Una Legge Finanziaria diversa

Una prima analisi sulla manovra approvata dal Consiglio dei Ministri dall’economista e componente il Comitato promotore di Sd /30 settembre 2007)

di Paolo Leon

Siamo di fronte ad una Finanziaria “leggera” (11.5 miliardi più i 7 miliardi del decreto), ma dovremo studiare bene i dettagli: adesso le notizie sono ancora molto sintetiche. Tuttavia, la Finanziaria è diversa da quelle precedenti. Intanto, è stata approvata all’unanimità (l’altra volta Ferrero si astenne), a indicazione che la discussione è stata vera e che un compromesso è stato trovato. La sinistra non ha ottenuto molto, ma ha per la prima volta evitato di cadere nella trappola sempre usata dal resto della coalizione: “se tirate troppo la corda, il Governo cade e torna Berlusconi”. Inoltre, una qualche, piccola, forma di redistribuzione è stata trovata. In sintesi:
–    Il protocollo su lavoro e welfare è stato rimandato a Ottobre; farà parte di un collegato che, per sua natura, può essere discusso in Parlamento e, perciò, cambiato.
–    La riduzione dell’ICI è sempre una forma di detassazione per le famiglie; certo, riguarda i proprietari e non gli inquilini, ma può darsi che la stessa Legge Finanziaria abbia introdotto una tassazione non progressiva sul reddito dei fabbricati, facendo emergere il nero e calmierando il settore.
–    Investimenti sono previsti per le infrastrutture, per la ricerca, per la scuola e per l’ambiente.
–    La riduzione della spesa non sembra riguardare i capitoli dello Stato sociale.
–    Una qualche forma di aiuto alle famiglie più povere è stata prevista.
–    Non si taglieranno ulteriormente le spese degli enti locali.
–    Le misure di alleggerimento fiscale a favore delle imprese sono rilevanti (IRAP, IRES) e, forse, peseranno poco sul bilancio, se verranno compensate, almeno in parte, da una riduzione degli incentivi a pioggia. E’ annunciata una semplificazione fiscale.
–    Non c’è la tassazione delle rendite finanziarie, che è stata rimandata (ma è un errore tecnico, oltre che politico).

Nel complesso, la Finanziaria rimedia a parte degli errori che il Governo aveva commesso con la vecchia, e che Prodi implicitamente riconosce, quando parla di “restituzione” (a mio parere, una caduta di gusto). Non c’è però da illudersi: non abbiamo certo recuperato il consenso perduto, e la Finanziaria è sempre un coacervo di misure, più che una tappa della realizzazione di un programma. Così, ad esempio, la maggiore pressione fiscale che hanno sopportato i redditi da lavoro dipendente non si è realmente alleggerita. Resta sempre molto primitivo il metodo per individuare le inefficienze e gli sprechi del settore pubblico. Soprattutto, non emerge il disegno di una nuova Italia, più giusta e più efficiente. Il governo resta intrappolato nelle politiche di bilancio sostenute dall’Unione Europea, e la Finanziaria è ancora vista come una tappa per il raggiungimento del pareggio di bilancio entro il 2011. Si tratta di un grossolano errore, che potenzialmente mette in discussione tutto il modello sociale italiano (ed europeo), ma potremmo semplicemente considerarlo un “flatus voci” per ottenere l’approvazione di Bruxelles, se ricominciamo a parlare seriamente delle politiche europee e della Banca Centrale.

La mia impressione è che la sinistra sia riuscita a guadagnare tempo: mentre il partito democratico continua le pene del parto, la sinistra può adesso reimpostare sia la propria identità, sia soprattutto i contenuti della propria azione politica, per il breve e per il lungo periodo. Dobbiamo uscire dalle rigide strettoie partitiche, e far discutere di politica i cittadini. Sappiamo bene che il Governo è continuamente in difficoltà, ma una volta che abbiamo imparato a scoprire il “bluff” dei centristi, non si può più lavorare nel senso del “business as usual”. Alla fine, dobbiamo essere convinti che sbaglia Prodi quando la definisce una Finanziaria “normale”: lo è per il compromesso raggiunto, ma non per il suo significato politico.

 

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