Rifiuti Urbani: il difficile passaggio dalla società dell’”usa e getta” a quella dell’”usa e ricicla”

di Renzo Penna,  Assessore all’ Ambiente della Provincia di Alessandria

17 luglio 2007

Per i rifiuti urbani le notizie che si leggono e arrivano ai cittadini sono normalmente allarmanti, come nel caso di Napoli e della Campania, mentre, nelle situazioni normali e di non emergenza, sottolineano comunque sempre un disagio che può riguardare a seconda delle situazioni: i costi sempre in aumento del servizio, la necessità di impegnare tempo e attenzione nel separare i propri rifiuti, o il gravoso compito di collaborare con gli addetti alla raccolta dei medesimi.

In generale si disputa e si polemizza molto sugli effetti della gestione dei rifiuti, sulle nuove modalità di raccolta e poco sulle finalità o le cause che rendono complessa e delicata l’organizzazione del servizio.

La necessità del passaggio dalla società dei consumi, quella dell’”usa e getta” che così tanta fortuna ha avuto e altrettanti guasti ha arrecato all’ambiente, a quella più sobria dell’”usa e recupera e ricicla”, si ritrova pienamente nelle direttive della Comunità Europea e negli studi più recenti dell’Agenzia Europea per l’Ambiente – che fa del risparmio energetico legato al recupero dei materiali e alla riduzione delle emissioni di gas serra uno dei principali punti di forza per la lotta ai  cambiamenti climatici in atto – ma stenta ad affermarsi nei comportamenti e nelle responsabilità quotidiane di ognuno di noi. 

Le nuove modalità della raccolta

Oggi che in molti comuni della nostra provincia – come già avvenuto in centinaia di comuni di regioni importanti come il Veneto, la Lombardia e lo stesso Piemonte – si stanno mettendo in atto nuove e più avanzate modalità di raccolta dei rifiuti urbani che valorizzano il rifiuto come risorsa e hanno l’obiettivo di incrementare la raccolta differenziata e ridurre il ruolo e l’importanza che le discariche tuttora rivestono, invece di sostenere questa scelta, non solo perché indicata nella legislazione europea, nazionale e regionale, ma per la sua indubbia valenza ambientale, si preferisce enfatizzare la protesta generica che, salvo eccezioni, ha lo scopo di lasciare le cose come stanno: cioè male!

Probabilmente tra chi protesta e si indigna per dover raccogliere e separare i propri scarti di cucina a domicilio – la parte organica dei rifiuti che è pari ad almeno il 30% del totale – sono pochi coloro che conoscono o hanno avuto la possibilità di visitare la discarica, oggi chiusa di Castelceriolo e, a proposito di costi, certamente in pochi sono a conoscenza di quanto sia sin qui costata alle casse Pubbliche per il monitoraggio continuo e la messa in sicurezza e quanto ancora costerà, di conseguenza, ai cittadini.

Così per le cospicue porzioni di territorio occupate dalle discariche attualmente in funzione a Novi, Tortona, Casale e Bassignana-Pecetto, gestite in maniera adeguata, ma le cui aree saranno comunque consegnate inutilizzabili alle future generazioni.

Alcuni impegni di legge

Vediamo adesso alcuni impegni di legge che, se rispettati, possono davvero rendere in prospettiva residuale la funzione delle discariche nel sistema di gestione dei rifiuti. Il primo (art.5 D.Lgs. 36/2003) ci indica il divieto, da mettere in opera entro il prossimo anno, il 2008, di collocare in discarica un massimo di 173 kg./anno per abitante di rifiuti urbani biodegradabili (tra cui, oltre agli scarti di cucina, rientrano anche carta e cartone), i quali si dovranno ridurre a 115 kg. Entro il 2011 e a 81 entro il 1018.

Il secondo (art.6 D.Lgs. 36/2003) pone il divieto a conferire in discarica rifiuti con un Potere Calorifico superiore a 13.000 kj/kg. a iniziare dal 1° gennaio 2008 e li destina a valorizzazione energetica.

Obiettivi entrambi importanti e particolarmente impegnativi da raggiungere per i Consorzi della nostra provincia se si considera che:

–         la parte biodegradabile dei rifiuti urbani è pari al 60% del totale e la provincia di Alessandria ha una media di produzione annua per abitante pari a 580-600 kg.;

–         il rifiuto indifferenziato residuale a valle della Raccolta Differenziata può raggiungere un Potere Calorifico superiore ai 13.000 kj/kg solo se a monte la medesima consegue una percentuale compresa tra il 40 e il 50%.

Come conseguenza per il primo impegno vi è, in generale, la necessità di ridurre la nostra produzione di rifiuti (che è tra le più alte in Piemonte), mentre per contenere la parte biodegradabile occorre raccogliere in maniera separata carta, cartone da inviare a recupero, e per quanto riguarda il verde e l’organico questi, nei centri urbani, devono essere separati e raccolti a domicilio per poter produrre compost di qualità, e nelle zone di campagna va incentivato, per entrambe le frazioni, la permanenza sul territorio attraverso il compostaggio domestico.

Per quanto riguarda il secondo aspetto può essere potenziato l’impianto di produzione di CDR (Combustibile Da Rifiuti) già operativo a Castelceriolo presso l’ARAL.

Le Associazioni, i Comitati, i cittadini

Ciò detto, il ruolo di stimolo anche critico delle Associazioni, dei Comitati e dei singoli cittadini nei confronti delle nuove modalità di raccolta e gestione dei rifiuti che si stanno realizzando nella nostra provincia non solo è utile, ma indispensabile.

Importante è che le osservazioni, i rilievi, le richieste si muovano in sintonia con gli indirizzi che sono alla base di una moderna politica per questo delicato settore e riguardano: la riduzione dei rifiuti, la separazione e il recupero di tutto quanto è possibile con una buona pratica di raccolta differenziata delle diverse frazioni a partire dall’organico, la destinazione del residuo indifferenziato a recupero energetico. Se si opera in maniera corretta si ha, infatti, come conseguenza la riduzione della discarica ad elemento marginale del sistema e un costo della tariffa più giusto ed equo per i cittadini, in grado di premiare chi più separa e riduce la parte del rifiuto indifferenziato.

Per la buona riuscita del sistema la partecipazione dei cittadini è necessaria anche perché i soggetti impegnati nella gestione e che debbono tra loro dialogare e decidere sono diversi: le Istituzioni che emanano le leggi e definiscono gli indirizzi di piano; i Consorzi che scelgono le ditte e governano il servizio; i comuni che deliberano le regole di funzionamento; le ditte che devono essere efficienti e dotate di personale esperto. Quello dei rifiuti è un sistema complesso e delicato nel quale le carenze, le inefficienze e gli errori  sono sempre possibili e devono essere tempestivamente corretti.

L’esempio di Alessandria

Nella nostra realtà il giudizio sul buon andamento della raccolta “porta a porta” che si registra nelle zone della città di Alessandria dove il sistema si è consolidato – come al quartiere Cristo – e la graduale estensione che sta interessando l’intero comune capoluogo, rappresenta un esempio importante e una esperienza utile cui riferirsi, anche perché, per la dimensione del territorio, il numero di abitanti e le diverse tipologie urbanistiche presenti, qui si sono incontrati e in larga parte risolti tutti i problemi e le difficoltà possibili.  E il risultato positivo che si sta consolidando testimonia che è possibile rendere oggi e per il futuro l’argomento dei rifiuti più governato, meno problematico, scongiurando conseguenze pesanti sia sotto il profilo economico che ambientale.

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