Ghezzi: “Il sogno di Salvador Allende”

Intervento di Carlo Ghezzi, vice presidente vicario Anpi nazionale, in occasione dell’incontro Anpi/Cgil/Associazione Italia Cuba/Comunità di San Benedetto al Porto, svoltosi l’11 settembre 2022 ad Alessandria, 49 anni (1973) dal colpo di stato in Cile e il sacrificio di Salvador Allende

“Salvador Allende Grossens è stato l’uomo politico cileno che ha incarnato più di altri la lunga tradizione di lotte della sinistra del suo paese e nel Sud America battendosi per l’emancipazione del suo popolo, dei lavoratori, dei settori più diseredati e più umili del Cile. Si è speso per liberarli dalla miseria, dall’ignoranza, dallo sfruttamento proponendo loro al tempo stesso il sogno della costruzione di una società di uguali.

E stato un dirigente che ha speso la propria vita per la causa della democrazia e del socialismo, che ha caratterizzata il proprio operare con una integrità morale, una coerenza e una onestà specchiata e universalmente riconosciuta.

Di Allende tutti ricordano la drammatica morte nel Palazzo della Moneda a Santiago del Cile l’undici settembre 1973 poco dopo che i generali golpisti avevano fatto bombardare quella prestigiosa sede. Era il Presidente del suo paese dal 3 novembre 1970 fino alla sua destituzione violenta avvenuta a seguito del colpo di stato militare messo in atto nel giorno della sua tragica scomparsa.

L’emozione che ancor dopo tanto tempo scuote ogni democratico nel ricordo della sua tragica fine tocca ancor oggi tutti noi. La sua fine, dopo lo scatto di immagine che lo ritrae con l’elmetto sul capo e la mitraglietta tra le mani, è rimasta impressa nell’immaginario collettivo e continua a suscitare nei confronti della sua figura sentimenti di ammirazione di risonanza mondiale.

Molti non conoscono la sua vita. E’ nato a Valparaíso il 26 giugno1908 in una importante famiglia di quella città espressione delle professioni liberali che aveva visto molti suoi esponenti impegnati nel corso di una lunga fase storica militare nello schieramento di orientamento democratico-radicale del Cile ricoprendo incarichi istituzionali di prestigio nella città e nel paese.

Da ragazzo Salvador Allende ha appreso i primi rudimenti sulla questione sociale e sui problemi delle classi subalterne da un ciabattino anarchico, un italiano emigrato in Cile di nome Giovanni Demarchi, che lo ha introdotto alla lettura di testi anarchici, comunisti e socialisti.

Il giovane Allende, brillante studente universitario è approdato rapidamente al marxismo divenendo ben presto un leader studentesco prestigioso. In quel periodo si è avvicinato alla Massoneria nella quale sarà successivamente accolto con solennità e nella quale militerà con costante impegno per tutta la sua vita difendendo sempre questa sua appartenenza con orgoglio.

Allende ha conosciuto presto anche il carcere perché arrestato e condannato nel corso di manifestazioni indette per contrastare il dittatore cileno Ibanez del Campo.

Divenuto medico nel 1933 è stato tra i fondatori del Partito Socialista del Cile nel quale si è trovato moltissime volte in minoranza; è stato eletto segretario provinciale del partito a Valparaiso e nel 1937 segretario regionale.

Oratore raffinato, affascinante ed arguto ha saputo costruire attorno a se un ampio consenso di massa al quale non sempre ha tuttavia corrisposto una equivalente rapporto di forza nella struttura interna del suo partito. Collocato costantemente tra i favorevoli all’unità con i comunisti e con i radicali sempre nel 1937 è stato eletto per la prima volta deputato.

Nell’ottobre del 1938 il Fronte Popolare guidato dal radicale e massone Aguirre Cerda ha vinto le elezioni con il 50,5% dei voti. Salvador Allende è diventato Ministro alla Salute e ha dedicato tutte le sue energie a promuovere una legislazione avanzata attenta ai problemi della salute che riguardavano in particolare i lavoratori, le donne e i bambini. In quegli anni si è sposato con Hortensia Bussi. Nel 1943 è divenuto segretario generale del Partito Socialista Cileno, nel 1945 è stato eletto Senatore e nel 1951 è stato nominato vice Presidente del Senato.

La sua militanza è sempre stata fortemente caratterizzata dall’impegno a difendere ed estendere la democrazia e nel dibattito della sinistra in contrapposizione ai comunisti cileni che proponevano una politica di “unità nazionale” si è sempre impegnato nel sostenere la proposta della “unità popolare” quale prospettiva da proporre al paese.

In tale contesto nella battaglia politica quotidiana i socialisti cileni si collocavano frequentemente più a sinistra rispetto alla linea più moderata dei comunisti. Questi ultimi, in ragione della loro collocazione internazionale e dei tratti di settarismo che contraddistinguevano la loro prassi politica, continueranno ad essere considerati dalle forze conservatrici come il principale avversario oltre che una forza estranea agli interessi del Cile mentre i socialisti, anche quando apparivano più rivoluzionari ed estremisti dei comunisti, erano diffusamente percepiti come appartenenti alla storia del paese.

Allende, da sempre contrario alla dittatura del proletariato e all’esperienza di regimi a partito unico, affermerà sempre che il socialismo doveva marciare parallelamente con la libertà e che solo unitamente questi capisaldi garantivano il pieno esercizio dei diritti e una compiuta democrazia.

A suo giudizio solo una vera democrazia e una effettiva libertà si possono avere innanzitutto nella realizzazione di una democrazia economica dove la base economico-sociale fosse tale da garantire a tutti gli esseri umani la possibilità di un integrale sviluppo della persona. Su questo terreno si sarebbe venuta ad identificare un regime di eguaglianza sociale con il socialismo. Allende auspicava un sistema sociale che attraverso riforme radicali e con il metodo democratico trasformasse lo Stato e le Istituzioni sino ad arrivare a realizzare una società nel quale il potere fosse effettivamente nelle mani dei lavoratori.

Nei travagli che hanno contraddistinto la democrazia cilena e la dialettica, spesso assai aspre nella sua sinistra e nello stesso schieramento socialista che a più riprese si è diviso e si è ricomposto, Allende si è candidato alle elezioni presidenziali del 1952 a capo di una piccola coalizione di sinistra: il Fronte del Popolo formata dai comunisti che in quella fase erano collocati fuori legge dal Governo in carica e da una parte dei socialisti.

Per la prima volta è stato così candidato a Presidente della Repubblica un esponente dichiaratamente marxista. Allende, con il 5,4 % dei voti, ha perso in quel frangente una battaglia impossibile ma non la guerra.

Sempre più popolare tra i lavoratori è stato regolarmente rieletto al Senato e si è ripresentato alle elezioni presidenziali del 1958 a capo del Fronte di Azione Popolare che aveva riunificato al proprio interno tutte le forze della sinistra cilena. E’ giunto secondo con il 28,8% dei voti contro il 31,6% del candidato della destra Jorgr Alessandri, un Presidente che non è riuscito a risolvere nessuno dei problemi del Cile.

Nel 1964 è stato eletto Presidente della Repubblica del Cile il democristiano Eduardo Frei con il 56% dei voti ed Allende è risultato secondo con il 39% dei voti registrando il consenso più alto mai conseguito da una lista di sinistra in tutta la storia dell’America Latina. Anche la Presidenza Frei, avviatasi con un programma che conteneva alcune innovative riforme sociali, ha generato attese ma ha incontrato numerosi ostacoli, ha sollevato contrasti, scontri, delusioni. Ed ha avuto un cattivo rapporto con le sinistre alle quali rimproverava di non voler collaborare adeguatamente con lui.

Allende si è candidato per la quarta volta nel 1970, a capo di Unidad Popular, una coalizione composta oltre che dai socialisti e dai comunisti anche dal Partito Radicale e dal Mapu, un partito nato da una scissione a sinistra della Democrazia Cristiana cilena. Ha potuto contare sull’appoggio esterno del Mir, un piccolo movimento rivoluzionario di orientamento castrista. Salvador Allende con il 36,3 % dei voti contro il 35,00 % di Jorge Alessandri, il candidato della Destra, e il 27,8 % Rodomiro Tomic, il candidato della Democrazia Cristiana, è stato finalmente eletto Presidente del Cile.

Pur essendo ancora una volta in minoranza nel suo partito è stato capace con il suo carisma e con la sua determinazione di raccogliere attorno a se una coalizione pluralista e composita.

Si è insediato nella massima riaffermando l’impegno assunto con il suo popolo di condurre una azione di governo che gli assegnasse il potere politico ed economico. Era la via cilena al socialismo che prevedeva in primo luogo radicali misure quali la riforma agraria, l’aumento dei salari, la nazionalizzazione del rame, la riforma del sistema sanitario e del sistema scolastico senza però mai uscire dall’ordine istituzionale e costituzionale come proponevano ampie frange del suo stesso partito e del Mir che, diffidando profondamente dei militari cileni, proponevano di armare il popolo.

In questo contesto nelle profonde divisioni che si manifestavano nelle sinistre i comunisti hanno condiviso la fermezza di Allende nel difendere la via cilena al socialismo in un contesto di fedeltà alla democrazia.

Quest’ultima fase è quella più conosciuta della vita di Allende, uno dei pochi presidenti che, eletti democraticamente, abbiano tentato la costruzione di una società socialista nel rispetto della Costituzione, una fase chiusasi l’11 settembre del 1973 quando le forze armate cilene, guidate dal generale Augusto Pinochet, hanno messo in atto il golpe che ha rappresentato uno spartiacque per la storia non soltanto cilena.

A determinare la caduta di Allende sono state le riforme sociali ed economiche che aveva preannunciato e che stava attuando a favore dei minatori, dei contadini e delle grandi periferie urbane; la Democrazia Cristiana che gli aveva permesso con il suo voto favorevole in Parlamento di essere insediato come presidente ha sviluppato successivamente ogni forma di opposizione alle scelte del suo Governo anche per controbilanciare quello che giudicava il mancato supporto delle sinistre alla pur caute riforme sociali che il Governo del democristiano Edoardo Frei aveva cercato di attuare negli anni Sessanta.

Gli anni sui quali stiamo riflettendo sono stati carichi di tensioni nel mondo e costellati di attacchi a numerosi sistemi democratici in numerosi paesi.

Tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70 contro Governi progressisti sono stati orditi colpi di Stato in Grecia poi in Cile, in Brasile, in Paraguay. Ma anche in Italia dopo l’autunno caldo, avviato dallo sciopero generale unitario dei metalmeccanici del giorno undici settembre del 1969. è stata attuata la strage di Piazza Fontana e scatenata la strategia della tensione con l’obbiettivo di bloccare le lotte operaie e i possibili sviluppi positivi del quadro politico del nostro paese che spaventavano le destre italiane sostenute da esponenti dell’atlantismo più oltranzista.

Ricordiamo però che negli anni del colpo di stato in Cile, palesemente appoggiato dall’Amministrazione Usa guidata da Richard Nixon e da Henry Kissinger e supportati dalle grandi multinazionali che hanno operato per lo strangolamento economico del Cile sono stati numerosi i momenti di solidarietà manifestatisi nel mondo con i democratici perseguitati in quel paese e che anche in Italia si è sviluppato un forte movimento e sono stati proclamati scioperi in solidarietà con Allende e con il popolo cileno. Ricordiamo che l’Italia, a differenza di molti Governi dell’Occidente, sotto la pressione dei partiti democratici, dei sindacati e dell’Anpi non ha mai riconosciuto il regime dittatoriale del generale Augusto Pinochet e della sua giunta militare.

In Italia si sono svolte molte manifestazioni e organizzate molte iniziative di solidarietà con il popolo cileno.

Ricordiamo anche l’appassionata discussione che da noi ha seguito la riuscita del golpe militare in Cile e le riflessioni che ne sono scaturite sulle contraddizioni che avevano attraversato lo scenario politico di quel paese, in particolare il rapporto delle sinistre al governo con le forze politiche moderate.

Riflessioni che hanno segnato in profondità il dibattito tra le forze politiche italiane e che hanno poi inciso notevolmente nello sviluppo della stessa vita politica del nostro paese.

Salvador Allende è stato non solo un grande uomo politico del Cile e delle sue battaglie democratiche, ma è stato un uomo che ha saputo parlare molto al di la dei suoi confini nazionali, un tenace sostenitore delle idealità socialiste e della causa dell’emancipazione del lavoro, della sua dignità e della sua centralità in una società moderna.

Salvador Allende è stato un martire caduto per la causa del socialismo, abbattuto da sanguinari nemici della libertà e della democrazia ai quali ha rinfacciato di avere dalla loro parte la forza ma non la ragione.

Di costoro il Cile si è poi faticosamente liberato per tornare finalmente a una libera convivenza civile che, pur con alterne vicissitudini, lo vede intensamente impegnato ad affrontare le nuove sfide dell’oggi.

Per questo è importante non dimenticare quanto accaduto esattamente 49 anni or sono e ripartire da quelle idealità, da quei progetti come anche da quei sogni per cercare di costruire un mondo più giusto.

La democrazia e la convivenza civile sono delle conquiste preziose mai consolidate definitivamente. E’ importante che si sappia difenderle e svilupparle adeguatamente in Cile come in Italia e come in ogni nazione del mondo”.

Alessandria, 11 settembre 2022

Spread the love

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *