Province, mentre quello di fine mese è stato promosso dai sindaci. Naturalmente capitò allora, come succede oggi, dove si distinguono gli esponenti della Lega, che ci fu chi criticò l’iniziativa sostenendo che occorreva ben altro e che una fermata sporadica non serviva a ridurre l’inquinamento delle polveri sottili. Cosa del tutto vera se non fosse che costoro sono, di norma, gli stessi che si oppongono a qualsiasi limitazione permanente del traffico, fin’anco nei centri storici delle  città, e si ergono, nell’occasione, a paladini delle libertà di inquinare dei veicoli privati e commerciali più antiquati e vetusti.

Al blocco del 2007 in provincia aderirono ben 43 comuni e tutti i centri zona, con l’auto esclusione dell’amministrazione di Novi Ligure. Che, nell’occasione, ebbe a lamentare l’assenza di vincoli per il complesso Outlet  della vicina Serravalle Scrivia e il volume di traffico che questo importante  polo commerciale indubbiamente richiama, specie nei giorni festivi. Con il conseguente carico di inquinamento. In una società che ponesse seriamente tra le sue priorità la sostenibilità dello sviluppo non sarebbe così stravagante richiedere ai grandi centri commerciali, che sono, pur se indirettamente, responsabili dell’incremento delle polveri sottili, un concorso alla riduzione delle emissioni climalteranti. Impegnandosi, ad esempio, nella realizzazione di parchi e in progetti di rimboschimento, o destinando risorse alle comunità interessate per potenziare con mezzi ecologici il trasporto pubblico del territorio.

Nella sostanza si può dire che nella lotta per combattere l’aria malata che si respira nelle città e intossica i polmoni, e per ridurre le conseguenze certe sulla salute dei più deboli: bambini e anziani, questi ultimi siano stati anni persi. Per responsabilità evidente di un Governo nazionale, completamente estraneo ai temi ambientali, ma anche per la carenza in molti amministratori di una sufficiente cultura della sostenibilità. E’ così toccato agli intellettuali e ai genitori dei bimbi colpiti da asma e tosse denunciare la presente insensibilità, l’incapacità di prevenire il peggio e la colpevole rassegnazione della classe politica. Sulla mancanza di indignazione e sul perché non vi sia una adeguata reazione al fatto che nelle città del nord e non solo, per troppi mesi si respira un’aria carica di veleni, Antonio Scurati[1] ha scritto di recente una appassionata denuncia e un invito alla ribellione dei cittadini della sua città, Milano. Negli stessi giorni Giangiacomo Schiavi[2]ha rilevato come sempre a Milano: “se non fosse per un gruppo di mamme indignate, dell’aria avvelenata che…intossica i polmoni di bambini e anziani non si parlerebbe nemmeno”. Schiavi evidenzia anche come la crisi economica stia mettendo in secondo piano le questioni ambientali e la stessa tutela della salute. E denuncia come questa situazione sia sfruttata dai noti e consolidati interessi per pesare su decisori politici conniventi. A tale proposito l’Associazione dei Genitoriantismog  di Milano rivela che la Regione Lombardia ha speso sei milioni di euro in quattro anni per avere dati aggiornati sull’inquinamento dalla Commissione europea, ma non li divulga ai comuni perché: “i dati dicono che oggi in Lombardia il traffico rappresenta l’80% dell’inquinamento”.[3]

La giornata ecologica di domenica rappresenta, comunque, una nuova occasione di sensibilizzazione e riflessione autocritica della politica. L’auspicio è che non sia utilizzata per riproporre la solita stucchevole disputa su le cause e l’incidenza delle fonti di inquinamento più responsabili per l’emissione delle polveri PM10. O sul perché sia differente l’inquinamento estivo da quello invernale.

I dati scientifici forniti da Arpa Piemonte dell’Inventario Regionale delle Emissioni in Atmosfera – Irea – che riguardano le cinque principali città della provincia di Alessandria sono assolutamente chiari, indipendenti dalle condizioni atmosferiche e non si prestano a interpretazioni di sorta.

In tutte le situazioni esaminate il traffico ha, di gran lunga, la maggiore incidenza rispetto agli altri fattori: ad Alessandria conta per circa il 50%, ad Acqui, addirittura, per oltre il 75%, a Novi e Casale attorno al 70%, e a Tortona per circa il 60%. Ad Alessandria l’uso dei solventi nelle lavorazioni chimiche, di verniciatura e grassaggio influisce per oltre il 15%. Residuale l’apporto dell’agricoltura, mentre la combustione civile  – il riscaldamento di abitazioni ed uffici – pesa, da un minimo compreso tra il 5 e il 6% di Alessandria, Tortona, Casale e Novi, ad un massimo di circa il 15% di Acqui Terme. Servono poco le parole, ma interventi e misure strutturali nei confronti delle diverse fonti. L’impegno costante, ad esempio, della Provincia di questi anni nei confronti degli impianti di riscaldamento che ha generalizzato l’impiego del gas metano (90%) al posto del gasolio e degli oli pesanti ha fortemente ridotto questo tipo di inquinamento. Nell’industria vanno intensificati i controlli e le iniziative per ridurre le emissioni, con una specifica attenzione agli impianti e alle lavorazioni chimiche. Penso, in particolare, al Polo chimico di Spinetta Marengo. E, vista l’incidenza, a intervenire in maniera strutturale sul traffico, riducendo e limitando nelle zone centrali delle città quello privato e potenziando quello pubblico con mezzi ecologici. Ampliando le zone pedonali, le piste ciclabili e creando spazi verdi. Come avviene in tutta Europa.

A febbraio, intanto, nelle centraline di Alessandria, nonostante piogge e nevicate, la dote delle 35 giornate di superamento dei limiti delle polveri sottili è già stata interamente consumata.

Alessandria, 24 febbraio 2010

 

 

 

[1] Antonio Scurati – La Stampa di domenica 31 gennaio 2010: “Coraggio, sfidiamo l’Apocalisse!”.

[2] Giangiacomo Schiavi – Il Corriere della Sera del 25 gennaio 2010: “La scomparsa dello smog. Si esagerava prima, si sottovaluta adesso?”.

[3] Il Fatto Quotidiano di venerdì 19 febbraio 2010: “Genitori Antismog. A Milano 900 mamme si uniscono per difendere i figli dall’inquinamento lombardo”.

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