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Penna: “Renzi lascia il PD – Uno sbocco prevedibile”

di Renzo Penna – La decisione, per altro annunciata, di Matteo Renzi di lasciare il PD con il proposito di formare una nuova aggregazione politica rappresenta una scelta che non mi sorprende. Persa la guida del ‘suo’ partito e non essendo in grado di immaginare per sé un ruolo di minoranza o, peggio, un lavoro di gruppo, ha operato la scissione per tornare a ‘capo’, vedremo di che cosa.
Ho fatto parte della minoranza dei Democratici di Sinistra che, nel 2007, non condivise la confluenza, insieme ai cattolici della Margherita, nel Partito democratico, in quanto riteneva necessario per la sinistra italiana costituire, finalmente, anche nel nostro paese, un partito che facesse parte a pieno titolo del Socialismo europeo. E non la realizzazione, fuori contesto e in misura ridotta, del “compromesso storico”.

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Beschi: “In ricordo di Sergio Veneziani”

Mauro Beschi – “Caro Sergio, quante volte, soprattutto quando sopravveniva un qualche acciacco, ci siamo chiesti chi dei due avrebbe salutato l’altro. Era una discussione leggera che certamente conteneva una sorta di esorcizzazione di un evento tanto complicato e, poi, davamo per scontato che sarebbe arrivato più in là, molto più in là.
Il destino ha voluto che fossi io a salutarti e, ti prego di credermi, questo saluto è emotivamente il più impegnativo e faticoso che io ricordi. Ho incontrato Sergio nel 1977, in una riunione nella quale si doveva decidere sulla sua candidatura a Segretario Generale della Filtea lombarda.

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Ciafaloni: “La resa culturale che ci sommerge”

Di Francesco Ciafaloni – 6 Agosto 2019, pubblicato dall’Associazione dalla parte del torto”.
“Mi è capitato di recente di leggere o rileggere alcuni testi sulla riduzione e la redistribuzione dell’orario di lavoro scritti più o meno un quarto di secolo fa, quando si discuteva di 35 ore, di autori che mi sono familiari, come Giovanni Mazzetti1 o Giorgio Lunghini.2 Mi sono reso conto che alcune delle tesi sostenute dagli autori, che avevo ben presenti venti anni fa, erano come sparite dal mio orizzonte mentale negli ultimi tempi. Avevo smesso di fatto di usarle per cercare di capire quello che succede tutti i giorni. Mi sono accorto di essermi come addormentato, intontito dalla eterna ripetizione delle tesi correnti: l’eccesso di spesa pubblica, la necessità di puntare sull’innovazione tecnica, sull’industria 4.0, la possibilità che si crei, all’interno del sistema produttivo, occupazione sostitutiva di quella distrutta dall’automazione, l’ossessione e la necessità della crescita del Pil. Venti anni fa erano vivi De Cecco, Graziani, Gallino, non c’era la resa culturale che ci sommerge ora.

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Tronti: “La produttività se la prende l’impresa”


A luglio sono scaduti i contratti di un milione e mezzo di lavoratori. Nei rinnovi bisognerebbe tener conto della funzione macroeconomica dei salari che, se da una parte sono un costo per la singola impresa, dall’altra alimentano la crescita attraverso i consumi, generando domanda per l’insieme delle imprese. L’esame di alcuni settori mostra che i guadagni di produttività non si sono divisi equamente tra profitti e retribuzioni, con svantaggio di queste ultime a volte notevole

Di Leonello Tronti da “Eguaglianza & Libertà”

“Secondo l’Istat (Contratti collettivi e retribuzioni contrattuali), i contratti nazionali di lavoro che vengono a scadenza nel mese di luglio 2019 sono pari all’8,7% del monte delle retribuzioni di primo livello del settore privato. Più precisamente, i contratti da rinnovare riguardano il 6,6% del monte retributivo dell’industria e il 10,9% di quello dei servizi privati: nell’insieme quasi un milione e mezzo di lavoratori. A fronte delle difficoltà economiche in cui versa il Paese, bloccato com’è da ormai un anno su di uno scomodo crinale che su un versante porta alla recessione e sull’altro alla stagnazione, come affrontare questa stagione di rinnovi?

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Lettieri: “Con le elezioni sconfitta la politica europea”

Antonio Lettieri da “Eguaglianza & Libertà”

Uno dei meriti più evidenti di un regime democratico è che il periodico svolgimento delle elezioni consente di definire la continuità o l’alternanza dei governi. Ciò è particolarmente evidente nel sistemi bipartisan come negli Stati Uniti e, con alcune variazioni, in Giappone e, fino in tempi recenti, in Germania nel Regno Unito, dove uno dei due partiti principali può, da solo o in coalizione con un secondo partito, formare un nuovo governo.
Nel caso dell’Unione europea, la maggioranza del Parlamento europeo è stata stabilmente formata, nel corso di 40 anni, da due partiti dominanti: il conservatore e il socialdemocratico. La novità è che con le elezioni di maggio questi due partiti per la prima volta non hanno più la maggioranza assoluta. Una svolta storica importante. Ma che non impedisce la creazione di una nuova maggioranza, ricorrendo a uno o due partiti collaterali su una piattaforma comune sostanzialmente orientata alla continuità della vecchia politica europea. Tomasi di Lampedusa, autore del “Gattopardo”, avrebbe potuto ribadire, riferendosi alle elezioni europee di maggio, che “se vogliamo che le cose rimangano come sono, le cose dovranno cambiare”. Ma i risultati elettorali ci forniscono effettivamente un quadro in grado di avvalorare una prospettiva di pura continuità? Se diamo uno sguardo ai principali quattro paesi dell’Unione europea, che da soli comprendono la maggioranza della sua popolazione, i colori diventano molto più sfumati e il futuro molto meno certo.

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Ferrari: “Per una nuova alternativa socialista e di sinistra”

di Sergio Ferrari – Come è noto, l’Associazione Labour-Riccardo Lombardi, ha curato, con il dott. Bufarale come autore, la pubblicazione di un volume sulla vita politica di R. Lombardi a partire dagli anni iniziali sino ai primi anni ‘60. Gli anni successivi, il periodo che va dagli anni ’60 al 1984, rappresentano per il nostro paese un periodo storico che avrebbe portato alla seconda repubblica.
In quegli anni il PSI, nonché, ovviamente, il PCI e la DC, praticamente tutte le forze politiche, erano di fatto bloccate su una condizione di conservazione politica in coerenza con gli equilibri politici tra USA e URSSS. Mentre sul piano economico si andava esaurendo la spinta keynesiana e si affermava la cultura liberista, in un contesto di progressiva e grave crisi economica nazionale e internazionale, Riccardo Lombardi sviluppava la sua proposta di alternativa di sinistra, che non solo avrebbe dovuto dar seguito all’ormai esaurito centro-sinistra, ma anche affrontare in termini strutturali e profondi la crisi sociale ed economica da tempo in atto nella società capitalistica. Quel “progetto” alternativo di Lombardi si incrociò con vicende straordinarie: a livello mondiale, il crollo del muro di Berlino, e a livello interno, Tangentopoli.

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PENNA: “UNA NUOVA IDENTITA’ SOCIALISTA”

di Renzo Penna – Questa volta il compito dell’Istituto Cattaneo nel calcolare i flussi dei voti riguardanti le Elezioni Europee 2019 non è risultato particolarmente gravoso. La Lega “pigliatutto” di Salvini ha conquistato voti dall’alleato di governo, dai partiti di centrodestra, in particolare Forza Italia (10%), e (qualche volta) anche dal Pd; Il M5S ha “traghettato” in maniera consistente voti verso la Lega (17%) ed è stato fortemente penalizzato dall’astensione; Il Pd ha limitato le perdite, ma non attratto nuovi elettori.
La Lega, che nei confronti delle elezioni politiche dello scorso anno ha raddoppiato la sua percentuale passando dal 17,4 al 34,3%, vede crescere i propri consensi attingendo sia dalla generazione dei “Baby Boomers” (persone nate dal 1946 al 1964), che dalla generazione “Z” (persone maggiorenni nate dopo il 1997), rispettivamente +19 e +21%. Analogamente il M5S li vede ridursi del -11 e del -25%. Da questi due gruppi di votanti il PD raccoglie il 25% (+1%) e il 23% (+9%). Per quanto riguarda i flussi delle categorie sociali e considerando solo le tre principali forze politiche, circa la metà degli operai, il 48%, vota la Lega (+29%), il 19% sceglie il M5S (-20%), e solo il 13% il PD (-1%). Anche i cittadini più poveri premiano il partito di Salvini con il 47% (+18%), scelgono con il 20% il M5S (-17%) e con il 9% il PD (+6%). Più equilibrata la distribuzione del voto del ceto medio: il 35% vota la Lega (+15%), il 20% il M5S (-14%), il 18% il PD (+2%).

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Negri: “Ventitré anni fa moriva LUCIANO LAMA”

Sergio Negri – Alle 16,55 di venerdì 31 maggio del 1996 si spegneva LUCIANO LAMA. Qualche ora prima, in quello stesso giorno, il Governo Prodi otteneva nell’aula di Montecitorio la fiducia definitiva del Parlamento.
Forse per la prima volta nelle vicende umane conosciute, il destino si era piegato alla volontà di un uomo.
Sì perché Luciano Lama aveva scelto, nel corso della sua vita straordinaria, di lavorare alla “missione” riformista la quale prevedeva il riscatto dei lavoratori dall’antico servaggio riconoscen-do a loro però anche il diritto e il dovere di aspirare al Governo del Paese. In un libro intervista dal titolo “Cari Compagni” Luciano Lama diceva di sé: <<Direi che sono un riformista unitario, o, se si vuole, un riformatore unitario. Unitario nel senso pieno del termine – unità dei lavoratori, unità delle forze politiche che si riconoscono nella causa di emancipazione del mondo del lavoro – perché si raccolgano tutte le energie disponibili attorno agli obiettivi che vogliamo realizzare. Obiettivi che oggi sono quelli di un programma riformatore, per cambiare questa società democraticamente, dando concretezza ai valori storici del socialismo: l’uguaglianza, la libertà, lo sviluppo, la conoscenza, la giustizia, la salute, la pace>>
Aveva inseguito a lungo il sogno di vedere affidare ai “suoi amici e compagni” il compito di go-vernare l’Italia.

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Sateriale: “Dai banchi e dalle officine”

Mercoledì 22 maggio, ore 18,30, viene presentato a Roma (presso La mia libreria, in via R. Malatesta, 85) il libro di Gaetano Sateriale: “Dai banchi alle officine”, Ediesse.

Ne discutono con l’autore l’on. Pier Luigi Bersani, il presidente della Fondazione “Di Vittorio” Fulvio Fammoni  e il docente di Economia del Lavoro presso Università Roma Tre Leonello Tronti

Presenta e coordina l’incontro Alessandro Mauriello dell’Associazione “Labour Riccardo Lombardi”.

La CGIL di Novara-VCO ricorda Fausto Vigevani

La Camera del Lavoro di Novara-VCO e lo SPI-CGIL del Verbano organizzano per venerdì 17 maggio, con inizio alle ore 15, un incontro a Verbania dedicato al pensiero sindacale e politico di Fausto Vigevani. “Un grande compagno, un grande amico” è il titolo dell’iniziativa. Il convegno, coordinato da Bruno Lo Duca, sarà presentato dal Segretario Cgil del Piemonte Pier Massimo Pozzi e dal Segretario della Camera del Lavoro di Novara VCO Attilio Fasulo. Nel dibattito sono previsti gli interventi di Renzo Penna, per l’Associazione Labour “R. Lombardi”, e Ferruccio Danini, già Segretario della CGIL di Novara.  E’ prevista la presenza di Sergio Negri, coautore dei due libri pubblicati dall’Eds che riguardano l’attività di Vigevani e la figlia di Fausto, Valentina Vigevani. Va ricordato che Vigevani, dopo la prima esperienza sindacale presso la CGIL di Piacenza, è stato dal 1968 al 1973 il Segretario Generale della Camera del Lavoro di Novara, dove ha lasciato tra i lavoratori e i compagni della CGIL un grande ricordo.